mercoledì 20 agosto 2014

Bera: "Vorrei rivedere la formula del Giuramento dei Rettori"


Abbiamo intervistato Gianluigi Bera, storico del Palio che è stato appena nominato come esperto in Consiglio del Palio. Con lui abbiamo parlato dei suoi progetti e del futuro della Festa.



Gianluigi, sei contento di questa tua nomina in Consiglio del Palio
L'idea è stata di Alberto Pasta, che dopo anni di martellamento è riuscito a vincere le mie riluttanze ed i miei timori, quindi scherzando dovrei dirti di prendertela con lui! Ho accettato la sua proposta quando ho capito che non si trattava di un "premio alla carriera" ma di un invito a fare di più e meglio. Ecco, semmai non mi aspettavo di ricevere così tanti attestati di stima e di fiducia: davvero, sono stati la più bella ed emozionante ricompensa per quanto ho fatto da un bel po' di anni a questa parte. E' vero, penso di averlo fatto in modo discontinuo, un po' raffazzonato e a volte inconcludente, ma l'ho fatto per Asti, per il Palio e per le tante persone che ci buttano il cuore e l'anima: avere la loro comprensione e soprattutto il loro plauso è stato un meraviglioso regalo.

Hai già dichiarato di voler dare il tuo contributo alla Festa. Qual saranno gli ambiti in cui formulerai le proposte?

Per intanto, continuerò a collaborare con quanti mi onoreranno chiedendomi consigli, suggerimenti e idee, ovviamente mettendomi a disposizione di tutti nei limiti delle mie capacità e delle mie possibilità. Al di là di questo, intendo portare avanti a livello istituzionale una serie di proposte: non le anticipo, altrimenti alla prima occasione verrò buttato giù dal balcone di Palazzo di Città e dato in pasto ai cani delle beccherie vecchie! Scherzo: nell'immediato vorrei proporre una revisione della formula del Giuramento ed Investitura dei Rettori, per renderla storicamente, moralmente ed eticamente più plausibile di quanto non sia oggi; e magari anche emotivamente ed affettivamente più gratificante. Ne riparleremo.

Come vedi il Palio oggi? Quale sarà il futuro della Festa e, secondo te, il Consiglio del Palio, organo in cui ora siedi, è la formula migliore per governare il Palio?

Il Palio oggi continua a sembrarmi uno straordinario giacimento culturale ed una formidabile risorsa sociale ed umana che non ha piena consapevolezza di sè. Secondo me per crescere bisogna proprio lavorare in questo senso; ma crescere non è un optional, è un obbligo. Contrariamente ai pessimisti che parlano di stagnazione ed immobilismo, nell'ultimo decennio ho visto un impetuoso miglioramento qualitativo della Festa, che in precedenza sarebbe stato inimmaginabile, e che dimostra la sua grande vitalità. Penso che siamo a metà del guado: non dobbiamo tornare indietro nè restare fermi in mezzo alla corrente. Prosaicamente credo sia ora di affrontare anche il discorso "quantitativo", che poi vuol dire un sempre maggiore coinvolgimento dei cittadini e dei turisti: obiettivo raggiungibile solo con un'ulteriore crescita qualitativa.-Per quanto riguarda il Consiglio del Palio, è innegabile che da qualche anno a questa parte l'istituzione del Collegio dei Rettori lo abbia svuotato di molte prerogative del passato, trasformando quello che era un centro propulsore di idee, proposte e discussioni, nonchè il tempio della politica paliesca nell'accezione più alta del termine, in un'aula "sorda e grigia" con il solo incarico di ratificare decisioni prese altrove. Preferivo la vecchia dimensione "parlamentare", preferivo le epiche battaglie ai tempi di Lino Famiglietti, Sergio Panza, Piero Fassi, Pippo Sacco & Co. Ma per tornare lì bisognerebbe ridefinire completamente la composizione del Consiglio, che, a meno di un colpo di mano da parte del Comune vedo una strada difficilmente praticabile. Oppure trasformare il Consiglio del Palio in quel famoso Ente di cui si parla da anni per la gestione tecnica e finanziaria della Festa: allora sì, se ne vedrebbero di nuovo delle belle!