lunedì 18 agosto 2014

Aspettando il Palio 6) Santa Maria Nuova ... tre domande a Barbara Concone



Per il Borgo Santa Maria Nuova, il rettore Marco Gonella ha scelto Barbara Concone, artefice della vittoria del 2009.


Barbara racconta come sono stati i tuoi inizi nel mondo del Palio e nel tuo comitato?

Il Palio fa parte della mia vita e delle mie abitudini. Questa passione mi è stata tramandata dal mio padrino di battesimo che era della Cattedrale, poi ho incominciato a frequentare la Signora e la mia militanza dura ancora adesso

Cosa rappresenta per te la tua appartenenza al Borgo Santa Maria Nuova?

Santa Maria Nuova mi ha dato tutto: mi è stata vicina sia in momenti difficili della vita privata, inoltre mi ha fatto vincere tutte le emozioni che si possono vivere.

Vincere il Palio: cosa significa questa emozione?
Io ho avuto la grande fortuna di vincere il Palio sia come rettrice che come borghigiana: innanzitutto vincere il Palio è una emozione bellissima, travolgente, che auguro a tutti. Vincerlo come rettrice, invece è una sensazione diversa: nel 2009 ho visto tutte i volti dei nostri borghigiani che prima del Palio mi chiedevano di vincere. Prima di toccare la terra con i piedi ho realizzato di avergli regalato una grande emozione.

LA CORSA

Si lavora ancora alla Signora del Palio: il comitato infatti, al momento, pare non avere ancora scelto un cavallo in grado di soddisfare le aspirazioni dei rosa azzurri, che, lo sappiamo, sono sempre molto alte (quattro vittorie nel decennio scorso 2000, 2005, 2006 e 2009). I grifoni si affidano ad Andrea Coghe, rampollo di tale Massimo, fantino a cui Santa Maria Nuova deve molto, essendo l'artefice dell'ultima vittoria. Considerando però la forza da sempre dimostrata, è difficile che la Signora scenderà in pista solo per onore di firma.

Ancora nebulosi   


IL CORTEO







San Biagio e la festa della Candelora


Nel Borgo di santa Maria Nuova fin dal medioevo si diffuse il culto di San Biagio; nel XV secolo il santo divenne compatrono della chiesa insieme alla beata Vergine ed alcuni resti dello stesso sono conservati nell'altare maggiore. Durante la funzione religiosa per la festa, oltre alle candele, venivano benedetti dei pani consumati dopo la processione, gli avanzi venivano conservati ed utilizzati come curativi delle affezioni della gola ed i ceri venivano conservati nelle abitazioni dei fedeli per essere riutilizzati in caso di necessità. In epoca medievale nel borgo di Santa Maria Nuova era particolarmente venerato San Biagio, le cui reliquie erano conservate nell'altare maggiore della chiesa. Nel XV secolo, quando fu costruito il nuovo edificio sacro, San Biagio ne divenne compatrono insieme alla beata Vergine della Purificazione. I Canonici Lateranensi, cui la chiesa fu affidata a partire dal 1472, commissionarono a Gandolfino da Roreto due affreschi ai lati del portale d'ingresso, raffiguranti il protettore della Congregazione, Sant'Agostino e San Biagio. Quest'ultimo era un medico armeno vissuto tra il III e IV secolo a Sebaste in Asia Minore, perseguitato e decapitato dai romani perché rifiutò di rinnegare il Cristianesimo. Nella sua qualità di medico, viene invocato dai fedeli in particolare per la guarigione dalle malattie della gola. È anche protettore dei cardatori di lana, degli animali e delle attività agricole.
La festa di San Biagio ricorre il 3 febbraio e segue quindi quella della Purificazione della Vergine, cui la chiesa è dedicata, detta anche ”Candelora” per la tradizionale benedizione delle candele tipica di tale Festività. Sono ricorrenze che rimandano ad antiche tradizioni pagane collegate alla fine dell'inverno: secondo i celti, le grandi piogge di febbraio erano segni di purificazione della terra e questa data segnava il passaggio tra l’inverno e la primavera, tra il buio e il freddo e il risveglio della luce. Le manifestazioni cristiane si sono sovrapposte ai riti pagani e le feste della Purificazione della Vergine e di San Biagio coincidono con l’offerta di candele benedette della "Candelora". Durante la celebrazione in onore del Santo, oltre alle candele, venivano benedetti dei pani dolci o salati, che venivano consumati dopo la funzione. Il pane che avanzava veniva conservato ed utilizzato come cura delle affezioni della gola. I ceri usati nella processione erano conservati nelle abitazioni dei fedeli per garantirsi l’intercessione di San Biagio durante calamità meteorologiche, nell'assistenza di un famigliare gravemente ammalato o nel caso di epidemie.
Il corteo storico, preceduto da vessillifero, sbandieratori e musici, è aperto dal priore di Santa Maria Nuova che reca le caratteristiche candele incrociate per la benedizione della gola. Lo accompagnano due religiosi: uno mostra le reliquie del Santo, mentre l'altro porta il pane benedetto. Segue il "paliotto" di San Biagio protettore della corporazione dei lanaioli, accompagnato da esponenti della famiglia dei Lupi - drappieri che esercitavano la loro attività commerciale presso il borgo di Santa Maria Nuova - i quali portano le candele tipiche della "Candelora".