giovedì 7 agosto 2014

Aspettando il Palio 1) Torretta... tre domande a Roberto Grasso


Per il Borgo Torretta, il rettore Giovanni Spandonaro ha scelto Roberto Grasso, borghigiano conosciuto e apprezzato da tutti in corso Torino.




Roberto,  racconta come sono stati i tuoi inizi nel mondo del Palio e nel tuo comitato?

Ho iniziato prima ad appassionarmi al Palio. Mi ricordo quando sentivo il Palio per radio, da bambino: mi rimane impresso il Palio del 1992. Stavo attraversando con in auto una galleria, all'inizio la Torretta era in testa, usciti aveva vinto San Silvestro. Fu una delusione cocente.
Poi pian piano sono entrato nel gruppo: chiarina, quindi via via nel comitato. L'ultimo Palio vinto è stato vissuto da dentro, condividendo scelte e analizzando strategie. E' stato molto bello.

Cosa rappresenta per te la tua appartenenza al Borgo Torretta?

La mia appartenenza alla Torretta significa quella di appartenere essenzialmente a un borgo popolare, dove si vive il Palio e tutto il resto dell'anno con passione, a volte forse anche esagerata. Ma è il mio modo di vedere e fare il Palio e non lo cambierò mai.

Vincere il Palio: cosa significa questa emozione?

Disse bene una volta Paolo Raviola, in un suo commento. "Quando vinci il Palio ti ricordi di tutti i sacrifici fatti:  le volte che sei andato in sede in inverno e faceva freddo e non c'era nessuno, le volte che sei andato all'allenamento del gruppo e avresti avuto voglia di stare a casa, le volte che hai sperato, che sei stato deluso, le volte che ti sei arrabbiato. Queste cose acquistano un senso quando vinci il Palio, e realizzi tutto ciò. E' una sensazione che un uomo di Palio può capire all'istante.

LA CORSA

La Torretta lascia la "coppia prodigio" Zedde- The Killacy  che ha regalato il Palio 2013 a San Lazzaro e riparte da Alessio Migheli. Una scelta sicuramente ragionevole e dettata da una buona conoscenza del fantino che ha già montato per il borgo di Corso Torino con un terzo posto nel 2009. Ancora abbastanza coperti, i torrettini, per quanto riguarda il cavallo. Gli appetiti bianco rosso e blù sono soddisfatti? Vedremo...

Molto dipende dalla voglia di ripetersi   


IL CORTEO







E lo vielh comun venc/ e ditz per ufana/ che chascuna desrenc.” 
(-“ed il vecchio comune si schiera/, e dice per vanto/che ciascuna attacchi”) 
Il Carroccio delle dame di Rambaldo di Vaqueiras.

Nel 1201 il celebre trovatore provenzale Rambaldo di Vaqueiras, ospite e amico del marchese Bonifacio di Monferrato e protagonista della vita brillante e fastosa della sua splendida corte, componeva la sua opera più originale e celebrata: il Carròs. È un poema epico-lirico, nel quale l’autore immagina che le più nobili dame di Piemonte, Lombardia e Toscana, gelose delle ineguagliabili doti di Beatrice figlia del marchese Bonifacio, unite in una lega le muovano guerra per costringerla a render loro “bellezza e cortesia, pregio e gioventù”. Fondano una nuova città turrita e fortificata, eleggono una di loro podestà, armano un forte esercito e affrontano infine la battaglia salendo su un potente carroccio, armate e protette da corazze. La bellissima Beatrice, amata da Rambaldo, non teme l’assalto: anzi, “senza usbergo, né cotta di maglia” affronta le nemiche e le sbaraglia, costringendole a rifugiarsi precipitosamente nella città da loro fondata, alla quale hanno imposto il nome ben poco augurante di Troia. Nella composizione piena di brio e di fantasia oltre alla finzione letteraria vivono anche, ben riconoscibili, le tensioni e le problematiche della società subalpina del tempo: in particolare le lotte senza quartiere che il marchese di Monferrato andava conducendo contro i liberi comuni piemontesi, primo fra tutti quello di Asti, il più potente tra i suoi nemici. Ed è proprio il mondo dei comuni e il loro modo - poco rispondente ai dettami cavallereschi ma efficace - di far guerra con le fanterie strette attorno al Carroccio, che Rambaldo ritrae da vero esperto e da profondo conoscitore. Rambaldo pone in ridicolo un mondo, che però pochi anni dopo, nel 1206, avrebbe trionfato proprio ad opera di Asti, che inflisse al marchese di Monferrato una definitiva e umiliante sconfitta. Il corteo della Torretta, per celebrare la vittoria del Palio conseguita lo scorso anno, rievoca la guerra fantastica tra la splendida Beatrice e “lo vielh comun” delle dame piemontesi con il loro “amoroso carroccio”: sconfitte queste nella finzione poetica, non sconfitto il Comune nella realtà e anzi destinato a nuovi futuri trionfi.