martedì 12 agosto 2014

Aspettando il Palio 4) San Pietro ... tre domande a Anna Maria La Mattina



Per il Borgo San Pietro, la rettrice Loredana Beltrame ha scelto Anna Maria La Mattina, da 26 anni facente parte del comitato palio rosso verde.



Anna racconta come sono stati i tuoi inizi nel mondo del Palio e nel tuo comitato?

Sono entrata in comitato 26 anni fa: per me il Palio è tutto, è una sensazione indescrivibile che non è completamente umana né completamente razionale. E' una parte di me: tante volte dico che dovrei mollare, per gli impegni di lavoro, quelli familiari.. invece alla fine non ce la faccio, sono sempre lì, è un vizio che non riesco a smettere.

Cosa rappresenta per te la tua appartenenza al Borgo San Pietro?

Sono entrata nel Comitato 26 anni fa, dopo uno dei "classici sconvolgimenti" che a volte capitano nel mondo del Palio. San Pietro mi ha accolto benissimo e io pian piano sono entrata, e sono cresciuta. Mi sono trovata sempre molto bene, per me è una seconda casa.

Vincere il Palio: cosa significa questa emozione?

Ci credi che mentre mi fai questa domanda mi vengono i brividi? Cosa posso dire? Io questa fortuna non l'ho mai potuta sperimentare, anche se credo che debba essere una sensazione mai vissuta prima. Lo dissi una volta, tanti anni fa, a una trasmissione televisiva degli anni '90, un "Vincitori e vinti": "E' un'emozione emozionante".

LA CORSA

Andrea Farris sarà per la seconda volta la monta di San Pietro al Palio di Asti. Il fantino monterà molto probabilmente un purosangue di proprietà di Donato Calvaccio, fantino astigiano, che ha già fatto ben vedere sia a Legnano, dove ha conquistato la finale, sia alle corse allo stadio con punti discreti. Il borgo templare può agognare così di tornare alla vittoria, che manca dal 1983.
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Possibile Outsider   


IL CORTEO






In cammino verso Gerusalemme tra fede e meraviglia

La ricerca storiografica più recente ha modificato l’immagine tradizionale dell’uomo medievale chiuso entro le mura della città o del monastero, dimostrando invece come fossero frequenti, nonostante le difficoltà, i viaggi di mercanti, monaci, cavalieri e pellegrini che per motivi politici, economici, religiosi e militarisi ponevano in cammino.
Posta al centro del sistema viario della pianura padana, da sempre snodo importante della via Francigena, Asti vide confermato il suo ruolo centrale rispetto agli itinerari diretti verso i luoghi sacri con la bolla del 1113, con la quale papa Pasquale II riconobbe ufficialmente l’Ordine dei Cavalieri dell’ Ospedale di Gerusalemme: in essa Asti è citata, unica città dell’entroterra, insieme a sei porti marittimi d’imbarco per l’Oriente. Fu proprio lungo l’asse dell’antica via Fulvia che ad Asti si insediarono i Gerosolimitani e sorse così San Pietro in Consavia, che anche nella forma architettonica richiama la rotonda del Santo Sepolcro con precisi riferimenti a Gerusalemme.
Molti furono gli astigiani che, entrati nell’ordine Gerosolimitano, partirono desiderosi di conoscere mondi nuovi, spinti dal forte richiamo della difesa dei luoghi santi e guidati anche da uno spirito errabondo ed avventuroso.
Il viaggio, quasi sempre lungo e difficile, diventò una prova di vita superabile con la fede, paradigma del passaggio dal mondo del peccato alla salvezza attraverso la penitenza e il riscatto.
Meta reale e spirituale del cammino era Gerusalemme, posta in molte carte geografiche al centro dell’ Universo tra il Paradiso e l’Inferno.
A testimonianza di questi viaggi, i racconti di cavalieri e pellegrini che si avventuravano verso l’ ignoto narravano spesso di forme di vita meravigliose e mostruose al confine fra l’umano e il sovraumano: l’ uomo-bestia, il serpente crestato, il basilisco, le fanciulle-fiore, le sirene, che compaiono anche nelle decorazioni di San Pietro in Consavia, a simboleggiare le paure, le illusioni e le speranze di coloro che viaggiavano.