Perdonateci se oggi non parliamo solo di Palio. Ma dopo qualche giorno, abbiamo pensato che fosse giusto spendere una parola anche per Asti Musica, una manifestazione che per 19 anni ha accompagnato le notti estive degli astigiani e che ha dovuto dire addio alla città la scorsa settimana.
Fra le tante motivazioni che hanno portato alla chiusura, riportate dall'Assessore Cotto, quelle della scarsa adesione degli astigiani alla manifestazione anche le tante lamentele ricevute dagli astigiani che si lamentavano del rumore fino a ora tarda, che gli impediva di ricevere amici, riposare o guardare la televisione in santa pace.
Ora fatto salvo il sacrosanto diritto di chiunque al riposo, soprattutto per chi magari determinate circostanze della vita lo portano ad essere particolarmente intollerante ai rumori, c'è da chiedersi, una volta di più, cosa vuole Asti, e cosa vuole da sè stessa.
Perchè il problema che affligge Asti Musica, è quello che affllige tanti comitati palio. A partire dagli allenamenti dei musici e sbandieratori, che immancabilmente si risolvono molte volte con telefonate in Questura o al centralino dei vigli urbani, ma anche i mille piccoli ostacoli che i rioni , o borghi hanno nell'organizzare talune iniziative, soprattutto all'aperto e nei mesi estivi.
Certo, assistiamo in un'epoca in cui c'è una conflittualità esasperata in tutti i ceti sociali e per tutte le cause: basta farsi un giro nel noto social network con lo sfondo blù per leggersi una sfilza di contumelie e indignazoni di varie tipo, la maggior parte delle volte a sproposito. Se uno legge Facebook, si chiede come mai non siamo precipitati ancora in una faida barbarica, salvo poi scoprire che il più delle volte è un ottimo sostituto dello psicanalista. E neanche il Palio sfugge a queste logiche.
Il Palio è una Festa, una Festa fatta di socialità, di voglia di stare insieme, di un vissuto comune che si esplica in diversi riti collettivi: se si vince il Palio, si vince tutti insieme, ma si vince anche in quanto singolarità appartenenti ad un borgo, rione o comune. E' questo il segreto del Palio, è questo il viverlo sulla propria pelle.
Parafrasando Shakespeare si potrebbe dire che c'è più civiltà in un solo zoccolo di un cavallo da palio che di quanta possano conternerle certe "filosofie" che al Palio si oppongono e vorrebbero la sua distruzione.
Lo dissi una volta in pubblico, e in privato mi attirai gli strali di vegani ed antispecisti di vario genere. Ma tant'è, ognuno sceglie la propria buona battaglia, per usare una massima evangelica, e io ho scelto la mia.
Ma al di là di questo, esiste uno zoccolo duro di indifferenza che il Palio non è ancora riuscito a scalfire:ed è un peccato, perchè, paradossalmente, solo il giorno che il Palio non ci sarà più molti capiranno il patrimonio sociale andato perduto. Che non è quello, ovviamente, di far correre nove cavalli attorno ad una piazza.
C'è chi dice, con catastrofismo tutto astigiano, che dopo Asti Musica la stessa sorte tocca al Palio: io dico di no. Non mi nascondo dietro un ingenuo ottimismo ma faccio una disamina lucida della situazione. Il Palio ha tanti problemi, certi, ma ha anche molti segnali di speranza. E' più vissuto di 10 o 15 anni fa, e questo è un dato di fatto: è aumentata la partecipazione, ed èdiminuita l'età media. Ma ora tocca a queste giovane leve fare la loro parte: il Palio ha bisogno di Asti, come Asti ha bisogno di Asti.