venerdì 22 agosto 2014

Aspettando il Palio 10) Moncalvo ... tre domande a Raffaele Mazzella



Per il Comune di Moncalvo. il rettore Filippo Raimondo ha scelto il vicerettore, Raffaele Mazzella.



Raffaele racconta come sono stati i tuoi inizi nel mondo del Palio e nel tuo comitato?

Sono entrato nel mondo del Palio quando sono arrivato ad Asti, da Ischia, il mio paese Natale. A Moncalvo ho trovati subito tantissime persone disponibili e simpaticissime, che in poco tempo sono diventate la mia seconda famiglia. Mi ricordo, la prima volta che sono arrivato ad Asti, era il periodo in cui stavano imbandierando la città, di aver fatto una "full immersion" per le vie ad imparare nomi e colori dei rioni e borghi.

Cosa rappresenta per te la tua appartenenza a Moncalvo?

Prima di tutto devo ringraziare il rettore Raimondo per questa opportunità che mi ha dato, quella di poter essere vicerettore. Entrare nel Palio è come entrare in un grande meccanismo in cui è difficile staccarsi. Visto dall'interno il Palio è un mondo fantastico, di cui, anche dopo poco tempo di appartenenza, non ne puoi fare a meno.

Vincere il Palio: cosa significa questa emozione?

Mi puoi rifare questa domanda a settembre (ride ndr). A parte gli scherzi, è un'emozione che non ho avuto ancora la fortuna di vivere, ma penso sia una cosa bellissima che ogni borghigiano deve vivere almeno una volta nella vita. E io spero che questo possa capitare presto.

LA CORSA

Dopo l'addio ad Andrea Coghe, finito  a Santa Maria Nuova, il comune aleramico punta tutto su Andrea Chessa, detto "Nappa II", che al canapo si presenterà con un cavallo sicuramente interessante, già fatto vedere alle corse allo stadio, da finale almeno. Ma l'obiettivo, dopo l'ultima vittoria del 1995, è quello di tornare a stringere il drappo.

Possibile Outsider   


IL CORTEO




L’invidia delle ali: macchine ed esperimenti di volo nel medioevo


Sin dall’antichità l’uomo non si rassegna all’idea di vedere incollata a terra la propria ombra e prova ad alzarsi in volo come gli uccelli. Nell’immaginario popolare medievale suscitano grande interesse le creature alate descritte nei Bestiari e nelle fiabe popolari - come le Silfidi, evanescenti ed eteree fate dell'aria - o ancora nei miti di provenienza classica. Questo desiderio di volare è ben presente anche in Monferrato, come testimonia un mosaico conservato ad Acqui Terme, risalente alla fine dell’undicesimo secolo, che richiama la leggenda di Icaro e Dedalo. L'interesse scientifico per il volo si accende, tuttavia, nel XV secolo grazie alle nuove conoscenze relative ad alcuni aspetti dell’aerodinamica, del movimento dei venti e anche dell’anatomia dei volatili, indispensabili per lo studio delle dinamiche fisiche del volo. Già dal 1450 è documentato il moltiplicarsi di esperimenti con ogni tipo di congegno adatto a trasportare l’uomo nell’aria. C’è chi prova a volare con un grande mantello simile ad un'ala fatta con panni irrigiditi da una struttura di legno. Altri invece si affidano a veleggiatori, libratori ad ala battente o a modelli molto simili agli attuali alianti o paracadute. A volte, invece, ci si deve accontentare di far volare dispositivi senza l’uomo a bordo. Non mancano, nelle cronache del tempo, notizie di piccole macchine volanti che dilettano gli ospiti delle sempre più elaborate feste alle corti di re e ed imperatori. Nel Monferrato, che sotto i Paleologi vive la sua età d’oro ed accoglie sovrani come Sigismondo di Lussemburgo, non sarebbero mancati tali esperimenti: si narra, infatti, di grandiosi convivi durante i quali dame e cavalieri erano intrattenuti “…con buffi marchingegni, a forma d’uccello, che all’occorrenza potevano anche volare e trasportare piccoli pesi”. Si tratta di prototipi d’aquilone, un’evoluzione delle maniche a vento con testa a forma d’animale e corpo in tessuto che si riempie con le correnti. È in questo modo che nasce e cresce l’amore per il volo, che in seguito il genio di Leonardo da Vinci saprà affrontare con un approccio scientifico.