Per il Borgo San Marzanotto, il rettore Felice Sismondo ha scelto Marisa Cerato, figura storica dei blu e oro.
Marisa racconta come sono stati i tuoi inizi nel mondo del Palio e nel tuo comitato?
Il Palio è una passione che dura 12 mesi, il Palio è Asti. Faccio tante cose all'interno del mio comitato, siamo in pochi e dobbiamo dividerci i compiti.
Cosa rappresenta per te la tua appartenenza al Borgo San Marzanotto?
San Marzanotto mi ha in un certo senso adottato, infatti ho trovato nel paese una sorta di grande famiglia. E' un bell'ambiente, dove sono riuscita a crescere e a far crescere le mie passioni borghigiane.
Vincere il Palio: cosa significa questa emozione?
In comitato abbiamo immaginato tante volte questo momento, che per noi purtroppo non è ancora arrivato- Cosa posso dire? Resta un bel sogno, e non vediamo l'ora di viverlo. In questi anni ci abbiamo provato, "scalando" la finale, speriamo che prima poi arrivi anche per noi questa emozione.
LA CORSA
Quest'anno il borgo collinare affida le proprie speranze ad Alessandro Chiti, fantino oramai esperto di piazza Alfieri. Il Comitato Palio si è impegnato molto in vista di questo palio e il cavallo che ha scelto il fantino potrebbe essere un cattivo cliente anche per le accoppiate che si presentano al canapo con i favori del pronostico.
Possibile mina vagante
IL CORTEO
Un copricapo adeguato alla condizione sociale di ciascuno
Il rango di appartenenza era determinato dalla forma e dai materiali del copricapo: alcuni erano inequivocabilmente simboli di potere, come la corona d’oro che identifica il re, il triregno papale, simbolo di sovranità regale, imperiale e spirituale, o le mitrie per i vescovi.
La berretta piccola e conica, rossa o più raramente nera, tra il Tre e Quattrocento connotava convenzionalmente umanisti, studiosi, artisti. A partire dal Quattrocento i comandanti militari, i cavalieri, quasi sempre i nobili e le personalità di rilievo sfoggiavano il berretto alla capitanesca o chaperon a pouf. I dottori, gli avvocati, i notai, i cambiavalute, i ricchi mercanti - come quelli astigiani - indossavano un tocco o tozzo, copricapo a calotta con la tesa alta in pelliccia o il mazzocchio. Il cappuccio, altro termine generico e comprensivo di molte varietà di copricapo, poteva essere indicativo della moralità di una persona, di un’ età già avanzata o di una florida situazione finanziaria. Il cappello a bec era il tipico cappello del viaggiatore medioevale, mercante o pellegrino. I cappelli a tesa larga, d’estate in paglia grezza o in feltro comune, d’inverno di pelo rappresentavano per il contadino e il povero l’ unica difesa dalla pioggia e dal sole.
Anche le donne appartenenti alle varie classi sociali non sfuggivano alle convenzioni sociali: dalle cuffie o ghirlande di fiori per giovani donne in età da marito ai veli monacali per donne anziane o vedove, ai ricchi, colorati ed elaborati copricapi delle classi più elevate. I copricapi conici o tronco conici ebbero ampia diffusione nel costume dei ceti medio - alti tra la fine del Trecento e la metà del Quattrocento. Il sottile velo che copriva parte del viso e scendeva sulle spalle segnava anche il rango di colei che lo indossava: lungo fino alla vita e mai troppo leggero per una donna di ceto medio, lungo fino alla caviglia e di media trasparenza per la moglie di un cavaliere, mentre solo le donne di sangue reale potevano adottare lo strascico. I copricapi delle donne del popolo, adatti ai movimenti richiesti dalle più svariate incombenze, erano costituiti da cuffie semplici e funzionali o da ampi fazzoletti di lino che raccoglievano i capelli e assumevano varie forme a seconda delle mode.