mercoledì 20 agosto 2014

Aspettando il Palio 8) San Silvestro ... tre domande a Gianni Gallo



Per il Rione San Silvestro, la rettrice Maria Teresa Perosino ha scelto Gianni Gallo


Gianni racconta come sono stati i tuoi inizi nel mondo del Palio e nel tuo comitato?


Ho cominciato a vivere il Palio nel 2002, a causa di un lutto familiare. Era un periodo in cui ero molto giù, e allora anche grazie ad alcuni suggerimenti in famiglia e a comuni amicizie, mi sono accostato al rione San Silvestro. Io ho sempre avuto una passione grandissima per la Storia, e grazie a San Silvestro continuo ad alimentarla tuttora, grazie alla partecipazione alle rievocazioni storiche e alla vita del comitato. Mi piace interessarmi alla ricerca storica, e per ogni costume che indosso vado a capire la storia del personaggio.

Cosa rappresenta per te la tua appartenenza a San Silvestro?

La vita a San Silvestro è per me soprattutto amare la tradizione:  soprattutto per me, che arrivo da Torino, vedere una città che ha in così alta considerazione le sue tradizioni è una cosa bellissima. Auguro di cuore lunga vita a San Silvestro, al Palio ad Asti e alle sue tradizioni storiche.

Vincere il Palio: cosa significa questa emozione?

Io sono entrato nel Palio nel 2002, quindi non ho ancora vissuto la vittoria. Penso sia come toccare il cielo con un dito: una sorta di ubriacatura collettiva, e credo che se la nostra rettrice, il nostro rione se lo meriti un giorno. C'è tanta gente che si fa in quattro per il rione e questa è un'emozione che dobbiamo vivere.

LA CORSA

Il rione oro argento ha optato per una strategia last minute: cavallo e fantino sono ancora da scegliere. Il candidato principale alla monta rimane Alberto Ricceri, vincitore del Palio di Siena di luglio, mentre l'altra opzione potrebbe essere ricercata in terra di Sardegna.  In entrambi i casi la monta non si discute, e dopo la delusione dello scorso anno con l'Inglese, quest'anno il biscione cerca un riscatto importante

Ancora indecisi    


IL CORTEO





Pregiudizi e torture ai tempi di Valentina Visconti

Valentina, nipote del Re di Francia Giovanni il Buono, bella e raffinata, già a quindici anni conosceva quattro lingue ed eccelleva in vari campi e materie, tra cui Medicina e Scienze naturali, apprese da docenti dell’Università di Pavia e dal maestro di corte, il celebre Francesco Petrarca. Nel 1387, grazie al matrimonio con il Duca Luigi di Valois, fratello del Re Carlo VI, divenne signora di Asti, territorio che portò in dote al marito: una delle donne, oltre che culturalmente, anche economicamente e politicamente più importanti del suo tempo. Facile comprendere come tale personaggio destasse grande stima, ma anche odio e invidie che, alimentate dalle superstizioni del tempo, provocarono alla Domina di Asti persino accuse di praticare “arti magiche e stregoneria”. Indubbiamente le erano note e care le simbologie araldiche ed alchemiche. Tra gli oggetti che portò con sé nel 1389, durante il viaggio nuziale che la condusse anche ad Asti, comparivano nel corredo: un fermaglio d’oro raffigurante un daino con il motto alchemico “Plus hault”; ricami di fiori di borragine ed erbe curative,di animali fantastici ed elementi legati alla magia bianca e due mazzi di “Sarrazines de Lombardie” (carte per la divinazione simili ai Tarocchi). Lo stesso biscione visconteo, stemma di famiglia, secondo alcuni era figura magica: intelligenza del serpente che divora l’uomo ambizioso o drago dai poteri miracolosi. Ma furono subdole ed abili strategie politiche a portare gli avversari di Valentina nel 1391 ad accusarla palesemente. Un frate agostiniano sostenne la sua partecipazione con il marito Luigi, sotto la guida dell’Abate dei Celestini Filippo di Mezières, a sedute di negromanzia, esorcismo e spiritismo. Nel 1393 l’Abate di Saint Denis accusò Luigi di aver organizzato un “Ballo dei Selvaggi”, in cui per cause accidentali arsero vivi alcuni nobili, per uccidere il Re e salire al trono al suo posto. Persino il processo nel 1407 contro Giovanni Senza Paura, assassino di suo marito Luigi, si trasformò per opera del francescano Jean Pétit, difensore del colpevole, in un attacco pretestuoso a Luigi e Valentina accusati di "…aver reso onori al Diavolo…”. Solo l’anno seguente,dopo essere stata scagionata dalle accuse di stregoneria, l’innocenza ed i diritti di Valentina furono finalmente riconosciuti.
Dame, dotti ed artigiani del Rione San Silvestro porteranno in corteo reperti e strumenti utilizzati durante le indagini inquisitorie, illustrando pene e metodi di tortura, dolorosi e dannosi, che spesso erano la terribile conseguenza dei pregiudizi e delle calunnie.