C'è una sventagliata di ottimismo e di voglia di fare, al Borgo San Pietro, in occasione del prossimo Palio. Un Palio speciale, perché è il trentennale dall'ultima vittoria, caduta nel 1983 con allora Domenico "Mimmo" Ginosa. Ma invece di intristirsi, il borgo templare prova a sdrammatizzare e guardare al futuro: ovviamente la corsa rimane il primo obiettivo, ma alla fine bisogna anche pensare al futuro, e rivitalizzare un borgo dalla storia prestigiosa.
"Abbiamo deciso di aprire la finestra e far entrare aria nuova a San Pietro - racconta la rettrice Loredana Beltrame - iniziando dalla cena propiziatrice, che quest'anno tornerà per strada, vicino al Battistero. Ma sono molte le novità per questo Palio, a partire dalla cerimonia per il borghigiano dell'anno, che è ancora una sorpresa, e molte altre novità".
Un'ultima parola Loredana Beltrame la riserva alla rivalità con Santa Maria Nuova, che ha visto crescere a aggregarsi tanti giovani attorno al Comitato. "Sono contenta - spiega - per questa rivalità, fortemente voluta dai giovani, che ha permesso di rivitalizzare il nostro gruppo. E' una cosa sana, un divertimento reciproco che aiuta a stare insieme e a fare Palio".
IL PALIO SECONDO LOREDANA BELTRAME
"Dire che il Palio per me è tutto, è forse dire una banalità: esistono tante cose nella vita, aspettative, delusioni, momenti belli e altri meno. Ma il Palio è una di quelle sicurezze che ho sempre avuto nella vita: fin da quando sono bambina ho apprezzato il Palio, e non esiste un giorno a cui io non pensi al Palio. Lo considero molto di più che una corsa di cavalli. Lo considero un qualcosa che va avanti tutto l'anno, una parte integrante della mia vita".
SAN PIETRO AL PALIO
Si affida al giovane Andrea Farris il Borgo San Pietro: "Abbiamo voluto puntare su un giovane - commenta la rettrice - e Andrea è un bravissimo ragazzo, che ha riscosso l'approvazione di tutto il nostro Comitato. Sta incominciando a farsi strada nel mondo delle corse a pelo e si è messo in buona luce a Legnano: credo che possa essere la scelta giusta per tornare ad essere competitivi al Palio".
Lo zodiaco e le influenze delle armonie cosmiche sull’ uomo e sull’ universo.
simulanti archetti trilobi, restano a testimoniare, unicum nel panorama decorativo
astigiano, come anche nella nostra città , nel basso Medioevo, fosse diffusa la
convinzione dell’influenza degli astri sulla vita e sulle attività degli uomini, sugli elementi
e sulle stagioni; la conoscenza delle armonie stellari era, inoltre, considerata
determinante per comprendere i caratteri psico-fisici delle persone e i loro stati d’animo.
Sulla base della coincidenza tra il numero degli Apostoli e quello dei segni zodiacali,
questi ultimi furono interpretati in senso cristiano così che, divenuti simboli della fede,
vennero raffigurati attorno alla figura del Cristo (Signore del cosmo e del tempo), mentre
la produzione di calendari illustrava la loro sequenza stagionale.
L’uomo diventava così un microcosmo a immagine e somiglianza del macrocosmo divino,
gli astri in base alle disposizioni zodiacali potevano influenzare il corpo e la mente e
l’astrologia si affermò come forma di conoscenza capace di dare spiegazione alla vita, alla
psiche e all’anima, utile a comprendere la verità del reale e a divinare il destino.
Una certa confusione tra astrologia e astronomia assimilava – quanto meno a livello
popolare – la figura dell’astrologo a quella dell’astronomo: l’astrologo compilava le
“effemeridi”, tavole che riportavano le posizioni dei pianeti giorno per giorno,
stabilendone così gli influssi, mentre la cosiddetta “astrologia giudiziaria” aveva compiti
di divinazione. L’astronomo invece, utilizzando l’astrolabio, localizzava e calcolava la
posizione dei corpi celesti.
Presente presso le corti, non esclusa quella papale, l’astrologo spesso esercitava
un’influenza determinante in scelte politiche e decisioni operative. In secoli in cui la
scienza si andava lentamente e faticosamente affrancando dalle pratiche magicoesoteriche era facile lasciarsi sedurre dal fascino di conoscenze occulte: come testimonia
la vicenda Fra Filippo di Revigliasco, cavaliere gerosolimitano, che dapprima si occupò di
astrologia, negromanzia e scienze alchemiche, mentre in seguito ricusò totalmente questi
interessi per morire in fama di santità.