Anche se la vittoria manca dal lontano 1981, a Montechiaro la "voglia" di fare Palio non manca affatto. Ne è promotore instancabile il rettore GianMarco Rebaudengo, che ormai da diverso tempo sta preparando il paese al Palio. "Sono soddisfatto del lavoro fatto fino ad ora - ci confida - il Comitato è ben organizzato e anche in paese la "febbre" di Palio, anche se arriva un po' in ritardo, contagia molto i Montechiaresi. Sono due i tradizionali appuntamenti con Montechiaro al Palio: il mercoledì sera, con la tradizionale anteprima del Palio, e la richiesta al sindaco di disputare la corsa ad Asti la domenica successiva, e la cena propiziatrice, che organizziamo al Teatro Comunale e che vede protagonista la classica disfida dei "bagnet".
Ma già ora il Palio è protagonista in paese, grazie al cugino del rettore, Ernestino Rebaudengo, che con le Provocazioni Artistiche di ArtPalio espone in via Vittorio Emanuele decine e decine di opere di artisti contemporanei. "La mostra è libera, aperta tutti i giorni dalle 16 alle 18. E' una tradizione antichissima per noi, sotto diverse forme si svolge dal 1977".
IL PALIO SECONDO GIANMARCO REBAUDENGO
A questa domanda, il rettore di Montechiaro (già sindaco del paese e "democristiano" di ferro)risponde con un aneddoto: "Eravamo a sbandierare a Torino, in occasione delle Olimpiadi a Torino. Mi chiesero: "Chi ami di più? Il Palio, la DC, la famiglia? Sapete cosa ho risposto? Ecco, per me il Palio è tutto, è gioia di stare insieme, anche se la gioia di vincere il Palio l'ho conosciuta una volta sola
MONTECHIARO AL PALIO
Il comune bianco e azzurro quest'anno punta su una monta astigina, Donato Calvaccio. "La scelta di Calvaccio - spiega Rebaudengo - è stata presa su direttive precise da parte della Commissione Corsa. Abbiamo cercato con forza di investire su un fantino locale, e le corse allo stadio vinte da Calvaccio non ci hanno fatto ricredere della decisione presa. Sul cavallo abbiamo già le idee ben precise, quindi credo che per settembre non ci saranno sorprese".
1381: Patti tra Montechiaro e Gian Galeazzo Visconti
Il 24 aprile 1381 ad Asti nel palazzo dei Troya, sede del capitano Gaspardo de Ubaldinis vennero
stipulati patti e convenzioni tra il comune di Montechiaro e il plenipotenziario di Gian Galeazzo
Visconti signore di Asti, Jacopo Dal Verme.
Tali patti, fortemente connotati in senso anti-astigiano, erano articolati in 29 capitoli che
prevedevano, tra l’altro, l’amnistia per i banniti – i destinatari di un provvedimento di esclusione
dalla comunità – e significative agevolazioni fiscali. Agli abitanti di Montechiaro fu concesso,
inoltre, di rivedere il proprio catasto, di solvere fodro et talea dicto comuni Monteclaro, cioè di
trattenere gli introiti fiscali anziché corrisponderli agli Astigiani, in chiara contrapposizione con
quanto prescritto degli Statuti di Asti; agli ufficiali sia viscontei , sia astigiani fu vietato di
imporre pedaggi ai mercanti che si fossero recati a Montechiaro in occasione della fiera.
Il corteo storico bianco-celeste vuole rappresentare alcuni dei personaggi citati nel documento:
Jacopo Dal Verme delegato da Gian Galeazzo Visconti, il capitano Gaspardo de Ubaldinis, il
podestà di Montechiaro, i referendari, i rappresentanti del comune di Montechiaro che trattarono
con il plenipotenziario visconteo, i banniti, il notaio, le dame e infine i portacolori.