domenica 25 agosto 2013

E' già Palio 20) San Damiano, un comitato che vive tutto l'anno


Anche se fresco della vittoria, conseguita nel 2011, il comune di San Damiano vuole presentarsi con le carte assolutamente in regola all'appuntamento del 15 settembre prossimo. Per questo si affida, per il secondo anno consecutivo, al fantino Francesco Caria detto "Tremendo" che vestirà di nuovo la giubba con i colori rosso e blù. "Il nostro comitato, però - afferma il rettore Davide Migliasso - non sta mai fermo. Praticamente ogni fine settimana il nostro gruppo è coinvolto in una serie di uscite o di gite che ci permettono di "fare gruppo" e rinsaldare i vincoli di amicizia che nutriamo tra di noi".



IL PALIO SECONDO DAVIDE MIGLIASSO

"Il Palio - questo è il pensiero di Davide Migliasso - è prima di tutto un posto dove ho incontrato gli amici più cari. Sono entrato all'interno di questo mondo da giovanissimo, prima cone sbandieratore e musico e poi avendo via via l'onore di diventare rettore. Per me il Palio non è solo la terza domenica di settembre, il nostro gruppo rinsalda l'amicizia tutto l'anno tramite una miriade di appuntamenti.



SAN DAMIANO AL PALIO

Anche quest'anno il comune si affida alla monta di Francesco Caria, "Tremendo": "i cavalli ci sono - confida Migliasso - e Francesco è un ragazzo che gode di tutta la stima del Comitato. Ci sono quindi tutti i presupposti per fare bene".



Medioevo alla rovescia: la festa dei folli

Nel basso medioevo la Festa dei Folli, conosciuta anche come Asinaria festa o festum stultorum, 
si svolgeva nel corso dei dodici giorni che intercorrevano tra il Natale e l’Epifania: in quel 
periodo, riservato all’esaltazione del mondo alla rovescia, gli ultimi nella scala sociale 
prendevano provvisoriamente il posto delle autorità costituite. 
Il rifiuto delle regole e la contestazione dell’ordine sociale culminavano in cortei sfrenati, danze, 
banchetti, doni e festeggiamenti, viatico di salute, ricchezze e felicità per il nuovo anno; spesso i 
gruppi festanti si snodavano per le vie o sui sagrati delle chiese o delle cattedrali, guidati dai 
diaconi e da alcuni membri del basso clero. 
Gli Statuti di Asti, a differenza di altre città italiane, non prevedono norme o divieti volti a 
limitare gli eccessi dei festeggiamenti durante le adunate dei folli. Ma anche se mancano 
attestazioni per il periodo medievale, feste sregolate, collegate da un lato alle falloforie del 
mondo romano, dall’altro al Carnevale, di certo non mancarono nel nostro territorio. 
La Chiesa tentò invano di estirpare queste pratiche, condannando l’uso delle maschere, ritenute 
“diaboliche mistificatrici” del volto dell’uomo, creato secondo la Bibbia a immagine e somiglianza 
di Dio.
Le uniche maschere permesse dalla censura ecclesiastica raffiguravano il diavolo (monito per i 
peccatori) o le allegorie dei mesi, delle stagioni, delle arti e dello scorrere della vita. 
Personificazione della follia era il giullare (joculator) musico, giocoliere, cantore, acrobata o 
buffone. Egli svolgeva prevalentemente la sua attività nelle piazze o per le contrade, ma spesso si 
esibiva in occasione di eventi e conviti al cospetto di nobili e borghesi, in cambio di denaro e 
ospitalità; presso le corti si soleva celebrare la festa dei folli con banchetti e doni rituali, 
scambiandosi una corona, una sfera o un anello d’oro, per propiziare l’anno incipiente. 
Il corteo rosso blu rievoca questo colorato evento rappresentando i riti e i personaggi della festa.