giovedì 4 luglio 2013

"Vorrei un Palio con i cavalli di legno, ma siamo pronti a dialogare con le istituzioni paliesche"

Prima dell'intervista una premessa. 
La domanda sorgerà spontanea: "Perché date spazio su un giornale che parla di Palio a qualcuno che al Palio è contrario?".
Una testata come Il Canapo ha come sua linea editoriale ben precisa la difesa della Festa, e delle sue tradizioni, altrimenti non si giustificherebbe nemmeno la sua esistenza. Ma d'altra parte, come già espresso in passato, non vogliamo tirarci indietro nei confronti di nessuno, anche di chi il Palio, in un caso come questo, se non abolirlo, trasfigurarlo in maniera tale da non renderlo più sé stesso.
 Ma rimanendo fedeli alla nostra missione, quello di informare tutti voi in maniera neutra ogni giorno, abbiamo deciso di dare spazio anche a chi è contro il Palio così come si svolge ai nostri giorni. 
Pensiamo che le nostre radici e le nostre convinzioni siano salde e ci permettono di  confrontarci con chi la pensa diversamente da noi, il che fa parte della civile dialettica. Il Canapo non fa "pubblicità gratuita", nè sfugge al confronti di nessuno. Il Canapo informa e basta. Ad ognuno di voi, lettori, amanti o meno del Palio, il compito, a tu per tu con la propria ragion critica, il compito di valutare e ragionare, con la speranza di informarvi sempre senza pregiudizi o preconcetti.

Alessandro Franco

Si è costituito ieri sera il Comitato "Sì al Palio ma senza cavalli". Parliamo con Elisa Ghidella, coordinatrice del Comitato. Prima di tutto una domanda: cosa intende "palio senza cavalli"?

Innanzitutto parliamo di Palio in senso generale: questo comprende la sfilata, gli sbandieratori e la corsa. Noi proponiamo di mantenere il Palio, ma sostituire la corsa dei cavalli con soluzioni più innovative che non vedano l'utilizzo di animali. Come per esempio il Palio di Lodi, che vede una corsa con cavalli di legno dipinti, tra l'altro molto belli. Penso possa essere anche un'occasione per creare una unicità all'interno del panorama dei Palii italiani.

Come è venuta fuori l'idea del Comitato?

Dal "progetto scuola" del Collegio dei Rettori. Diciamo che è stata la proverbiale goccia che ha fatto traboccare il vaso. Credo infatti che sia altamente diseducativo istruire i nostri bambini sui valori di una festa che prevede come unico obiettivo lo sfruttamento di un animale. E' per questo che quando mio figlio è tornato a casa con il materiale del progetto, sono rimasta inorridita. E' lì che è scattata la molla per costituire il Comitato. Credo che in questi momenti far passare la conoscenza del Palio ai bambini come una priorità sia davvero inutile e dannoso.

Lei conosce il mondo del Palio?

Certo: nella mia famiglia ci sono rettori, cavallanti e sbandieratori. Non mi manca nulla. Ma non riesco a trovare un confronto, mi trovo sempre di fronte a un muro, dove non si può dialogare.

Qual è il peggiore difetto del mondo del Palio?

Troppa passione. Si vuol far diventare un Palio troppo intenso e urlato. Mi ricordo i fatti tra Tanaro e San Secondo al termine del Palio 2012. Mi chiedo. farei assistere a mio figlio tutto ciò? E' educativo? Io chiedo un Palio aperto a tutti, alle famiglie, con una atmosfera rilassata e tranquilla. Io non ce l'ho con il Palio a prescindere, questo voglio sottolinearlo.

Secondo lei non è stato fatto nulla per tutelare la sicurezza dei cavalli nella Festa?

No, non posso negarlo, guardando i numeri gli incidenti sono diminuiti, quindi  accorgimenti ne sono stati presi in questo senso. In ogni caso, secondo me, l'utilizzo del cavallo da Palio, in mezzo alla confusione, con il morso e quant'altro, è inadatto a correre. E' una cosa innaturale per lui. Chi dice che il cavallo è fatto per correre trova solo una scusante.

Lei dice che il Palio è un danno per la città?

Sì, faccio l'imprenditrice e devo dire che piazza Alfieri chiusa è per noi una grande scocciatura. E poi sono convinta che il Palio non porti un flusso turistico tale da giustificare la manifestazione. Molti negozianti, ristoratori e bar di piazza Alfieri addirittura quel giorno rimangono chiusi. E poi, se per caso venissero al Palio 1000 giapponesi, si fa per dire, dove li mettiamo. Ad Asti i posti letto sono 200 o 300, mancano le infrastrutture tali per ospitare così tanta gente.

Ieri avete fatto nascere l'Associazione. Alcuni paliofili, volendo intervenire, hanno lamentato il fatto di essere stati cacciati.

Prima di tutto la nostra non era una riunione pubblica, ma aperta a eventuali cittadini che fossero interessati a partecipare. Le persone che sono venute da noi lo hanno fatto solo con un intento provocatorio per dire "noi siamo più di voi" e allora abbiamo chiuso le porte perché non ci disturbassero.

Quali saranno le prossime iniziative della vostra associazione?

Per il momento vogliamo capire quanti cittadini sono con noi e quanti appoggiano la nostra causa. Non è assolutamente vero che tutti gli astigiani appoggiano incondizionatamente la causa del Palio. Poi vedremo di valutare le azioni successive. E' già un grandissimo risultato che le associazioni animaliste si coordinino per azioni comuni, fino ad ieri ognuno andava per la sua strada.

E' possibile un dialogo con il mondo del Palio e le sue Istituzioni?

Assolutamente sì.