mercoledì 3 luglio 2013

Provenzano, il giorno dopo... le considerazioni di "Palio"



Come abbiamo già affermato, ha vinto l'Oca e basta. Giovanni Atzeni detto Tittia ha disputato una corsa spettacolare e lottata con straordinario agonismo. A braccetto con la soddisfazione ocaiola, la grande sconfitta della Torre… ecco i nostri appunti.

LA CRONACA. In perfetto orario il Mossiere Bartolo Ambrosione chiama le Contrade tra i canapi nel seguente ordine: 1) Valdimontone; 2) Lupa; 3) Torre; 4) Istrice; 5) Leocorno; 6) Civetta; 7) Oca; 8)Onda; 9) Pantera e di rincorsa il Nicchio.
La situazione si presenta subito molto difficile: Nicchio di rincorsa con Montone al primo posto, Lupa-Istrice vicine e Leocorno-Civetta accanto. Prima del via conteremo sette uscite dai canapi ed una mossa falsa. Tra i canapi regna una grande confusione ma non ci sono le condizioni per partire fin quando il Montone non viene scalzato dalla prima posizione. Nell'unica opportunità il Nicchio entra e la mossa è buona. La Torre scatta velocissima in testa insieme a Istrice, Lupa e Oca. L'Istrice tempesta l'avversario di nerbate facendogli perdere tempo prezioso, ne approfitta l'Oca che si trova libero il corridoio interno che gli permette di superare al bandierino di San Martino la Torre che si allarga. Alle loro spalle seguono Lupa, Nicchio, Civetta e Montone. Alla Cappella già sbilanciata da un forte ingresso in curva cade il fantino del Nicchio. Nelle retrovie spettacolare rimonta della Pantera che partita in ultima posizione nella spianata recupera tre posizioni. Al Casato l'accoppiata dell'Oca sbanda urtando il palco non ne approfitta la Torre che spinge troppo tardi e più avanti si fa chiudere al bandierino della mossa. Si arriva al 2 San Martino con l'Oca sempre in testa seguita da Torre, Pantera, lo scosso del Nicchio e Montone. La Pantera entra bassa e velocissima urtando il posteriore della Torre e cade. Pestifero scosso prosegue indomito alla ricerca della prima posizione senza peraltro riuscirci ma costringendo Tittia al 3 San Martino a stringere pericolosamente la curva, La Lupa incalza ma non riesce a trovare lo spunto vincente. Il Palio termina con un arrivo a tre (ma è chiara la vittoria dell'Oca) affiancata dall'esterno da Pestifero e all'interno della Lupa che nel tentativo di infilarsi sbatterà nel colonnino cadendo insieme ad Indianos poco dopo l'arrivo.

CONSIDERAZIONI.
CAVALLI: Guess, Indianos e Pestifero nettamente al di sopra degli altri. Guess si dimostra dopo anni di incomprensione che i cavalli se ben interpretati possono risultare ben differenti dalle valutazioni degli uomini. Indianos ancora una volta arriva lì, a pochi centimetri dalla vittoria. Sicuramente verrà appellato come cavallo da purga ma noi crediamo di vedere presto una sua vittoria. Pestifero è la grande rivelazione. Ha dimostrato di avere un grande motore e grandi prospettive per il futuro, veramente una gran bella novità. C'è poco da aggiungere sugli altri, la colpa se non si sono visti non è certo loro. Un discorso a parte per Mocambo che ha dimostrato di essere un cavallo da Palio, veramente male interpretato. Ci auguriamo non debba subirne le conseguenze.
FANTINI: Giovanni Atzeni detto Tittia se il voto massimo fosse 100 se lo meriterebbe tutto. Recupera bene in partenza e ha coraggio nel gettarsi all'interno per superare la Torre subito alla prima curva, gesto per cui in Fontebranda sarà ricordato per sempre. Per lui solo un incertezza al primo Casato. Poi ottima interpretazione di Guess e abile a stringere al limite il terzo San Martino per chiudere Pestifero che sicuramente si sarebbe gettato nella traiettoria mettendolo in difficoltà. Vince il terzo Palio sempre per i colori dell'Oca.
Per noi, Andrea Mari detto Brio merita un ottimo voto (il numero mettetecelo voi). Ha avuto coraggio a montare nella Lupa, Contrada scansata dai suoi colleghi in più di un occasione. Si è assunto le proprie responsabilità, ha resistito alle insidie della mossa e alle nerbate di Bighino, al primo Casato è terzo dietro a Oca e Torre. Quest'ultima le chiude una traiettoria alla mossa poi sarà la Pantera a rallentarlo ma con una splendida traiettoria nel secondo San Martino lotta veramente fino alla fine forzando l'arrivo alla mossa dove sbatte nel colonnino cadendo per terra insieme ad Indianos. Al termine del Palio ricoverato alle Scotte si prospetta un infortunio abbastanza grave con qualche osso rotto.
Un bel voto se lo merita anche Sebastiano Murtas detto Grandine. Alla seconda presenza in Piazza trovarsi di rincorsa non è semplice soprattutto con l'avversaria al primo posto e così tante avversarie tra i canapi. Murtas è stato bravissimo alla Mossa. Non solo ascoltando e registrando i contatti con le Contrade ma anche impartendo ordini. Oltretutto alla prima occasione in cui il Montone si trova fuori posto entra deciso centrando l'obbiettivo. Spinge forte la sua Morosita girando quarto a San Martino, poi probabilmente complice la velocità, si scompone cadendo davanti al palco delle comparse.
Al limite della sufficienza troviamo Valter Pusceddu detto Bighino. Non si sbaglino gli osservatori, Se la Lupa non avesse dovuto difendersi dalle nerbate dell'istrice avrebbe girato seconda a San Martino e le cose sarebbero andate differentemente.Quindi ha contato molto ciò che ha fatto Pusceddu. A resistito bene alla mossa e alla pressione dei richiami del mossiere, partendo molto bene. Poteva continuare a spingere controllando l'avversaria e non avendolo fatto non ci sentiamo di aumentargli la quotazione.
Per quanto ci riguarda, le sufficienze sono finite.
Qualcuno potrebbe lamentarsi per la mancanza di una buona valutazione a Silvano Mulas detto Voglia ma a nostro modo di vedere ha buttato via la possibilità di vincere il palio essendosi ritrovato tra le mani forse il cavallo più forte del lotto. Un professionista come lui avrebbe dovuto gestirlo in altra maniera invece, ci è sembrato che il cavallo gli abbia preso il via. In partenza non aveva nessuno che lo danneggiasse ed è partito ultimo pulito. Ci è sembrato abbia corso come un esordiente. No, non ci è piaciuto assolutamente. Se dovesse restare a piedi ad agosto non ci sorprenderemo. Jonathan Bartoletti detto Scompiglio, ci è sembrato in grande forma a nei primi minuti facendoci pensare ad un suo bis. Invece la vittoria lo ha rammollito, non ha capito cosa succedeva accanto a lui e di quanto il Nicchio cercasse di sgombrarlo da lì. Non si è capito quale fosse il suo Palio dopo la mossa falsa (avrebbe rivinto il Palio partendo in quel modo). Nel Montone lo perdoneranno sicuramente ma resta un occasione persa o per lo meno da gestirsi meglio. Se voleva nascondersi in questo Palio senza prendersi responsabilità ha fatto sicuramente la scelta migliore.
Alessio Migheli detto Girolamo, è partito quinto, quasi sbatte da solo al materasso della Cappella e termina il suo palio controllando l'avversari dietro che non gli pare il vero di restarci. Luigi Bruschelli detto Trecciolino, alla mossa mette ordine (nella testa di Murtas) e gestisce alcuni passaggi di questo Palio. Per il resto si stenta a trovarlo nelle riprese televisive. Luca Minisini detto Dè, non si è mai visto. Gira sesto a San Martino tenendo sempre il cavallo in mano. Per un fantino desideroso di farsi vedere dopo anni di assenza dalla Piazza ci sembra una corsa incolore e senza spiegazioni. Infine due righe per Giuseppe Zedde detto Gingillo, completamente insufficiente. Ci sorprenderebbe se ad agosto qualcuno lo monti. Se deve ritrovare la forma sarebbe più professionale restare a piedi e riflettere. Dopo il brutto incidente del 2011 ha fatto dei palii indecorosi. Quindi ha portato anche poco rispetto all'avversaria. L'unica cosa buona, alla partenza. E' partito primo e ha fatto pensare di essere ritornato un vincente, poi si è fatto infilare come un pesce (dall'avversaria!!) al primo San Martino. Al Casato se non si fosse rilassato avrebbe sfruttato l'errore di Atzeni. Poi è rimasto indietro, forse maledicendo la scelta fatta il 29 giugno oppure qualcuno che lo ha consigliato, senza impegnarsi con uno dei migliori cavalli della Piazza… altamente superiore al vincitore. Non guardabile, anzi da scapaccioni, come si dice a Siena.

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