giovedì 2 gennaio 2014

Manca poco al palio di Buti: domenica 19 gennaio il primo Palio della stagione





Alcune testimonianze orali che ci arrivano fin dalla notte dei tempi suggeriscono che già il 14 Gennaio 1805 si svolse a Buti la prima Festa di Sant'Antonio abate (patrono degli animali) con tanto di “banda cittadina, cavalli ed un comitato di Festaioli. I pochi atti ufficiali scampati alle offese del tempo datano addirittura al 1848, in pieno Risorgimento, una corsa di "cavalli di prima forza a fantino, con premio al vincitore di Zecchini dodici". Una tradizione antica come poche quindi, che affonda le sue origini nelle tradizioni stesse del paese (non come altre, pur lodevoli, iniziative quasi esclusivamente commerciali ed ammantate da risibili faziosità interne frutto di artifizi costruiti a tavolino). E' proprio la tradizione a porre il “Palio di Buti” su un livello del tutto eccezionale nel novero degli eventi storici dell'intero stivale.



Il percorso si snoda rettilineo per tutti i circa 750 metri lungo la SP 38 che attraversa il paese (e non in maniera circolare, su un circuito come, ad esempio il “Palio di Siena” si corre in è piazza del Campo) perché Buti, arroccata alle pendici del Monte Serra, manca di una piazza sufficientemente ampia ad ospitare una corsa di cavalli; la scelta degli stessi è fatta tra purosangue bardati di tutto punto e non tra mezzosangue montati “a pelo”, rendendo la “carriera” butese una via di mezzo tra un palio tradizionale ed un “derby” britannico. Tra tanta passione, campanilismo e voglia di vincere il cencio, è la “trippa” a farla veramente da padrona. Intendiamo proprio la specialità culinaria saporitissima e fatta di ingredienti poveri (frattaglie di mucca) che ne testimoniano la storicità.

La domenica del palio (quella immediatamente successiva al 17 gennaio, festa di Sant'Antonio) ogni butese consuma la sua prima colazione a base di trippa e vino rosso, in omaggio ai pasti dei vecchi carrettieri (i cosiddetti “barrocciai”) che avendo bisogno di qualcosa di nutriente e sostanzioso al rientro da una notte invernale trascorsa in giro per mezza Toscana per il trasporto dei prodotti tipici (corbelli, olio e castagne), facevano riscaldare alle consorti la cena della sera prima (la “trippa alla butese”, appunto) e se la “pappavano con sommo gusto e schioccar di labbra”.

Il 15 dicembre del 1960 nasce il palio moderno: il manifesto affisso dall'Amministrazione Comunale recita "Buti sarà diviso in sei contrade , ognuna delle quali farà capo ad una delle sei Chiese di cui il paese si onora”: Chiesa di S. Giovanni Battista (contrada Pievania) Chiesa di San Francesco (Contrada San Francesco), Chiesa di San Rocco (San Rocco), Chiesa di Santa Maria della Neve (Contrada Ascensione), Chiesa di San Nicolao (Contrada San Nicolao), Cappella delle Case Popolari (Contrada La Croce), cui nel 1980 fu annessa la Contrada di San Michele (Chiesa di San Michele Arcangelo).



Una terra che ha forgiato personalità forti tali da dar vita a ben sette contrade in un centro di dimensioni ridotte (l'intero comune non arriva a 8000 anime), tanto che la gara appare come mero atto conclusivo di un intero anno passato in attesa dell'evento, comunque trascorso dai butesi in solidarietà e forte senso di appartenenza ad un territorio coeso e solidale.