Da qualche mese, infatti, la gestione della Festa sembra non avere più il timone retto: per questo, l'indomani della decisione di rinvio, molti rettori, apertamente o meno, manifestano perplessità su quanto è stato deciso nel 2014.
L'impressione più comune all'interno del mondo paliofilo è quella di aver commesso uno sbaglio nella composizione dell'organo di secondo grado di giudizio avverso le sanzioni del Capitano del Palio: l'idea che alcuni giudicati, come sono i rettori, possano giudicare il giudice della Festa, ovvero il Capitano del Palio, può essere un arma a doppio taglio per quanto riguarda la corretta gestione dell'impianto sanzionatorio. Il Palio è una Festa che ha regole particolari, a volte non scritte, e il voler a tutti i costi snaturare gli equilibri che vanno a costruire la mossa di un Palio può davvero andare ad incidere profondamente sul bene della Festa.
Certo il Palio è un gioco dove esistono poche regole, e chiare: non è una corsa regolare, ma anzi, rispetta due principi basilari, quasi di diritto naturale. Vale quasi tutto e che chi primo arriva vince.
Ma se si vogliono adottare questi principi nel mondo del Palio, si devono adottare fino alle estreme conseguenze: e il "processo" inscenato ieri sera in Sala Patrone, sembra essere l'ultimo atto, e sfortunatamente non l'epilogo, di un lungo processo scaturito dall'incidente del 2013 e che il Palio fa ancora fatica a concludere. Da una parte c'è la corsa del Palio, con le sue regole che si tramandano da secoli, dall'altra il mondo del Palio, che negli ultimi mesi sembra come smarrito, privo di punti di riferimento fissi. Da una parte, infatti, si chiede, anzi si pretende, una disciplina ferrea da parte del mossiere, dandogli più carte da giocare durante le fasi della mossa, dall'altra però si tende poi a giustificare le violazioni con la natura propria della corsa del Palio.
In mezzo al guado pare esserci il Consiglio del Palio: il clima non è quello per elaborare una strategia comune, utilizzabile per risolvere i problemi che il Palio odierno pone. Se è vero che il Palio è una corsa senza regole, è altrettanto vero che in altre città di Palio, le sanzioni vengono comminate senza troppa tenerezza, portando anche, in alcuni casi del recente passato, qualche fantino all'esclusione a vita dal Palio per fatti accaduti fuori dal contesto della corsa. Se la cosa può consolare Asti, sembra comunque che anche nelle altre città di Palio, che dalla nostra prospettiva sembrano tutti giardini felici ma così non sono, è ampio il dibattito su come interpretare i comportamenti sanzionatori. Questo perché indubbiamente il Palio sta cambiando sotto molti aspetti, e probabilmente non tenerne conto creerebbe una sorta di Far West che renderebbe il lavoro impossibile per ogni mossiere in là a venire.
Queste sono le riflessioni che servono. Sicuramente non serve invece avvitarsi su comportamenti contraddittori. Se esiste un compito su come interpretare il Palio e le sue regole, questo spetta ai rettori, e ai rettori soltanto: sono i comitati che rappresentano a giocare al gioco del Palio, e a scegliere la corretta interpretazione dello spirito della Festa. Ma questo non può presupporre che i controllanti diventino controllati, altrimenti la discussione non può essere che di esito negativo. I rettori, difficilmente potranno votare con obiettività decisioni che li riguardano da vicino.