lunedì 25 giugno 2018

I Temi del Corteo storico 2018 - Torretta, San Martino San Rocco e San Lazzaro

Foto di Francesco Sciutto - www.francescosciutto.com
Termina oggi la presentazione sulle pagine de "Il Canapo" dei Temi del Corteo storico del Palio di Asti 2018. Dopo aver conosciuto negli scorsi giorni i primi diciassette temi, nelle prossime righe andremo a scoprire cosa verrà rappresentato il prossimo 2 settembre dal Borgo Torretta, dal Rione San Martino San Rocco e dal Borgo San Lazzaro.

Da quest'oggi tutti i temi sono inoltre inseriti nell'apposita sezione della pagina del menù "Verso il Palio...2018", e resteranno sempre consultabili e a portata di click in qualunque momento sino al prossimo 2 settembre.


BORGO TORRETTA

I MALABAYLA

L’ascesa sociale dei Malabayla avvenne – come per molte altre famiglie di Asti – dapprima grazie all’attività commerciale e in seguito grazie al prestito su pegno. Famiglia di parte guelfa, fece il proprio ingresso nella politica astigiana nell'ultimo quarto del Duecento. In questo periodo le figure di maggior rilievo furono quelle di Abellone, sapiente nel 1304, e di Giacomo, più volte credendario e sapiens tra il 1279 e il 1311, nonché ufficiale del catasto nel 1306 e massaro (collettore dei redditi del comune) dal 1309 al 1312. Nella seconda metà del Trecento si distinse Pietro Malabaila: sostenitore del partito visconteo, intraprese una carriera che culminò con la  carica di podestà di Bra (1356). Nel 1341 papa Clemente VI consacrò vescovo di Asti Baldracco Malabayla (1338/1355), che riorganizzò la clientela vescovile e raccolse tutti i diplomi e le concessioni dei feudi vescovili in un codice in pergamena denominato “Libro verde della Chiesa di Asti”; a lui successe un altro vescovo appartenente alla stessa famiglia, Giovanni (1355/1377).
Dalla fine del XIII secolo la famiglia fu attiva nel prestito di denaro in Savoia, nella Bresse e lungo il percorso che conduceva alle fiere di Chàlon-sur-Saòne (Borgogna). Nel 1312 le casane dei Malabayla furono sequestrate da Amedeo V, avverso alla dedizione compiuta da Asti a Roberto d'Angiò. Pagato il riscatto, i Malabaila continuarono l'attività per tutto il XIV secolo.
I fratelli Giacomo, Antonio e Guidetto, del ramo di Castellinaldo, nel 1342 divennero banchieri della curia papale ad Avignone. L'incarico, troppo oneroso sul piano finanziario e organizzativo, vent'anni più tardi li portò al fallimento – collegato anche a una coeva e pesante svalutazione monetaria –, non senza aver loro procurato enormi guadagni.
La famiglia, oltre a operare a livello internazionale, esercitò il prestito su pegno anche sul territorio astigiano, area nella quale peraltro investì parte notevole dei proventi dell’attività creditizia portata avanti in Europa.
I Malabayla godettero di un'ulteriore fase di potenza sotto la dominazione orléanese, nella seconda metà del XV secolo, con il miles Alessandro, membro del Consiglio segreto ducale e protagonista di una carriera culminante nella designazione a vice governatore di Asti nel 1502 e a “transpadanus regius generalis gubernator”.



RIONE SAN MARTINO SAN ROCCO

L'ISTITUZIONE DEL MATRIMONIO NEL MEDIOEVO ASTIGIANO

Nel Medioevo il matrimonio era "la chiave di volta dell'edificio sociale" e, anche al fine di definirne legittimamente gli aspetti comunitari ed economici si componeva di una sequenza di azioni dilatate nel  tempo, che poteva durare anche anni e che coinvolgeva diverse persone.
Tra la cerimonia di consenso, o fidanzamento, ed il matrimonio poteva trascorrere un lungo intervallo di tempo per stringere alleanze prima che le circostanze, in primis l'età dei contraenti, rendessero possibile la loro unione. Alle trattative seguivano le promesse verbali, la consegna dei pegni, l'anello, le monete e il contratto; successivamente si celebravano le nozze, cioè il rito di installazione della coppia nella nuova casa, con la divisione tra gli sposi del pane e del vino.
Molti erano gli attori coinvolti: i sensali, per primi, sondavano le offerte del mercato matrimoniale e facevano circolare le informazioni; i mezzani, amici comuni o persone autorevoli, creavano poi un clima di fiducia reciproca fungendo da mediatori e, raggiunto l'accordo, i parenti più stretti degli sposi si incontravano e confermavano gli impegni con una stretta di mano. Seguiva il giuramento, atto solenne in cui lo sposo e il padre della sposa davano assenso alle nozze mentre un notaio redigeva l'atto che fissava l’entità e le modalità di pagamento della dote.
Il rituale matrimoniale si basava su due gesti principali: la dextrarum iunctio (unione delle mani destre) e la consegna dell'anello: in queste fasi, ruolo fondamentale era quello del pronubus (nella persona di un familiare, un notaio o un sacerdote) che congiungeva le destre degli sposi per suggellarne l'unione, consentendo all'uomo di far scivolare l'anello al dito della sua promessa. Altri rituali matrimoniali potevano essere il bacio, il bere dallo stesso boccale o la velatio nuptialis, nella quale la donna veniva ricoperta da un velo simboleggiante la protezione da parte del marito.
Al termine della cerimonia seguiva la traductio (corteo nuziale) spesso accompagnata da schiamazzi, suoni e rumori che coinvolgevano l'intera comunità informandola della nascita della nuova unione.
Infine, la sposa veniva condotta alla dimora del marito (deductio ad domum) con un seguito di servitori che portavano il corredo e i doni ricevuti dallo sposo, tra cui gioielli, pellicce, stoffe ricamate, abiti e veli di seta.



BORGO SAN LAZZARO

IL PIU’ UMILE TRA I SANTI TRIONFA, LA VITTORIA DELLA VITA SULLA MORTE PER FESTEGGIARE IL PALIO 2017 VINTO GRAZIE ALLA TEMPERANZA! A TEMP E LEU!

La devozione a San Lazzaro dei Lebbrosi era particolarmente sentita già dal medioevo nella ricorrenza  del venerdì prima della V di quaresima, data sancita dagli Statuti della Città di Asti del 1377 e rinnovata ogni anno con il giuramento del Podestà secondo l’antica formula di rito del 1221 in cui era obbligo per Causidici e Notai astenersi dal lavoro e osservarne la festività. La Festa di San Lazzaro era un momento per ricordare tutti gli infermi e per ringraziare delle guarigioni: una vera e propria festa della Vittoria della Vita sulla Morte, della Salute sulla Malattia.
Proprio il tema della Vittoria della Vita con la parata delle Virtù propiziatrici e la riconoscenza al Santo viene raffigurata nel corteo della Vittoria del Borgo san Lazzaro che porta in trionfo il Palio del 2017.
Sul trionfale carro domina la figura allegorica della Vittoria della Vita, una figura femminile con richiami alla Vergine Maria, simbolo di fertilità e prosperità ed attorniata da chi nel 2017 ha reso possibile la Vittoria del più umile tra i Santi al Palio della nostra città.
Precedono il carro le figure allegoriche delle Virtù propiziatrici della Vittoria ispirate nella iconografia dell’oggettistica alle figure di alcune delle virtù cardinali e civili de ”L’Allegoria ed effetti del Buono e Cattivo Governo” del Lorenzetti, il famoso ciclo di affreschi trecenteschi senese.
Il personaggio armato della Fortezza apre il corteo come guida salda e decisa determinante nelle vicissitudini della Vita seguita dalla bendata Fortuna, dalla Concordia con la pialla per appianare le divergenze, dalla Prudenza con uno specchio per ben interpretare il passato, leggere bene il presente e prevedere il futuro e dall’incoronata Giustizia con la sua spada.
Precede il carro la Temperanza, la Virtù cardinale di buona e sapiente amministrazione del Tempo, a richiamo del motto del Borgo A TEMP E LEU che celebra le doti di paziente lavoro di quello che oggi è il Borgo più vittorioso dei 21 partecipanti al Palio di Asti.
Seguono il carro i borghigiani devoti del Santo degli Infermi che ringraziano per la Vita, per la Salute e per la Vittoria il loro Santo protettore festeggiando il Palio 2017.