lunedì 18 giugno 2018

I Temi del Corteo storico 2018 - San Silvestro, San Damiano e San Paolo

Foto di Francesco Sciutto - www.francescosciutto.com
I primi caldi estivi iniziano a diventare habitué delle giornate astigiane e, con l'arrivo dell'estate, il Palio appare sempre più vicino. A due mesi e mezzo dalla nostra Festa i pensieri degli appassionati astigiani sono sempre più proiettati verso il 2 settembre quando, prima della corsa del Palio, avrà luogo, come da tradizione, anche il bellissimo Corteo Storico. Anche in questo 2018 le Commissioni artistiche dei 21 Borghi, Rioni e Comuni astigiani hanno studiato, elaborato e presentato i temi dei rispettivi cortei storici che verranno rappresentati durante la sfilata del Palio.
Da oggi, e per tutta la settimana, "Il Canapo" presenterà ogni giorno, a gruppi di tre e seguendo quello che sarà poi a settembre l'ordine di sfilata, i ventuno temi del corteo storico del Palio 2018. 

Tutti i temi, poi, verranno inseriti nell'apposita sezione della pagina del menù "Verso il Palio...2018", così da restare sempre consultabili e a portata di click in qualunque momento. 


RIONE SAN SILVESTRO

MAGIA E POESIA NEGLI ARCANI MAGGIORI DEI TAROCCHI


I Naibi, ovvero gli Arcani Minori ed i Semi sul nostro territorio appaiono nel XIII secolo e vengono usati come carte da gioco, mentre per gli Arcani Maggiori si trovano importanti riscontri nel XIV secolo, nel clima del Gotico Internazionale; le carte, come “Trionfi”, vengono utilizzate per intrattenimento, preveggenza e animazione nelle Corti dell’epoca. Nella divinazione questi Arcani si accompagnano a segni zodiacali, numeri della Cabala ebraica ed elementi naturali e rappresentano ventidue momenti o fasi importanti della vita che vengono proposti con personaggi o avvenimenti collegabili alla realtà. L’utilizzo per pratiche divinatorie ed il simbolismo dei Trionfi hanno donato alle carte dei Tarocchi una speciale aura magica collegata anche alla loro storia che, nel XIV secolo, si incrocia in modo particolare con quello della famiglia Visconti e con la città di Asti. Infatti Valentina, figlia di Gian Galeazzo Visconti, Signore di Milano, aveva con sé un mazzo di Tarocchi quando sostò ad Asti, concessale in dote dal padre, dal 25 al 30 Giugno 1389 durante il viaggio verso Melun, ove avrebbe incontrato lo sposo Luigi, fratello di Carlo VI re di Francia. Interessante scoprire che proprio dopo l’arrivo in Francia di Valentina, che tanto ascendente ebbe sul re e sulla corte, Carlo VI nel 1392 fece dipingere per il suo “divertimento” tre mazzi di carte “in oro e vari colori, di disegni diversi”, che nel registro dei Conti di Corte risultano costare 56 soldi parigini, pagati a Jacquemin Gringonneur, secondo una nota del Tesoriere reale Charles Pouart. Altro riferimento particolare si ha nell’Inventario di Luigi, Duca di Turenna ed Orléans, Conte di Valois e di Beaumont, nel quale, all’anno 1408, si legge del possesso di “un jeu de quartes serrasines et une quartes de Lombardie” (un gioco di carte saracene e un mazzo di carte di Lombardia).
Il Rione Oro Argento propone nel Corteo i Trionfi degli Arcani Maggiori in solenne "presentazione parlante": Bagatto, Papessa, Imperatrice, Imperatore, Papa, Amanti, Carro, Giustizia, Eremita, Ruota della Fortuna, Forza, Appeso, Morte, Temperanza, Diavolo, Torre, Stella, Luna, Sole, Giudizio o Angelo, Mondo, presentati dal Matto ed allietati da figure bene auguranti con riferimenti alla realtà medioevale e curiosità scaramantiche dei misteri della vita, fra interpretazioni naturali e sovrannaturali della simbologia.



COMUNE DI SAN DAMIANO

I MARGINALI: LEGGI SUNTUARIE E SEGNI D'INFAMIA

Le leggi suntuarie erano antiche normative atte a disciplinare l’ostentazione del lusso a seconda delle classi sociali, del sesso, dello status economico, religioso o politico. Tali disposizioni assunsero rilievo a partire dal Duecento con l’espandersi degli scambi commerciali, l’arricchimento delle città e il diffondersi della moda di indossare abiti sempre più preziosi, simboli di ricchezza e potere. Ad Asti non si trova traccia di questa normativa il cui scopo era di limitare il lusso delle famiglie abbienti, applicando sanzioni pecuniarie, che portavano denaro nelle casse del comune, rafforzando i precetti morali invocati dalla dalla Chiesa. Lo comprova il cronista Guglielmo Ventura, descrivendo il modo di vivere dei Guttuari: I Solaro invidiarono i Guttuari perché erano più ammirevoli tra tutti i vicini: possedevano oro e argento in misura sovrabbondante e superavano gli altri astigiani, per dimore e castelli, torri, cavalli e armi; splendide erano le loro mogli: di bisso e propora erano le loro vesti e i loro copricapi adorni di splendide gemme.....ogni giorno forestieri si saziavano alla loro mensa. Tuttavia è probabile che anche ad Asti fossero previste norme precise per differenziare il rango delle fasce sociali. L'obbligo di portare sugli abiti un segno di riconoscimento, permetteva alla società dominante di raggiungere un compromesso con alcuni individui marginali, accogliendoli nella collettività, ma solo a patto di separarli e segregarli vigilando sulle loro diversità, considerate fonti di pericolo e di disordine sociale. Il colore maggiormente usato per distinguere gli emarginati era il giallo, ma si utilizzavano anche nastri, veli o motivi cuciti sulla veste. Il grigio invece, colore principalmente associato alla cenere, rappresentava la mortificazione del corpo e la compunzione in cui si spegneva ogni passione e ogni desiderio: ciò avveniva in cinere et cilicio, che consisteva nello spogliarsi dei propri abiti per indossare il cilicio sotto una veste cosparsa di cenere. Gli ebrei erano perseguitati e condannati a portare la rotella: una ruota di panno giallo sul lato sinistro del mantello, mentre le loro donne erano tenute ad indossare un velo giallo e a portare orecchini pendenti ad anelli. I lebbrosi indossavano una tunica di tessuto grezzo e segnalavano la loro presenza con oggetti sonori, quali campanelli appesi ai bastoni, nacchere o crécelle (raganelle) di legno. Emarginati furono anche coloro che rifiutavano i principi della dottrina cattolica: gli eretici furono condannati dalla Santa Inquisizione a portare la croce cucita sulla spalla, segno infamante tra i più umilianti e costretti a camminare pubblicamente a piedi nudi in camicia e brache con un fascio di verghe in mano. L'esclusione colpiva anche coloro che praticavano mestieri disdicevoli, quali boia, becchini, i mendicanti e i vagabondi, attori e ruffiani indossavano vesti o cappucci rossi, le prostitute erano confinate fuori le mura della città e obbligate a portare un nastro variopinto sulla spalla o un sonaglio. In caso di trasgressione le pene potevano essere pecuniarie o corporali, quali la fustigazione e l'esposizione alla gogna per una giornata. Il corteo rosso blu attraverso la rievocazione rappresenta episodi e scene di vita medievale, secondo i costumi e le usanze del XV secolo.



RIONE SAN PAOLO

TRA SESSO E CASTITÀ: LA DIFFICILE REGOLAMENTAZIONE DEL MERETRICIO NEL LIBERO COMUNE DI ASTI

La prostituzione, seppur vista come un’attività riprovevole, era considerata nel medioevo un male necessario, per distogliere l’uomo da vizi più turpi come la sodomia o la masturbazione.
Per governare il fenomeno, il Comune di Asti istituì nel 1469 il pubblico postribolo, trasformando alcune case della “Rotae Messine” in un vero e proprio quartiere a luci rosse. La scelta, però, incontrò le ferma opposizione dell’Ordine degli Agostiniani, che avevano il proprio convento nelle vicinanze. A nulla valsero le proteste, e per molto tempo le prostitute e i loro clienti vissero a stretto contatto con i monaci.
Il rione San Paolo vuole rappresentare alcuni aspetti di questa situazione paradossale, in bilico tra gli slanci della fede della religiosità medievale e le tentazioni delle pulsioni terrene.
Da una parte alcune meretrici pregano l’intercessione a Santa Maria Maddalena, nella tradizione popolare anch’essa prostituta convertita, nel convento di Santa Maria delle Grazie: chiedono la guarigione di una di esse afflitta da quello che verrà chiamato il “mal francese”. Le condizioni igieniche infatti erano scarse e la diffusione della malattie veneree elevata.
Dall’altra, il priore del convento degli Agostiniani discute animatamente con il podestà delle prostitute, chiamato anche il “Re dei Ribaldi”, referente e interlocutore del mondo del vizio con le istituzioni. Come è facilmente intuibile, la presenza di un bordello crea non pochi problemi all’attività monastica, e distoglie molti frati, soprattutto i novizi più giovani, dall’osservanza degli obblighi della vita conventuale.