giovedì 21 settembre 2017

Palio 2017: tante luci, poche ombre e un grande bocciato

Foto di Vittorio Ubertone - tratta dalla pagina Facebook "PALIO DI ASTI-Fotografie di Vittorio Ubertone"
Un'altra edizione del Palio è andata in archivio, lasciando dietro di sé parecchi temi da analizzare e diversi argomenti che, nel corso dei prossimi mesi, andranno affrontati e risolti.
Temi ed argomenti che, nelle prossime righe, andremo a sviscerare, provando ad offrirvi il nostro punto di vista che, in quanto tale, potrà essere da voi condiviso o meno ma che, allo stesso tempo, speriamo possa essere utile per far riflettere.

I CAVALLI, LA PISTA, LA TERZA BATTERIA E IL FUTURO
Annunciato come una sconfitta al termine di una battaglia, il passaggio ai cavalli mezzosangue si è rivelato meno traumatico di quanto, qualcuno, potesse immaginare. A partire dalla serata di martedì ad Asti sono arrivati tantissimi dei più forti cavalli mezzosangue del circuito, esemplari che negli anni avevano disputato grandi palii in giro per l'Italia, tra i quali anche tre recenti vincitori del Palio di Siena, o che di recente avevano saputo brillare nelle corse regolari. Il livello del lotto, quindi, è stato sicuramente molto alto, composto da tre/quattro cavalli di categoria superiore e almeno un'altra decina sicuramente competitivi. Da sottolineare, poi, come nonostante i tempi stretti, tutti i cavalli siano arrivati ad Asti in buona forma e in ottima salute, tanto che tra i trentotto sottoposti alle visite veterinarie solamente uno non è risultato idoneo a correre il Palio. Nei tre giorni di festa, inoltre, non si è verificato nessun incidente e tutti i cavalli domenica sera hanno fatto ritorno nelle proprie stalle senza problemi. 
Tra tanti aspetti positivi, però, qualche problema c'è stato. Il primo si è verificato il venerdì pomeriggio quando, al termine delle Prove Ufficiali in Piazza Alfieri, diversi tra fantini ed addetti ai lavori hanno giudicato il fondo poco pronto e non ancora adatto per questo tipo di cavalli, bollando come "inutili" le prove disputate. Un problema, quello della pista del venerdì, che da diversi anni si ripropone e che quest'anno ha creato maggiori difficoltà vista l'importanza di testare i nuovi cavalli sul tracciato di Piazza Alfieri. Il fondo è poi migliorato per le Prove della Vigilia e per il Palio, anche se, in vista del prossimo anno, qualora si continuasse a correre con i mezzosangue, qualche miglioria andrebbe sicuramente portata, con l'obiettivo di rendere la pista più compatta e adatta a questi cavalli. Altro annoso problema, riemerso quest'anno, è quello legato alla difficoltà di disputare una finale all'altezza degli avversarsi dopo aver corso la terza batteria. Lapalissiano, a tal proposito, l'esempio del Borgo Torretta che, dopo aver superato in scioltezza la sua batteria (la terza per l'appunto), durante la finale, nonostante un cavallo abituato al doppio impegno come dimostrato nella sua recente vittoria al Palio di Fucecchio, ha percorso due giri all'inseguimento di San Lazzaro, prima di crollare in maniera evidente durante la terza tornata. I classici 45' minuti di recupero tra l'ultima batteria e la finale non sono stati quindi sufficienti e, come già emerso in passato, ancora una volta i partecipanti alla finale qualificati dalla terza batteria sono apparsi svantaggiati e, forse, già tagliati fuori in partenza dalla lotta per la vittoria.
Se questo resta un problema di difficile risoluzione, quello legato al fondo appare come un qualcosa che potrà essere sicuramente migliorato in vista del prossimo anno. Prima, però, bisognerà capire quali cavalli correranno il Palio di Asti 2018: si riuscirà a tornare ai purosangue o si continuerà con la strada intrapresa? Se dare una risposta oggi appare difficile, un fatto rimane d'obbligo: la questione andrà affrontata a strettissimo giro di posta e una risposta definitiva dovrà arrivare nel più stretto arco temporale possibile, al fine di evitare un 2017 bis, dando a tutti la possibilità di preparare il prossimo Palio nel miglior modo possibile.

I TEMPI, IL PUBBLICO, LA DIRETTA RAI E LA SBANDIERATA
Nonostante il ritardo nell'ora di inizio della corsa, con la prima batteria chiamata in pista solamente intorno alle 16.20, e il conseguente ingresso in pista della finale avvenuto pressapoco con gli stessi 20 minuti di ritardo rispetto all'orario previsto, il Palio di Asti ha avuto la sua diretta nazionale fino al termine della corsa, con le telecamere di Rai3 che hanno ripreso e trasmesso live l'intera finale. Un obiettivo rincorso, voluto e raggiunto che, di certo, non può che far bene alla manifestazione. Il ritardo iniziale, dovuto alla necessità di intervento di alcuni mezzi in pista, non è però troppo piaciuto al numerosissimo pubblico presente in tribuna ed in catino (circa diecimila i presenti tra spalti e parterre). Inevitabili, in quanto impossibili o quasi da occupare in qualche modo, invece, i tempi morti tra le tre batterie e nell'attesa dell'ingresso in pista della finale. A riempire, almeno per qualche minuto, i momenti pre-finale, quest'anno è stata riproposta la sbandierata libera di ognuno dei partecipanti al Palio. I diversi gruppi sbandieratori e musici sono stati sistemati lungo la pista, sotto le rispettive tribune, per mostrare al pubblico le proprie abilità e per offrire uno spettacolo che, per essere definito tale, dovrebbe quantomeno vedere la partecipazione di tutti. Inaccettabile, a giudizio di chi scrive, che alcuni Borghi, Rioni e Comuni, o perché privi di un gruppo sbandieratori o perché delusi dal mancato accesso alla finale, scelgano di non prendere parte ad un momento che, se fatto a dovere, soddisferebbe il pubblico presente sulle tribune e potrebbe essere particolarmente apprezzato dagli occhi dei turisti, sempre entusiasti di fronte allo sventolio delle nostre bandiere ed ai suoni dei nostri tamburi. Anche in questo caso, quindi, tante note positive e qualche piccolo appunto che, con criterio, andrà corretto in vista del prossimo anno.

L'ANALISI SULLE ACCOPPIATE
In un Palio condizionato da partenze quantomeno discutibili, diventa particolarmente difficile andare ad analizzare e a giudicare quanto fatto in pista da ognuno dei ventuno Borghi, Rioni e Comuni. Per questo motivo ci limitiamo ad un'analisi priva di voti o giudizi, ma fatta solo di un nostro commento, che vi proponiamo di seguito.

San Lazzaro e Giuseppe Zedde: capaci l'uno di presentare al canapo l'accoppiata più forte e l'altro di rendere al meglio, sfruttando appieno la forza del cavallo. In batteria paiono non fare nemmeno fatica, in finale prendono la prima curva all'interno ed escono davanti a tutti, mantenendo la testa per tutti e tre i giri. Vincere un Palio da favoriti non è mai cosa semplice, Gingillo e il Borgo dei Ramarri, invece, l'hanno fatto sembrare tale.

San Martino San Rocco e Francesco Caria: portano ad Asti la regina del 2016, quella Preziosa Penelope vincitrice di entrambi i Palii di Siena dello scorso anno, e non deludono le aspettative. La batteria è una prova di forza notevole, mentre in finale la bella rimonta si arrende alla forza di San Lazzaro e lascia ai biancoverdi l'amarezza di un Palio sfumato solamente per pochi metri.

Torretta e Valter Pusceddu: chiamati al riscatto dopo la delusione dello scorso anno, disputano un Palio aggressivo, corso con la voglia di vincere. Dopo una batteria superata senza patemi, in finale lottano per due giri cercando lo spiraglio giusto per prendere la testa, ma devono arrendersi al vistoso calo del cavallo nell'ultimo giro e chiudono al terzo posto.

Don Bosco e Giovanni Atzeni: forse i più penalizzati dal passaggio ai mezzosangue, arrivano al Palio con un cavallo che tanto aveva dimostrato in ippodromo ma che mai si era visto in provincia. Tittia è bravissimo a sfruttarne lo scatto in batteria, mentre in finale deve arrendersi all'evidente superiorità degli avversari.

Cattedrale e Dino Pes: ancora una finale ma anche quest'anno niente vittoria. Dopo una buona batteria, con Pes autore di un bel sorpasso su San Pietro utile ad accedere alla finale, il sogno vittoria si infrange già al via della finale quando Velluto e Briccona da Clodia restano indietro. Il Palio finisce poi con una caduta e un quinto posto che lascia l'amaro in bocca ai biancoazzurri.

Canelli e Massimo Columbu: chi mai lo avrebbe detto? Seconda finale conquistata in tre anni e conseguente momento di grande emozione all'interno dei box durante l'abbraccio tra Columbu e Benedetti. Come se non bastasse, in finale arriva anche un bel sesto posto. Impossibile chiedere di più.

Nizza e Alessandro Cersosimo: era dal Palio del 2011 che in finale non si vedeva il Rione, Borgo o Comune vittorioso l'anno precedente. Nizza sfata il tabù e il giovane Cersosimo, dopo un'annata con qualche caduta di troppo, dà prova di maturità, disputa una grande batteria difendendo con i denti la terza piazza e con una buona finale conclude ottimamente il suo primo Palio astigiano.

Moncalvo e Federico Arri: seconda finale in due anni per un binomio che si dimostra in crescita. Come un anno fa, dopo una buona batteria, in finale il cavallo appare inferiore agli altri e il sogno vittoria svanisce in fretta. L'approdo all'atto conclusivo, però, vista la giovane età di Arri e l'inesperienza di Portorose vale la sufficienza.

San Secondo e Alberto Ricceri: visto il valore del cavallo, la promozione arriva con una sufficienza "stiracchiata". Il forzato cambio di fantino a pochi giorni dal Palio ed una mossa finale complicata non fanno bene alla voglia di vittoria dei biancorossi, che vedono sfumare i propri sogni già durante il primo giro dell'ultimo atto della corsa. La caduta di Salasso, a cui porgiamo gli auguri per una pronta guarigione, è la terza nelle ultime tre finali disputate dal Santo, a cui resta solo la soddisfazione per la disputa di una buona batteria superata in scioltezza.

Tanaro e Sandro Gessa: probabilmente la più grande delusione del Palio 2017. Sulla carta l'accoppiata Gessa/Tosca Prepotente era data quantomeno finalista e, vista la costante voglia di vittoria del Borgo fluviale, attendersi anche qualcosa in più non pareva essere utopia. Già le prove del sabato, però, avevano lasciato in dote qualche dubbio, rivelatosi poi lecito il giorno successivo, con un Palio terminato in batteria.

San Marzanotto e Andrea Farris: un Palio iniziato in ritardo rispetto agli avversari a causa di una partenza giudicata regolare solo dal Mossiere, priva San Marzanotto della possibilità di lottare per la finale. Farris si lancia anche in una grande rimonta e lotta per tre giri, ma il recupero sui primi quattro della batteria è pura utopia.

Santa Caterina e Sebastiano Murtas: secondo Palio insieme e seconda eliminazione in batteria, al termine di una corsa anonima. L'accoppiata rossoceleste delude le aspettative e termina anzitempo il proprio Palio dopo una brutta batteria.

Viatosto e Salvo Vicino: l'annuncio dell'arrivo di Mari nel Borgo pare essere l'occasione giusta per regalare entusiasmo ad un popolo desideroso di buoni risultati. La settimana del Palio, invece, si è trasformata in un incubo, prima con le visite non superate dal cavallo, poi con la sostituzione del fantino e infine con un Palio durato appena qualche metro. Per Vicino un debutto amaro, ma la poca conoscenza della pista e l'aver potuto provare solamente sabato pomeriggio giustificano la prestazione del giovane fantino.

Baldichieri e Simone Mereu: costretta a partire dalla seconda fila a causa del cavallo che calciava, l'accoppiata di Baldichieri gira quarta alla prima curva e pur, provando a strappare il pass alla finale, non riesce a superare Moncalvo. Mereu, però, lotta e non demerita.

San Silvestro e Luigi Bruschelli: quando in Piazza arriva uno dei fantini più forti della storia, con un cavallo vittorioso a Siena appena due anni fa, attendersi quantomeno l'accesso alla finale è lecito. Bruschelli, invece, non parte bene e durante i tre giri non riesce a imbastire la rimonta, terminando in batteria il suo Palio.

Castell'Alfero e Donato Calvaccio: Palio anonimo per il fantino astigiano e il comune di Castell'Alfero. Il cavallo, Unidos, non pareva al livello degli avversari e tale si dimostra in corsa, non dando mai la possibilità a Calvaccio di provare ad avvicinarsi ai primi.

San Damiano e Antonio Siri: prestazione ingiudicabile, con l'accoppiata rossoblu che al via è completamente girata e, di fatto, termina il Palio senza nemmeno iniziarlo.

San Pietro e Carlo Sanna: dal fantino vincitore dell'ultimo Palio di Siena e da un Borgo desideroso di riscatta ci si aspettava di più. Invece i rossoverdi, inseriti nella batteria probabilmente più difficile, cullano il sogno della finale solamente per un giro, prima di essere sopravanzati da Cattedrale scivolando al quarto posto e chiudendo così un Palio al di sotto delle aspettative. Sanna, così, ancora una volta manca l'accesso alla finale astigiana.

Montechiaro e Andrea Chessa: come il collega Sanna, anche per Chessa non si spezza la maledizione astigiana e ancora una volta il suo Palio dura solamente tre giri. Giri dove il fantino sardo non riesce a far sognare Montechiaro, restando nelle posizioni di rincalzo e non confermando quanto di buono fatto vedere nel corso della stagione 2017.

San Paolo e Andrea Coghe: sempre partito davanti nelle partenze false, Tempesta viene penalizzato nella mossa buona, quando rispetto agli avversari parte da lontano. Nel tentativo di rimonta sceglie di percorrere all'esterno la prima curva ma finisce a terra, chiudendo anzitempo il suo Palio e quello del Rione ororosso.

Santa Maria Nuova e Martin Ballesteros: altra accoppiata ingiudicabile che, di fatto, non corre il Palio. Al via, infatti, per motivi ancora non chiari, ma sicuramente non per colpe da imputare al fantino argentino, il cavallo inciampa sul canapo finendo a terra e mettendo immediatamente fine ai sogni dei rosazzurri.

IL GRANDE BOCCIATO
Tra tante note positive e qualcosa che, probabilmente, sarebbe potuto andare meglio, la grande insufficienza del Palio 2017 va sicuramente al Mossiere. Se già al momento del suo annuncio la scelta di Matteucci aveva fatto storcere il naso, domenica pomeriggio i dubbi e le perplessità hanno purtroppo avuto conferma. Il mossiere, tornato in Piazza Alfieri dopo una lontananza durata 17 anni, non ha convinto né per le partenze né per l'atteggiamento sul verrocchio. Poco da dire sulle prime due mosse, con San Marzanotto e San Damiano dimenticate al canapo. Della terza batteria, all'apparenza quella con meno problemi,  restano poco chiari il motivo dell'annullamento della prima mossa e la gestione di quella buona, con i fantini invitati a non andare al canapo prima di essere chiamati, pena il richiamo, e un via dato, poi, dopo aver fatto avvicinare solamente cinque dei sette partecipanti. In finale, infine, al via restano penalizzati Moncalvo (costretto alla seconda fila dalla Commissione Veterinaria) e San Secondo, molto lontani dal canapo al momento dell'abbassamento, e Cattedrale che, indietro, sembra rifiutare la mossa. Oltre alle partenze, però, a non convincere e ad indispettire pubblico e addetti ai lavori sono gli atteggiamenti di Matteucci. Sia in occasione della prima batteria sia nella seconda, il Mossiere sembra voler annullare la mossa ma, un istante prima di premere il pulsante, cambia idea, rovinando così il lavoro di un anno di San Marzanotto e San Damiano. Nella terza batteria, invece, stupisce il tardivo annullamento della prima partenza, con lo scoppio del mortaretto arrivato solo dopo diversi metri percorsi e secondi trascorsi. In finale, infine, lasciano a bocca aperta i richiami, distribuiti in maniera frettolosa, come dimostrano i due dati a San Secondo nell'arco di pochi minuti. Costante poco piacevole nella gestione delle mosse, poi, le minacce ai fantini al grido di "non forzate perché non sgancio", atteggiamento e parole poche consone a chi, sulla carta, dovrebbe svolgere il proprio compito al fine di garantire a tutti una mossa buona, regolare ed in piena sicurezza. 
Insomma Matteucci esce da Piazza Alfieri con una chiara bocciatura che, però, parte da lontano. Nel Consiglio del Palio di questa sera, infatti, immaginiamo verranno chiesti i motivi che hanno portato ad una scelta che, come detto, poco aveva convinto fin dal suo annuncio. Un Palio come quello astigiano, caratterizzato da mosse complicate e molto spesse decisive, merita e necessita di un Mossiere all'altezza della situazione, freddo e pronto ad affrontare ogni tipo di difficoltà. Insomma, una figura alla Renato Bircolotti, già oggi l'indiziato numero uno a dare la mossa nel Palio 2018.