giovedì 3 ottobre 2013

A sangue caldo, a sangue freddo

Alla fine la sanzione del Capitano del Palio è arrivata, anche se da tempo già girava la voce dell'ammontare della squalifica. Dieci anni. Tanto è costato a Jonathan Bartoletti il gesto di domenica 15 settembre.
La decisione del Capitano, giunta a tempo di record, è andata (prevedibilmente) a rintuzzare una ferita ancora aperta per molti e a riaccendere un fuoco che covava sotto la cenere. Il mondo del Palio, in qualche modo, si è schierato su due fronti opposti: da una parte chi ha visto nell'esemplarità della punizione il giusto segnale in grado di mettere a tacere le molte polemiche sul fronte animalista ( che poi c'è fronte e fronte all'interno del mondo "No Palio" ma ne parleremo dopo) e di chi additava il giorno dopo il Palio come un "macello a cielo aperto a spese dei contribuenti astigiani".
Dall'altra invece, si lamenta come la sentenza sia una decisione politica, nata con l'intento solo di placare le acque, ma non corretta sotto un profilo regolamentare. "Si è voluto punire un esito, non un gesto" si dice, "altrimenti tantissimi fantini andrebbero sanzionati con la stessa mano pesante".
Da che parte sta la ragione, da quale il torto? Difficile dirlo. Chi scrive di Palio, ma chi scrive in generale, sa che in casi come questo, e più che mai in un Palio come quello del 2013, bisogna tenere a bada l'emotività e mantenere il sangue freddo. Non mi sono associato agli isterismi su Facebook, seguiti alla morte del cavallo, e non lo farò mai. Il nostro compito, quello di giornalisti, è raccontare, non recitare.
L'errore più grande che il Palio può fare è quello di farsi condizionare dalla paura, oppure dare seguito alle ragioni di chi con il Palio non sarà mai d'accordo. Sicuramente il Capitano del Palio Enzo Clerico ha soppesato con cautela i pro e i contro, e nella decisione del decennale allontanamento di Bartoletti da Asti ha voluto dare l'impronta di quello che sarà il suo mandato, per sua stessa ammissione "improntato" alla tolleranza zero.
Ma bisogna fare attenzione a non buttare via il bambino con l'acqua sporca: per chi è ideologicamente contrario al Palio, per chi vuole applicare agli altri la propria personale sharia vegana, una decisione come questa non rappresenta assolutamente nulla.
C'è una fondamentale differenza tra chi è contrario al Palio c'è chi è pronto a discutere e chi no. Concordo con la posizione del presidente della Commissione Consiliare al Palio, Enrico Panirossi, che in un post sul suo blog ha elencato interrogativi e soluzioni su come far sì che certe cose non capitino mai più. Poi c'è chi è ideologicamente contro allo stesso fatto che gli stessi cavalli non devono essere cavalcati, e contro il cieco fanatismo purtroppo esistono poche soluzioni efficaci. Il Palio, ha preso ora una decisione: si vada avanti, anche se per qualcuno è un boccone duro da mandare giù. Indietro non si torna: ci sarà tantissimo da fare, in questo 2014 alle porte, per far capire che il Palio è ben altro di quello che si è scritto in queste settimane, più delle volte a sproposito. Ma con la serena consapevolezza che tutte le decisioni vengano sempre prese per il bene della Festa, giuste e ponderate, e non di certo per sedare gli animi voluttuari di chi strilla su Facebook.