domenica 23 ottobre 2011

A Giorgio De Alexandris il Palio dell'Amicizia del Borgo Don Bosco



Per il tredicesimo anno consecutivo viene consegnato da parte del Comitato Palio Don Bosco il Palio dell’Amicizia, premio che è stato istituito per volontà di Maddalena Spessa con l’avvallo del suo Comitato e sotto l’egida del Comune di Asti: questo riconoscimento si propone di premiare la persona o il gruppo di persone che durante ogni anno, con la loro generosità, vicinanza, dedizione e amicizia sono state vicine a chi ne ha avuto bisogno.

Le persone o associazioni che ricevono il premio devono essere segnalate da un Comitato Palio. Un’apposita giuria ne seleziona il vincitore.

Il riconoscimento, quest'anno è andato al Borgo Tanaro nella figura del Dottor Giorgio De Alexandris, già presidente del Gruppo G.S.H. Pegaso.

Ecco la motivazione del premio: “Abbiamo avuto l'onore ed il grande privilegio di conoscere Giorgio De Alexandris nel già lontano 1989: era armato di una fiducia immensa nel prossimo, sorretto da una grande fede cristiana e trasparente.

Cercava in quel periodo aiuto per realizzare una Sua grande idea: costruire dal nulla una cosa di cui nessuno ne aveva mai sentita o vista alcuna. Veramente qualcosa in giro per l'Italia si era già sentito, ma tutto era molto nebuloso, i tratti essenziali non erano ancora ben evidenziati. Ci parlò del disagio, di persone, ragazzi e bambini deboli, confinati ai margini di una società che già allora puntava i suoi potenti riflettori mediatici sul bello, sul forte, sull'elegante, sul tutto perfetto.

Ci parlò poi di sport, non di quello fatto con i soldoni, quello professionistico e ricco, tutto luce e brillantini, ma di uno sport più faticoso, all'apparenza opaco, fatto con lo stesso sudore, con lo stesso impegno, sicuramente fatto spendendo molta più fatica, uno sport dove frequenti erano le delusioni, rare le gratificazioni se non nulle.

Quasi sicuramente la Sua professione lo aiutò molto in questo Suo grande progetto, ancora un po' oscuro; era medico, ma ci sia consentito dire, era un medico, che come dicevano i nostri vecchi, era ...dùtur d'altri tempi…, per Lui la professione era una vera e propria missione, lo si poteva cercare, per casi d'urgenza, a qualsiasi ora del giorno e della notte ed arrivava trafelato, con la Sua borsa, sempre con il suo straordinario sorriso sulle labbra e riusciva già con poche parole ad infondere calma, fiducia e ottimismo nel malato.

Una delle tante doti che tutti quanti siamo pronti a sostenere era la Sua non comune abilità di saper parlare e farsi capire da tutti ma proprio da tutti: dalla persone più modeste ed umili ai più grandi luminari della medicina, dello sport, della politica.

Ci espose quindi la Sua idea, il Suo progetto, la Sua grande intuizione, con grande semplicità: creare un'associazione di volontariato, dove giovani, uomini e donne, bambini ed anziani, portatori di handicap avrebbero potuto praticare sport, di qualsiasi genere, in qualsiasi disciplina, dove lo sport era il grande traghettatore di vite, consumate fino allora nel chiuso di una stanza, imprigionate sulle ruote di una carrozzina, per divenire, lo sport, il mezzo, il vettore di una vita dignitosa, fuori all'aperto, con amici, con relazioni personali, di lavoro ed affettive.

I volontari, forti, decisi, presenti, sarebbero stati di supporto ai più deboli, sarebbero stati le loro gambe, i loro occhi, le loro mani, le loro bocche: avrebbero parlato e sentito per loro, avrebbero urlato e anche pianto per loro...

Tutto questo ci disse Giorgio e si accese quel giorno, in Asti, un piccolo fuocherello fatto di pochi rametti, raccolti qua e là, forse in maniera disordinata, con poche pretese, con pochi eleganti accessori, ma si partì. “... dobbiamo partire...” soleva costantemente dire Giorgio”... a costo di essere in mutande, scalzi, con le toppe ai calzoni ma dobbiamo partire...”. Sempre più persone vennero ad aiutarLo, ognuno portava rami per far crescere il Suo falò, la cui fiamma cominciava a riscaldare il cuore di tanti ragazzi oramai disabituati al calore umano.

Era una fiamma alimentata da passione, coraggio, sacrificio, tutta rivolta ad aiutare il prossimo, per i più deboli, per i più sofferenti, quelli cui Lui era costantemente in contatto tutti i giorni con la Sua professione. Si portava un sorriso, un aiuto, una parola, a volte si ascoltava solamente... anche senza parlare.

Sotto il costante, continuo ed instancabile stimolo di Giorgio la Cosa prese forma, si diede una forte e precisa struttura, si diede un nome, un simbolo, tre volti: quello di un ragazzo, di una donna e di un uomo con lo sguardo rivolto verso l'alto, verso Pegaso, il cavallo che con le sue ali riusciva a staccarsi da terra, da dolori e sofferenze per volare alto sopra tutto e tutti.

Giorgio era riuscito a dare forza, coraggio ed anche tanto, tanto entusiasmo a tutti noi che zoppicando e in maniera scoordinata cercavamo di tenere il Suo passo veloce, sicuro, instancabile: sapeva in ogni occasione accendere il fuoco della passione con parole sognanti ed al tempo stesso spegnere piccoli attriti, divergenze su futili cose. Per tutti noi è stato un padre, un fratello, un insostituibile compagno di viaggio.

Una sorte maligna se lo portò via in un freddo giorno di dicembre, lo rapì alla Sua famiglia, ai Suoi affetti, a noi, al Suo instancabile lavoro, sempre rivolto ai più deboli e sofferenti. Per onorare la Sua memoria, il Suo lavoro, mai smetteremo di alimentare quel Fuoco che con così grande passione ha acceso in tutti noi”.


L’autore del Palio dell’Amicizia di quest’anno è stato Filippo Pinsoglio. Molti i rettori presenti in sala. La cerimonia è stata presentata da Beppe Giannini.