mercoledì 17 agosto 2011

L'ultima vittoria fu una"Rapsodia"

Moncalvo non cambia formula: si ripresenta al canapo con Dino Pes "Velluto" per cercare una vittoria che manca dal lontano 1995.

Importante centro monferrino, Moncalvo dista 20 km da Asti ed è noto per la sua indiscussa tradizione enogastronomica e per essere stato capitale del Marchesato di Monferrato. Ricco di storia, le cui vestigia si possono ammirare ancora oggi – Chiesa di S. Francesco, bastioni, Chiesa della Madonna: ha, tra l’altro, dato i natali a Rosa Vercellana (la Bela Rusin) moglie morganatica di Vittorio Emanuele II. Moncalvo ha vinto il Palio per due anni consecutivi nel 1988 e 1989 e nel 1994 e 1995.

Scheda del Comune e tema del Corteo storico

Colori: bianco e rosso

Rettore: Diego Musumeci

Tema del Corteo Storico: Il “tuber terrae”: da essenza demoniaca a cibo dei re


Nonostante il tartufo fosse noto già nell’antichità, la sua natura ed origine rimanevano pressoché sconosciute e l’alone di mistero permase nel primo medioevo, quando veniva considerato a volte un animale, altre un vegetale o addirittura un minerale, ma comunque mortale. La superstizione popolare lo definiva “sterco del diavolo e cibo per le streghe” perché si pensava che, in quanto cresciuto in terreni contaminati da cadaveri, contenesse letali veleni. In alcune pericopi tratte da “De Materia Medica” di Dioscoride e da “Pratica Medicinae” di Guainero, infatti, si parla di avvelenamenti e di patimenti causati da tartufi e si riportano consigli per la disintossicazione. Non contribuiva a migliorarne la fama la credenza che il tartufo, in quanto potentissimo afrodisiaco, inducesse le anime al peccato traviandole con il suo aroma, considerato dagli alchimisti, una sorta di “quinta essenza” che provocava sull’essere umano un effetto estatico, una sublime sintesi della soddisfazione dei sensi. Così il tartufo rimase per secoli cibo per cinghiali, maiali, topi e lumache. Tra il XIV e il XV secolo, con il più generale rilancio del gusto per la buona tavola, il Tartufo o Tuber Terrae, rigonfiamento della terra, venne rivalutato e incominciò a diffondersi in Francia ed in Italia facendo bella mostra di sé, nella varietà bianca più pregiata, sulla mensa di re e prelati. Da cronache medievali nonché da lettere di cronisti e viaggiatori apprendiamo che l'intera patria astese e alcune zone del Monferrato sono esaltate come luogo di produzione dei più eccellenti e profumati tartufi, superiori per qualità a quelli francesi. Asti è il centro di maggior raccolta ed i suoi tartufi erano esportati anche alla corte mantovana dei Gonzaga e a quella milanese dei Visconti-Sforza. Con l’assurzione del Tartufo tra i beni di lusso, vero e proprio oggetto di scambio tra le famiglie nobili del basso Piemonte, nasce e si diffonde la figura del cercatore di tartufi, detto in piemontese “trifùlao”, e si sviluppano le tecniche più sofisticate, tenute segretissime, di reperimento del prezioso tubero con l’aiuto dei cani ed addirittura dei maiali, dotati di capacità olfattive straordinarie. La ricerca ed il disotterramento del tartufo si trasformavano anche in occasioni di divertimento per i potenti che, come narrano alcuni cronisti dell’epoca, occasionalmente prendevano parte a queste singolari battute di caccia.