martedì 2 agosto 2011

La caduta di Gingillo ha scombinato i piani



Il recente Palio di Provenzano ha scombinato i piani del borgo Torretta: caduta al casato per Gingillo, frattura al femore e per Giuseppe Zedde stagione finita. Chi sostituirà ora il fantino della Torretta: fino ad oggi non è stata ancora sciolta la riserva: Alberto Bianchina, oppure il giovane Sebastiano Murtas, nuovo "fenomeno" delle corse a pelo allo stadio di Asti. Probabilmente i bianco rosso e blù scioglieranno le loro riserve solo a poche settimane dal Palio

Il Borgo si trova alle porte della città, a occidente. La sua denominazione ricorda l’antica torre del borgo che era utilizzata per vigilare la frequentatissima strada per Torino. Dal 1578 al 1801 fu attivo il Convento dei Cappuccini di cui rimane il ricordo nell’omonima località situata ai limiti del Borgo. Il primo Palio vinto fu nel 1970 quando la Torretta formava un unico Borgo con Santa Caterina, da cui successivamente si è separato formando un Comitato autonomo. La Torretta ha vinto il Palio nel 1976 e nel 2004 .

Scheda del borgo e tema del Corteo storico

Colori: bianco, rosso e blu

Motto: Fideliter Vigilant

Rettore: Giovanni Spandonaro

Tema del Corteo storico:“Vergine incontaminata”: miti fondativi e allegorie civiche in Asti medievale.

La Asti delineata dal cronista Ogerio Alfieri allo scorcio del Duecento è una città trionfante: più antica della stessa Roma, più volte distrutta ma sempre ricostruita dopo la sconfitta dei suoi nemici, fiorisce incrollabile grazie all’aiuto divino, ma soprattutto alle proprie virtù e al valore ed alle capacità dei suoi abitanti. Devota, bella, ricca, di specchiati costumi: non è certo un caso se pochi anni dopo Guglielmo Ventura la descriverà come “Vergine incontaminata”, delineandone un’immagine allegorica destinata a radicarsi profondamente, se fino all’età moderna sarà sempre una nobile giovinetta dai modi soavi ad impersonarla per accogliere sovrani e potentati in visita. E’ proprio dal fertile humus della civiltà e della cultura comunale che, in mancanza di adeguate fonti scritte d’epoca classica riscontrabili in altre località, Asti elabora i suoi miti fondativi destinati alla propria autocelebrazione. Un secolo e mezzo dopo, in un periodo che vede il tumultuoso risorgere dello spirito identitario, sarà l’umanista Antonio Astesano ad ampliare la portata del mito, introducendovi gli apporti dell’erudizione contemporanea e volgendolo alla celebrazione del nuovo sovrano, il duca d’Orléans. A fondare la Città in tempi immemorabili, dunque, furono i nipoti di Iafet, terzogenito di Noè. Brenno, celebre condottiero gallico, discendendo in Italia vi arrivò alla guida delle sue schiere nell’anno 372 dopo la fondazione di Roma, e decise di ampliare l’abitato dove già esisteva un’alta torre fortificata; per il giubilo della notizia, i suoi guerrieri scagliarono le proprie aste più lontano che poterono, e per questo Asta fu il nuovo nome dato all’antica città. In seguito la sua popolazione fu aumentata inglobando alcuni mediante villaggi vicini: da Monfrione a Valleandona, da Sessant a Montiglietto. Il corteo della Torretta ripropone dunque Asti come Vergine incontaminata e vincitrice, accompagnata dalle allegorie dei suoi valori civici. Seguono gli antichi fondatori noetici, e ancora Brenno suo ampliatore, scortato dai Galli armati delle aste eponime. Infine la personificazione delle “Villae veteres” che secondo la leggenda fornirono la popolazione per trasformarla in una grande Città.