domenica 10 novembre 2013

Ciccio Peraino, tredici anni da rettore: "Da paggetto con i capelli biondi al vertice dei bianco azzurri"


Fa uno strano effetto passare in via Aliberti, davanti alla macelleria di Francesco Peraino, ma ad Asti tutti lo chiamano Ciccio. Sarà per quell'aria familiare, sarà per il piccolo ritrovo di persone che da sempre stazionano lì davanti, Antonio, Luigi, tanto per fare qualche nome, ma davvero la macelleria di Ciccio è uno di quei posti, assieme a pochi altri dove l'aria di Palio si respira tutto l'anno.
E Peraino del Palio ha fatto la propria ragione di vita: tredici anni alla guida del borgo della Cattedrale, un rione dove ci ha messo passione e anima. Non è mai riuscito a stringere il sogno più grande, quella vittoria che da molti, troppi anni non arride al recinto dei nobili. Ma tanto comunque è riuscito a fare, Peraino, il Gustadom, tanto per citarne uno,  oppure un grande gruppo di giovani attorno a lui che ora forse prenderanno il suo posto. Perché Ciccio da mercoledì non sarà più il rettore della Cattedrale: dopo tredici anni, complici anche i problemi di salute che gli hanno lasciato quattro bypass, Ciccio lascia la mano. Ed è come uno di quei fili invisibili che si spezza, perché Ciccio alla Cattedrale era una istituzione, una sicurezza. Ma lui, al Palio non ci rinuncia: non ci ha rinunciato neanche quest'anno, sconsigliato dal cardiologo al Palio ci è andato lo stesso, anche se il gioco non la ha vissuto da dentro, ma lo ha visto da fuori per la prima volta, perché il cuore, alle emozioni della corsa, forse non reggeva.

Ciccio, da dove nasce in te la passione per il Palio?

La mia passione nasce da quando sono nato e cresciuto alla Cattedrale. All'epoca ero un talento calcistico, giocavo nel Rollova Tanaro e feci anche un provino nel Genoa, parliamo del 1978-1979, e passavo tutto il giorno ad allenarmi sul campo del San Giovanni. E' lì che conobbi Antonio Romano, arbitro all'epoca, poi rettore della Cattedrale e infine mio grande amico. Giocai anche con Mario Vespa, all'epoca fortissimo portiere. Stavo sul campo di calcio tutto il giorno perché c'era un oratorio che funzionava, c'erano Don Matteo Scapino e Don Beppe Gallo, che ora ho la fortuna di aver ritrovato a San Secondo, e c'era anche un tale don Fabio Marongiu, allora fresco di seminario, con cui spesso giocavamo insieme.

Ma la tua prima apparizione nel Palio non è stata per la Cattedrale.

No, all'epoca la Cattedrale era un rione aristocratico, dove se il tuo nome non conteneva almeno un "dottore" o un "ingegnere", difficilmente venivi considerato. La prima volta sfilai per San Martino San Rocco, grazie ad Elio Ruffa, che da subito credette in me e a Lucia Rosa, indimenticabile responsabile dei costumi. Feci il paggetto con una parrucca bionda in testa, immagino ora le risate di molti miei amici se vedessero le foto dell'epoca.

Poi arrivi alla Cattedrale.

L'anno dopo mi tessero al Duomo e alle successive elezioni ho i voti per diventare rettore. Il borgo non è pronto per una guida così giovane e io faccio il vice. Quell'anno, parliamo dell'inizio degli anni '80, prendiamo Canapino: in commissione cavalli c'era Sergio Faussone. Fu una delusione enorme, arrivò ultimo in batteria. Mi ricordo ancora la tristezza di quel mio approccio con il Palio. Dopo quel Palio, mi presi una pausa: mi sposai e misi su il negozio: ritornai nel comitato solo nel 1995

Cosa ti ha fatto tornare?

Mi ricordo che quelli erano gli anni della desertificazione del rione Cattedrale: c'era pochissima gente alla cena propiziatrice e non era il rione che avevo in mente. Feci quegli anni di comitato cercando di dare una mano a Luigi Rescinito, all'epoca rettore e una delle persone con  cui ancora oggi mi sento più legato. In quegli anni faccio parte della commissione cavallo. Mi ricordo il Palio del 2000, quello di settembre. Prendiamo il migliore della piazza, Beppino Pes con Butch Cassidy, andiamo in finale ma lui durante la corsa ferma il cavallo. Il rione era inferocito, mi ricordo la fatica per portarlo sano e salvo a casa. L'anno dopo nel 2001, divento rettore. (1 continua).