martedì 4 settembre 2018

Arri: “Vincere ad Asti è un sogno. Calliope cavalla di grande cuore. Futuro? Vedremo cosa succederà.”

Foto di Efrem Zanchettin
Domenica, nel tardo pomeriggio, al termine di una corsa incredibile, ha regalato il Palio al Comune di Moncalvo. Oggi, a due giorni dalla vittoria che potrebbe segnare la svolta della sua carriera, Federico Arri si è raccontato e ci ha raccontato la sua storia, lasciando ancora una volta trasparire la sua gioia, le sue emozioni e la sua forza. Il fantino nato ad Asti il 23 novembre del 1994, domenica in Piazza Alfieri ha condotto una batteria caparbia prima ed una corsa finale esemplare poi, difendendo con grinta e rabbia quella prima posizione che lo ha portato a vincere il Palio della sua città. Una vittoria tanto inaspettata quanto voluta, arrivata dopo diversi momenti difficili da superare per un giovane fantino come lui. Lui che però, domenica pomeriggio, ha mostrato a tutti come il lavoro, la serietà e l’impegno alla fine ripaghino sempre, portando prima o dopo ad ottenere i risultati sperati. E quel risultato Federico l’ha inseguito, voluto, meritato e ottenuto, regalando la vittoria al Comune di Moncalvo e i sorrisi a tutte le persone che per lui provano affetto e stima. 

Federico, cosa si prova a vincere il Palio di Asti e quali sono le tue sensazioni a 48 ore dalla Vittoria?
"Per me astigiano è il Palio di casa ed è la prima vittoria in un Palio importante. È stato quasi incredibile, alla sera ancora mi chiedevo se davvero avessi vinto. Pensavo ci fosse ancora qualcosa da fare, che mancasse ancora qualcosa."

Asti è la tua città natale e da domenica è anche quella che ha visto la tua prima grande vittoria. Cosa significa per te aver vinto proprio in Piazza Alfieri?
"La cosa che mi è piaciuta di più negli attimi dopo la corsa è stata vedere intorno a me ancora a cavallo gente di altri Rioni. Poi nel tragitto dalla Piazza al Comune c'era tantissima gente a complimentarsi con me. Mi ha fatto piacere vedere la felicità della gente per il fatto che avessi vinto pur non essendo il fantino del loro Rione. È stata una festa per tanta gente che era felice."

Ripercorriamo il tuo percorso. Come è nata e come si è sviluppata la tua passione per il Palio e quando hai deciso di voler fare il fantino?
"Era il sogno di una vita. Sono nato in una scuderia, con i cavalli da corsa in casa. Poi essendo di Asti col Palio e tutto il resto, la passione è venuta da sola. Non c'è stata una causa scatenante."

Esperienza da Bastiano, prime corse e primi impegni. In mezzo a tutto ciò arriva anche il debutto ad Asti nel 2013, a 18 anni. In quel Palio prima sei protagonista di una brutta caduta nelle batterie di prova del sabato, poi di una corsa positiva ma conclusa in batteria. Com'era stato quel debutto e quali erano stati i tuoi bilanci?
"Era stato bello. Dovevo correre per San Lazzaro ma nell'ultima settimana non erano contenti del cavallo e avevano scelto di prendere Claudio Bandini con il cavallo che avrebbe dovuto correre per Castell'Alfero. Io quindi fui dirottato lì con una cavalla esperta che però, essendo stata messa a riposo dopo aver corso a Legnano, non arrivò in grande forma. Era stato un mese intenso. Chiusi al quinto posto la batteria facendo però una bella corsa. Il debutto nel Palio di casa era stata una grande emozione."

Da lì due anni lontano da Piazza Alfieri e tanta esperienza fatta. Poi la chiamata di Moncalvo, due Palii brillanti ad Asti ma poco fortuna altrove, con anche due infortuni a complicare il tuo percorso di crescita. Come sono stati quegli anni?
"Quando raggiunsi l'accordo con Moncalvo fu una grande gioia, perché sono persone che conoscevo già da prima e con loro c'è sempre stato più un rapporto di amicizia che tra fantino e Rione. Negli anni degli infortuni, nel 2015 non corsi ad Asti, nel 2016 che era il primo anno a Moncalvo mi infortunai a maggio ma loro continuarono a credere in me e a fidarsi quando dicevo che sarei arrivato pronto ad Asti. Di questo li ringrazio tanto."

Quest'anno finalmente hai trovato continuità ma poche Dirigenze ti hanno dato fiducia nei vari Palii d'Italia. Come sei arrivato quindi al Palio di domenica? Consideravi davvero la corsa in Piazza Alfieri come un bivio decisivo per la tua carriera?
"Quest'anno sono stato ingaggiato solo a Bientina e ad Asti. Ringrazio tanto la Contrada Puntone di Bientina perché mi ha dato la possibilità di correre in un Palio difficile, dove tutti pensavano di non vedermi protagonista. Io invece ci ho creduto, ho fatto cosa la Contrada mi aveva chiesto di fare, loro sono rimasti contenti e per me quella è stata un'iniezione di fiducia. La mia annata ha preso una svolta lì perché dopo aver perso un po' di fiducia lì ho capito che dovevo continuare a crederci. Ad Asti, poi, sono arrivato al termine di un percorso travagliato fatto di incomprensioni. Ho voluto vincere per me, ma anche per chi con me si è comportato male dicendo che non sarei mai stato in grado di combinare niente."

Per quasi un anno hai preparato il Palio con l'idea di correre con Portorose. Poi cosa è successo e come sei arrivato alla scelta di Calliope da Clodia?
"C'è stata l'interruzione del mio rapporto lavorativo con la Scuderia che prepara e allena Portorose. A quel punto né io né Moncalvo ce la siamo sentita di prenderlo. Avevo visto Calliope nelle corse allo stadio ad Asti a luglio e mi era piaciuta molto. Siamo andati decisi su di lei e abbiamo avuto ragione."

Arriva il venerdì mattina del Palio, provi Calliope in Piazza, scendi da cavallo e le tue sensazioni quali sono?
"Sono state sensazioni molto buone. Era esattamente come me l'aspettavo, precisa, scattante e con un equilibrio pazzesco. Era la prima volta che la montavo. Ci ero salito sopra solo il giovedì sera dopo le viste, giusto per un paio di giri."

Domenica 2 settembre. Estrazione delle batterie. Con te ci sono almeno 4 dei favoriti della vigilia. Hai temuto di essere di fronte ad un ostacolo difficilmente superabile o eri già consapevole di poter dire la tua?
"Ero consapevole della forza della cavalla, ma anche del livello altissimo del parco cavalli presenti ad Asti. Guardando le batterie non avrei saputo dire in quale avrei preferito essere perché in tutte e tre c'erano almeno tre cavalli difficili da battere per chiunque. Ad Asti c'è stato un parco cavalli con i migliori mezzosangue d'Italia."

Si arriva così alla finale, dove Moncalvo, nonostante la bella batteria, non era visto tra i favoriti. Sentivi di avere le carte in regola già prima della partenza o hai capito di potercela fare solo strada facendo?
"Prima del Palio ero convinto di poter fare benissimo, tant'è che la sera prima, alla cena propiziatoria, nel mio discorso avevo solo detto "domani vinciamo il Palio". Dopo la batteria in cui la cavalla ha faticato un po' e anch'io, non conoscendola bene, ho commesso degli errori, ho avuto qualche dubbio vedendo gli altri molto forti e pensando che sarebbe servito qualcosa in più. Non ci siamo però persi d'animo e abbiamo impostato il Palio come potevamo per fare poi il meglio possibile. Ho capito di poter vincere il Palio nel momento in cui ho risorpassato Tanaro."

Raccontaci le tue sensazioni in quei tre giri, il sorpasso e controsorpasso con Tanaro, la difesa su San Secondo e l'arrivo in volata con Cattedrale. Cosa pensavi in quei momenti e quanto è stato difficile?
"In quei momenti pensi poco, cerchi di essere concentrato e di sfruttare le occasioni che ti si presentano. Quando sono partito davanti ho cercato di prendere subito lo steccato, Don Bosco arrivava forte all'esterno ma la cavalla ha avuto una prima incertezza alla prima curva. Nel primo giro sono stato davanti senza problemi, poi dopo la curva dei box Tanaro mi ha attaccato e superato. Lì penso di aver vinto il Palio perché conoscendo il cavallo sapevo che dopo quello spunto non sarebbe arrivato in fondo. Alla prima occasione infatti l'ho pizzicato e sono riuscito a infilarmi. Poi è subito arrivato San Secondo ma sono riuscito a coprire la traiettoria. Chi mi ha davvero fatto paura è stato Dino (Pes, fantino della Cattedrale) perché veniva su come un treno all'ultima curva. Calliope, però, ha reagito a tutti gli attacchi per tenerli dietro. Il merito della vittoria è suo al 90%. È una cavalla che ha un grande cuore."

Poi l'arrivo, l'esplosione di gioia e le tue lacrime. Come ci si sente a vincere il Palio?
"Non saprei spiegarlo. È il sogno di una vita. Io sognavo di fare il fantino, ma vincere il Palio è ancora più bello. Sono stato ripagato per il lavoro fatto in questi anni e per le brutte parole che mi sono sentito dire."

Domenica, a caldo, hai dichiarato che la Vittoria era anche per chi non ha mai creduto in te. Quanta rabbia c'è in quelle parole e cosa ti senti di dire ora dopo esserti preso la tua personale rivincita?
"Li ringrazio perché senza quella rabbia non sarei mai riuscito a vincere in questo modo."

In chiusura uno sguardo al futuro, al 2019 di Federico Arri. In quale scuderia lavorerai e, alla luce delle parole di ieri di Raimondo che ci ha dichiarato che provare a fare doppietta con te e Calliope sarebbe bello, pensi di ripartire da Moncalvo o vorresti provare una nuova sfida con altri colori?
"Per la scuderia sinceramente non so ancora. Voglio guardarmi attorno e aspettare l'occasione giusta per poter poi lavorare sereno. Io in questo momento sono il fantino di Moncalvo. Vediamo cosa succederà nell'inverno e poi valuterò cosa fare. Non escludo nulla perché sono cose a cui penso sia giusto pensare a mente fredda. Non voglio né dire di voler andare via né dire di voler restare lì. Bisognerà guardare e capire la situazione reale e poi si prenderà la decisione."