giovedì 10 settembre 2015

Gingillo vince a Castel del Piano

tissima gente ha assistito ad una festa senza troppi sorrisi a causa degli infortuni di Montiego e Quativoglio. La Contrada del Poggio, vince, anzi, stravince un Palio con Giuseppe Zedde su Quasimodo di Gallura, giunto al canape, ieri sera, in ottime condizioni, cresciuto sicuramente nelle ultime 48 ore, grazie all’ottimo lavoro di una stalla che, probabilmente, ha giocato un ruolo importante. Pur vero che Quasimodo di Gallura era tra i favoriti, altresì, ci è sembrato, già ieri mattina un cambiamento delle sue condizioni, non solo estetiche. Giuseppe Zedde (Gingillo in quel di Siena e nei Pali di provincia), ci ha messo del suo, infilando la distrazione del Siri (Borgo) e Sanna (Storte), proprio nel momento in cui riceveva l’ammonizione dal “docile” mossiere Milone, per non avvicinarsi quasi mai al canape, tentando di fiancare ingambato.

E proprio così ha fatto il buon Giuseppe, che ha “infilato” a diritto il corridoio (enorme) che Borgo e Storte avevano per un attimo lasciato dopo un’ora di “tira…tira…paro io che pari tu…”. Se all’inizio sembrava una bella “apparecchiata” per il Poggio, visto anche il triste e rispettoso ritiro del Monumento, a nostro avviso, in particolar modo dopo una breve sospensione della corsa causa intervento sanitario per leggero malore, la situazione alla mossa ha dato l’idea di una evoluzione che dava l’impressione che ognuno facesse la corsa a se. “E ci mancherebbe altro!” han detto in molti, anche “esperti”. Tant’è che, dopo pochi tempi di galoppo, Quasimodo di Gallura ha salutato i suoi colleghi, regalando subito due  lunghezze a Quativoglio (Borgo) e una in più  a Radeski (Storte).

Una corsa senza storia, dove il lavoro del Poggio, le strategie, il cavallo, la stalla e, ovviamente, il fantino, sono state nettamente superiori. Un giro, due e mezzo e poi, Quativoglio (proprio della scuderia Zedde), cedeva nella curva che risaliva alla mossa, rimanendo infortunato, col Siri in terra ed il mezzosangue fermato dagli addetti poco dopo la mossa. Mancava più di un giro che il Poggio compiva ad un galoppo poco più accennato, con grande vantaggio sull’unica contrada a seguire, le Storte, tagliando il traguardo in solitudine e conscio dell’accaduto.

Una corsa senza storia, dove il lavoro del Poggio, le strategie, il cavallo, la stalla e, ovviamente, il fantino sono state nettamente superiori.

Un Palio che da quattro, si è corso in tre per poche centinaia di metri, per poi concludersi in due con la gioia dei contradaioli giallo verdi, ma dal sorriso strappato per gli infortuni ai cavalli di questo Palio, dove la sfortuna ed il destino ci hanno messo molto del proprio, (troppo!), vanificando parte delle gesta di attenzione che le Contrade, tutte, a Castel del Piano hanno mostrato.

La mattinata aveva tolto il sorriso alla Contrada del Monumento, la sera l’ha strappato crudelmente a quella del Borgo. Ma è la Festa a non sorridere, pur nei giusti canti di vittoria del Poggio.

Questo nulla deve togliere a chi ha vinto, nemmeno con l’assenza del Monumento alla mossa. Certamente possiamo dire che sarebbe stata un’altra corsa, e lo diciamo convinti. Quattro contrade divise a coppia per rivalità, creano situazioni ben diverse; lo sappiamo benissimo. Una Contrada corre sempre, e sappiamo benissimo anche questo. Ma non dobbiamo togliere parte del significato del Palio ed il lavoro di chi lo ha reso vincente: il Poggio col suo decimo Palio dell’era moderna (dal 1968). E questo non deve togliere nulla a nessuno.

Sono anche i momenti dove, anche senza il sorriso, dobbiamo essere vicini alla Festa, quando tutto vien fatto per tutelare e migliorare i protagonisti. Saranno giorni difficili, probabilmente, visti i precedenti anche dei giorni scorsi.

Non è una difesa, ma l’impegno a far capire, senza urlare sguaiati come spesso altri fanno, l’amore per gli animali che donano valori di vita a tutti: in ogni momento. Sempre.

(fonte immagini: Il Tirreno - Amiatanews)