giovedì 2 aprile 2015

Bera: cambiamo il rito del giuramento, i rettori devono lealtà solo al popolo che li ha eletti





Una proposta per riformare le imminenti cerimonie della Festa Patronali, in maniera tale da renderle più aderenti alla storicità e alla bellezza del Palio astigiano.

E' quanto proposto da Gianluigi Bera, membro del Consiglio del Palio, in un progetto inviato all'Ufficio Palio e al Collegio dei Rettori, che stanno valutando in questi giorni la proposta.
"Nell’attuale formula risulta del tutto incongrua e pleonastica la cosiddetta “Investitura dei Rettori”, durante la quale il Sindaco, agendo come un antico sovrano, conferisce ad essi quell’autorità e quella dignità che è invece affidata loro dall’Assemblea dei popoli che li hanno prescelti e democraticamente votati - afferma Bera - così come è antistorico il Giuramento mediante il quale, decoubertianamente, i Rettori sono chiamati a “correre il Palio con lealtà ed onore”. Il Palio è a tutti gli effetti una “guerra per gioco”, ed in quanto tale lealtà ed onore sono dovuti, da parte dei generali che la combattono, unicamente alle schiere da essi guidate".
Visto che il Palio non è una Festa inventata ma una tradizione di lungo corso, secondo Bera bisogna capire cosa fare andando a vedere nella storia cittadina.
A partire dal tardo medioevo e fino all’inoltrata età moderna, i Borghi cittadini, godono di ampia autonomia istituzionale e gestionale. Sono governati da Rettori con mandato annuale, eletti dall’Università (Assemblea plenaria) dei borghigiani residenti e aventi beni registrati nel Catasto del Borgo di riferimento. Il Rettore appena eletto pronunciava la “Sigurtà”, acconsentendo che il Borgo potesse rivalersi su tutti i suoi beni mobili ed immobili in caso di illeciti finanziari o ammanchi di cassa a lui riconducibili, e davanti all’Università (assemblea) riunita pronunciava la solenne “promissione” impegnandosi a tutelare in ogni sede gli interessi del Borgo, purché questi non fossero in contrasto con le norme Statutarie comunali vigenti o in disservizio verso il Governo cittadino.
Alla luce dei dati storici e della realtà attuale, una cerimonia anche simbolica di “giuramento ed investitura” dei Rettori della Città di Asti non può che riferirsi ai seguenti, irrinunciabili punti fermi:
I Rettori sono nominati dall’Università (assemblea plenaria) dei rispettivi Popoli, da cui ricevono autorità e mandato;
I Rettori sono autonomi nella gestione delle loro attuali competenze, sia pure nel rispetto dei Regolamenti e delle Leggi vigenti, tanto comunali quanto nazionali;
I Rettori devono “lealtà ed onore” ai rispettivi Popoli; devono rispetto ai Popoli avversari; devono osservanza al Comune ed alle autorità costituite.
I Rettori sono dunque i governatori pro tempore dei Rioni, Borghi e Comuni limitatamente alle cose inerenti il Palio; sono investiti degli onori e degli oneri della carica dall’Assemblea che li ha eletti. Il Sindaco non può fare altro che prendere atto della volontà popolare senza pretendere di sostituirsi ad essa, nemmeno a livello simbolico o rituale. I Rettori possono essere tenuti a giurare fedeltà, lealtà ed onore nei confronti del Popolo che li ha prescelti e nominati, oltre che il rispetto dei Regolamenti cittadini e degli Statuti palieschi."

LA PROPOSTA
Secondo Bera, l’investitura di ogni Rettore, atto simbolico di conferimento dell’autorità e della dignità di mandato, deve essere fatta da un rappresentante dell’Assemblea del proprio rione o borgo. "Si propone l’istituzione ufficiale di tali rappresentanti, che avranno il nome antico di Eletti del Popolo. Oggi già diversi Comitati un “borghigiano dell’anno”, che può egregiamente assolvere al compito. Ma sarebbe suggestivo e coinvolgente se tutti i rioni ed i borghi, qualche tempo prima della Festa di San Secondo, si congregassero in assemblea (magari proprio il primo Giovedì dopo la Domenica in Albis, data antica del Palio) e ancora meglio in una festa conviviale per nominare il proprio Eletto del Popolo. Scegliendolo tra chi, nell’arco dell’anno, si sia particolarmente distinto per fedeltà, attaccamento ai colori, abnegazione, lavoro svolto etc. etc. Ovviamente senza vincolo di età o di iscrizione al Comitato: può essere per esempio il giovane tamburino che non si è mai perso un allenamento, un’uscita o una gara, o la nonna che non ha la tessera ma che c’è sempre quando si tratta di cucire, cucinare o riordinare la sede. La carica di Eletto del Popolo, ovviamente, è puramente simbolica ma molto onorifica, perché il prescelto ha l’incarico di rappresentare tutto il Rione o il Borgo in un momento importantissimo dell’annata paliesca, e sarà lui ad eseguire materialmente l’investitura simbolica del proprio Rettore, e a riceverne il simbolico omaggio come più oltre specificato.
Per quanto riguarda i Comuni, la cosa è leggermente diversa all’atto pratico. Poiché ogni Comitato Comunale riceve la cosiddetta “municipalità” andando a rappresentare l’intero paese o città di appartenenza, può essere solo il Sindaco ( o suo delegato) di quel paese o di quella città ad investire il Rettore e a riceverne l’omaggio.".
L’attuazione pratica della proposta può dunque avvenire nel seguente modo.

Investitura ed omaggio dei Rettori
Gli Eletti del Popolo si schierano sul Palco in tre tornate a gruppi di sette, secondo l’ordine di sfilata in vigore, a cominciare dal primo; solo i Comuni saranno raggruppati nell’ultima tornata, poiché secondo gli antichi Statuti del Palio essi partecipavano per ultimi alle cerimonie ufficiali in segno di deferenza e distinzione. Gli Eletti sono vestiti in borghese, ma indossano il Fazzoletto del proprio Rione e portano al collo il medaglione della Dignità Rettorale. Se possibile, sarebbe suggestivo che ognuno fosse scortato dal proprio Vessillo e vessillifero. Il Maestro di Palazzo (impariamo a non chiamarlo speaker) presenta ad uno ad uno gli Eletti, magari enunciandone i meriti che hanno portato alla loro nomina. Dopo di che chiama i Rettori corrispondenti, enunciandone il nome.
Terminata la presentazione, sempre con la guida del Maestro di Palazzo, i Rettori si inginocchiano davanti al proprio Eletto. Al rullo dei tamburi, l’Eletto si toglie il medaglione e lo pone al collo del proprio Rettore. Subito dopo avviene l’Omaggio, spiegato dal Maestro di Palazzo. Il Rettore inginocchiato mette le sue mani giunte tra le mani a coppa che gli porge l’Eletto, il quale le racchiude in simbolo di accettazione dell’impegno e della fedeltà che il Rettore dispensa al proprio Rione o Borgo.
La cosa si ripete con la seconda tornata di rioni o borghi, e la terza dei Comuni, che eseguono lo stesso cerimoniale con i Sindaci ( o loro delegati) in luogo degli Eletti del Popolo.
Terminata la cerimonia dell’Investitura e dell’Omaggio segue il giuramento, che può svolgersi nella modalità attuale ma con una formula rivista, in cui, all’invito del Maestro di Palazzo, i Rettori giurano di svolgere il loro mandato con fedeltà, lealtà ed onore, nel rispetto degli antichi e vigenti Statuti del Palio e della Città.