lunedì 2 maggio 2011

Don Gallo: "Ripensare alla Festa per integrare tutti"


Don Giuseppe Gallo riceve il Palio 2009 dalle mani del sindaco

San Secondo: "perpetuo sindaco celeste" di Asti, secondo una vecchia tradizione, martire romano a cui gli astigiani sono sempre molto devoti. E nel suo nome (e con la sua effige) che si corre il Palio. E a lui la città si è sempre appellata nei momenti di difficoltà: non sono poi così lontani i tempi in cui, nel 1526, la milizia astese capeggiata da Matteo Prandone, confortata dalla visione celeste di San Secondo trionfante a cavallo, riuscì con impeto a rompere l’assedio dei lanzichenecchi di Maramaldo, gli stessi che l’anno dopo saccheggiarono Roma. Oggi le cose paiono un po’ cambiate, ma l’immagine, e il fascino di questo antico legionario Romano su di noi è ancora forte, come ci spiega Don Giuseppe Gallo, parroco della parrocchia che porta il suo nome.
Don Gallo, queste celebrazioni 2011 arrivano in un momento difficile per la nostra città, si parla di sfratti, di occupazioni, di emergenze sociali ed economiche.
I tempi facili, in realtà, non ci sono mai stati. Ma è proprio il senso di comunanza, di comunità, il senso più vero che dovrebbe trasparire da queste Feste Patronali. E' la città che si riunisce attorno al proprio Santo per trovare una forza tale da permettergli di uscire da queste difficoltà.
Ma la città è parecchio cambiata: ora ad Asti non abitano solo più cattolici.
Questo è un dato oggettivamente vero, come oggettivo è il fatto che parlando a una società sempre più multietnica, il rischio di legare le celebrazioni solo a un Santo cattolico può non unire tutti. Sarà mio compito, in futuro, e quello dell'amministrazione, trovare un modo per ripensare la Festa in maniera tale da integrare alla nostra città e alla nostra celebrazione chi è di una radice culturale diversa dalla nostra.
Cosa significa per lei San Secondo?
Un Santo, un martire romano, patrono della città e della diocesi. Un simbolo sotto il quale molte anime in passato si sono unite e hanno trovato speranza.
Il suo augurio per queste feste patronali?
Quello che faccio ad ognuno è trovare il senso più vero della propria esistenza. Fermarsi a riflettere un momento su quello che noi possiamo veramente apportare a una causa comune. E di questi tempi ce ne sarebbe davvero bisogno.