venerdì 13 maggio 2011

Bagnadentro: "Sindaco entusiasta del mio progetto per il Palio, ora dov'è quel consenso?"


Questa Giunta non ha mai pensato veramente al Palio, bensì si è occupata dell'ordinaria amministrazione e ha lasciato che la nostra manifestazione se la cavasse da sola in tutti questi anni”. 
E' questo il commento che il consigliere comunale in forza al Partito Democratico, ed ex capitano del Palio Paolo Bagnadentro dà della politica in merito alla gestione della più importante festa astigiana.
Bagnadentro, che è stato per molti anni Capitano del Palio (dal 2001 al 2005), durante il suo mandato aveva creato un progetto di rilancio globale della manifestazione, che doveva portare a un ripensamento totale del modo di intendere il Palio.
Il progetto, che venne discusso in Consiglio del Palio, non trovò i riscontri unanimi dei vari rettori e nel 2006 gli costò la rielezione ai vertici dell'organizzazione paliesca.
Bagnadentro, qual'è la tua aspettativa per il futuro della manifestazione?
Il Palio, ora come ora, è solo un evento che catalizza l'attenzione del pubblico su una giornata, al massimo due e così formulato, non potrà mai diventare un motore attivo per l'economia della nostra città. Non possiamo pensare di tenere il Palio così com'è: la nostra Festa è essenzialmente cultura, e deve partire da alcuni capisaldi ben definiti che devono diventare parte essenziale della nostra tradizione. Lo storico del Palio Gianluigi Bera ha formulato alcune caratteristiche proprie del Palio astigiano, a partire dallo spostamento della data, che non deve essere più a settembre, in concomitanza con il Festival delle Sagre, ma nel mese di maggio, dove anticamente veniva corso.
Bertolino ha parlato di un'ente pubblico privato per il futuro della manifestazione.
E' questa un'idea che avevo già proposto io nel mio progetto. E' ovvio che nel momento in cui il Palio diventerà veramente una Festa totale, ci sarà bisogno di un'ente che possa catalizzare sull'evento tutte le attenzioni degli attori economici della città.
Molte volte si dice che il Palio vada bene così alla città.
Ma queste tante volte è stato un alibi per non cambiare. La nostra città ha le potenzialità per creare una Festa davvero diversa e che possa diventare un punto di riferimento a livello nazionale.
Nei tuoi primi anni di mandato, avevi lanciato anche l'idea di una sorta di “September Fest”: ovvero un mese di celebrazioni nella città che unissero il Festival della Sagre, la Douja e il Palio.
Sì, all'inizio pensavo che Sagre e Palio fossero compatibili  ma sbagliavo: sono due grandi poli di attrazione turistica e culturale per Asti, ma nello stesso tempo sono due manifestazioni che hanno poco da dirsi l'un l'altra. Invece, l'idea di un September Fest potrebbe essere applicata a una riformulazione delle Sagre: magari estendendo i giorni della manifestazione a due week end, e creando un percorso per la città distribuendo gli stand delle pro loco per le varie vie e piazze di Asti.
Come è possibile creare le condizioni perché ciò avvenga? 
Serve un percorso di tipo politico ed amministrativo, dove l'amministrazione si faccia carico delle responsabilità che una scelta di questo tipo comporta. Ma da un sindaco che ha vinto le elezioni con il 70% dei voti  mi aspettavo qualcosa di più che l'ordinaria amministrazione. Quando ho lanciato l'idea del “Palio che vorremmo”, Galvagno aveva detto che era un'idea finalmente nuova meritevole di essere appoggiata. Dove è finito ora quel consenso?