giovedì 13 aprile 2017

I Temi del Corteo storico 2017: Baldichieri, Tanaro Trincere Torrazzo e Cattedrale


Continua, con la sua penultima puntata, il giro di presentazioni dei temi del corteo storico del Palio 2017. Oggi andiamo a scoprire cosa rappresenteranno in sfilata il Comune di Baldichieri, il Borgo Tanaro Trincere Torrazzo ed il Rione Cattedrale.

Ricordiamo ancora che tutti i temi, dopo essere stati presentati, vengono inseriti nell'apposita sezione della pagina del menù "Verso il Palio...2017", così da restare sempre consultabili e a portata di click in qualunque momento.



COMUNE DI BALDICHIERI

Il mercato astese e la pietra del banco del pesce


Nel Quattrocento, la collegiata del Santo è anche conosciuta con il nome di chiesa di San Secondo dei Mercanti, perché fa da sfondo alla fiorente attività commerciale che si tiene sulla piazza antistante e nelle vicine botteghe, presso le quali è possibile trovare ogni tipo di merce. Fabbri, calzolai, spadari e armaioli, vasai, tessitori e sarti, mobilieri e intagliatori, vetrai e orafi, producono ormai non solo prodotti di lusso per le corti, ma anche oggetti per l’uso quotidiano del popolo. I migliori artigiani del contado si trasferiscono in città in modo da essere vicini al mercato e venire tempestivamente informati di ogni tipo di novità. Il mercato diventa così un luogo animatissimo e gli scambi sono un forte richiamo non solo per i ricchi signori, ma anche per persone di ogni ceto e rango. La piazza è, inoltre, fonte di attrazione anche per i venditori provenienti da località lontane. Non manca, infatti, il commercio di prodotti orientali, i quali suscitano grande attenzione e curiosità. La giornata, già alquanto vivace di suo, può essere ulteriormente ravvivata da un rituale a dir poco infamante: la “dichiarazione di fallimento” per condannare bancarottieri, commercianti e debitori insolventi. I “falliti”, beffeggiati e offesi, sono costretti, con la sola camicia e in braghe (in alcuni casi a natiche scoperte e testa rasata) a sedersi violentemente sulla “pietra del vituperio” pronunciando ripetutamente ad alta voce la frase “cedo bona” (rinuncio ai miei beni). Questo tipo di pena, più morale che fisica, è ritenuta efficace perché non ha il solo scopo di esporre a pubblico ludibrio l'insolvente o il fallito, ma serve a mettere tutti a conoscenza del fatto che il soggetto è un pessimo pagatore e che bisogna guardarsi da lui per prudenza. Nei giorni di mercato, i più affollati, per la punizione viene utilizzata, non a caso, la pietra del banco del pesce, allo scopo di enfatizzare il disonore. Su tale pietra viene inflitta questa pena infamante che, seppur lasciando in vita il condannato, ne causa la morte sociale.
Il Comune di Baldichieri intende rappresentare alcuni momenti del mercato astese ed il rituale della pena di “dichiarazione del fallimento” sulla pubblica piazza.



BORGO TANARO TRINCERE TORRAZZO

La Fontana della giovinezza

Su alcuni capitelli dell'Insigne Collegiata di San Secondo in Asti sono scolpite due colombe che si abbeverano presso una fontana zampillante. La riflessione sul simbolismo del potere salvifico e rigenerante dell'acqua, che nel Battesimo cristiano è fonte di vita eterna per l'anima, durante il Medio Evo acquisì anche significati profani, portando alla parallela elaborazione del mito della Fontana della Giovinezza. Della sua origine si trovano tracce già in testi di epoca classica, ma la sua definitiva affermazione nell'immaginario collettivo medievale si deve soprattutto alla falsa "Lettera del Prete Gianni" diffusa in Occidente a partire dal 1165. In essa, tra le tante meraviglie di un lontanissimo ed opulento regno cristiano, si descriveva appunto la miracolosa fontana del palazzo del sovrano, le cui acque avevano il potere di ringiovanire i corpi e di garantire salute e lunga vita. Il mito fu ripreso prontamente dallo scrittore Chrétien de Troyes in alcuni dei suoi romanzi cavallereschi, diffondendosi in seguito nella letteratura cortese e nelle arti figurative, in quei "libris qui romani vocantur", che il cronista Guglielmo Ventura testimonia fossero molto diffusi in Asti, e nelle decorazioni degli oggetti di lusso di provenienza francese posti in vendita "sub purticu Merzarie" nel mercato del Santo. Nel 1395 il marchese Tommaso di Saluzzo compose Le Chevalier errant, uno dei più importanti romanzi cavallereschi dell'epoca, nel quale la Fontana della Giovinezza occupa un ruolo centrale. Fu proprio il figlio di Tommaso, Valerano, a far tradurre in immagini le descrizioni della Fontana scritte dal padre: negli splendidi e celebri affreschi del Castello della Manta presso Saluzzo, eseguiti nei primi decenni del Quattrocento, una folla di personaggi vecchi e malati accorre per immergersi alla sorgente miracolosa, uscendone poi ringiovanita e ridente, pronta a tuffarsi con rinnovato ardore nelle schermaglie amorose.



RIONE CATTEDRALE

Et ego scripsi…
Donne e affari nei protocolli notarili dell’Archivio Capitolare

Il Capitolo della Cattedrale ha sempre rappresentato per gli abitanti del Recinto dei Nobili un punto di rifermento non solo per la cura delle anime, ma anche per la stesura di atti civili che definivano rapporti personali ed economici tra gli esponenti della ricca aristocrazia astese. Tra le carte custodite nell’Archivio Capitolare di Asti, si ritrovano infatti numerosi documenti notarili che testimoniano l’importante ruolo dei membri del Capitolo nella redazione di testamenti, donazioni, vendite, atti di dote e prestiti. Alla presenza di testimoni, i notai, presbiteri e capellani della Cattedrale, si occupavano della corretta stesura dei documenti per una vasta clientela, per la maggior parte maschile ma anche femminile: mogli, figlie, vedove o anche religiose, che si rivolgevano al Capitolo per siglare vendite e prestiti, fare testamento o comparire in qualità di testimoni o beneficiarie. Le donne astigiane sono, infatti, parte attiva della vita economica e possono anche gestire i patrimoni per conto della loro famiglia: è il caso di Smeralda Buneo, che con il consenso del marito ricorre al Capitolo per redigere l’atto di vendita e di affitto di alcuni terreni. Anche donne di giovane età possono sottoscrivere donazioni: è il caso di Catalina Pelletta che nel 1371 dona tutti i suoi beni mobili e immobili ad Agnesina Turco, impegnandosi a rispettare questa donazione quando avrebbe compiuto la maggiore età. I padri si rivolgevano al Capitolo per stabilire l’ammontare della dote per la propria figlia che veniva trascritta nelle carte dotis: Agostino Malabayla assegna alla figlia Iohannina una dote di centocinquanta genovini “di buon oro e di giusto e legale peso”, somma che sarebbe stata poi restituita alla moglie alla morte del coniuge. La donna astense è spesso nominata, all’interno di testamenti, tutrice e gubernatrix dei suoi figli, come nel caso di Linora Pelletta, che eredita dal marito somme importanti di denaro, gioielli e tessuti. I ricchi commercianti e banchieri astigiani, impegnati per lunghi periodi lontano dalla loro patria, per la gestione dei propri beni ricorrevano alle mogli, le sole a godere della fiducia completa del proprio sposo. Il rione Cattedrale vuole far rivivere le figure di queste importanti donne del Recinto dei Nobili che, con i beni che ne rappresentano il potere, si rivolgono al Capitolo per legalizzare i loro atti.