Terzultimo giro di presentazioni dei temi del corteo storico 2017 quest'oggi sulle pagine del Canapo. Nelle prossime righe andremo a scoprire cosa verrà rappresentato in sfilata dal Comune di San Damiano, dal Comune di Moncalvo e dal Borgo Don Bosco.
Ricordiamo ancora che tutti i temi, dopo essere stati presentati, vengono inseriti nell'apposita sezione della pagina del menù "Verso il Palio...2017", così da restare sempre consultabili e a portata di click in qualunque momento.
COMUNE DI SAN DAMIANO
La simbologia medievale della luna tra scienza, misteri e credenze
Per l'uomo medievale la luna racchiudeva molti significati: era legata alla donna, alla fertilità, alla morte e alla rinascita. Inoltre, era un simbolo di processi ciclici. Nell'iconografia sacra la luna era associata alla Vergine Maria, raffigurata con la falce di luna, il principio femminile che porta la luce nel buio della notte.
Secondo alcuni studi, il 30 agosto 1168 si verificò il lunistizio (massima declinazione lunare che si verifica ogni 18 anni e mezzo) e su questo particolare asse di orientamento lunare fu impostato il progetto architettonico della chiesa di Santa Maria di Vezzolano, di fondazione agostiniana: proprio Sant'Agostino aveva teorizzato il ruolo della luna come simbolo mariano della chiesa.
Ma fin dai tempi più antichi nelle credenze popolari le fasi lunari influenzavano tutti gli aspetti della vita umana: alla luna nuova o nera, magica ed esoterica, si imputavano presagi, guarigioni dalle malattie e stregonerie; il suo passaggio rappresentava uno dei momenti più intensi dell’intero ciclo lunare. La luna piena invece, associata ad un cerchio o ad una ruota, simboli di fortuna e del trascorrere del tempo, era collegata al parto, alle nascite e alla raccolta delle erbe officinali. La luna crescente era considerata di buon auspicio per la semina delle colture e delle messi, di cui poteva influenzare positivamente la maturazione; per la loro forma a mezzaluna anche le corna di toro furono considerati simboli lunari e associati al ciclo della vita e della fertilità. La luna calante segnava la fine della raccolta delle uve e dei frutti che, attraverso il processo di distillazione, davano vita ad estratti racchiusi in misteriosi alambicchi.
Le fasi lunari avevano un rilievo importante anche in tutti i processi alchemici, che associavano la falce sottile della luna al principio femminile in opposizione al sole, principio maschile.
Gli astronomi del Medioevo catalogarono e raffigurarono le costellazioni, attribuirono nomi alle stelle, misero a punto calendari più accurati con strumenti di misurazione, studiarono le eclissi e raffinarono le mappe che tracciavano i movimenti celesti. Riuscirono a determinare la posizione della luna e dei cinque pianeti visibili a occhio nudo per qualsiasi momento del giorno e della notte, un prezioso aiuto per i naviganti. Osservando la posizione dei corpi celesti era anche possibile determinare l’ora del giorno e tenere aggiornato un calendario. Il corteo rosso blu rappresenta la simbologia lunare attraverso simboli astronomici, oggetti e strumenti di misurazione riferiti a studi e tavole dei primi anni del Quattrocento.
COMUNE DI MONCALVO
Il cervo dei Monferrato: emblema di potenza
Esiste un animale che caratterizza a livello iconografico tutto il percorso dinastico dei Marchesi di Monferrato: il cervo. Presente già all’epoca dei primi Aleramici, sotto la dinastia dei Paleologi diventa animale di corte per eccellenza. Nei bestiari il cervo viene descritto come una creatura benefica, purissima e caparbia, simbolo di Cristo e spesso veicolo di miracoli e prodigi: Sant’Eustachio si convertì al cristianesimo dopo aver visto il crocifisso tra le corna del cervo che stava cacciando. In epoca medievale presentare il cervo nel blasone familiare non era consueto, essendo un simbolo cristologico.
È peculiare, pertanto, che il cervo figuri nel cimiero dei Marchesi di Monferrato: un braccio armato di spada posto tra due corna di cervo e un’aurea corona. Nella sua Historia Montis Ferrati, Benvenuto San Giorgio esalta le virtù del cervo comparandole alle caratteristiche della casata marchionale, quali l'amicizia, perché i cervi si aiutano l’un l’altro per superare le difficoltà, e l'astuzia nel fuggire gli avversari. Il cervo non è solo figura araldica, ma anche una presenza stabile alla corte dei Monferrato, dove dimora in cattività nei fossati dei castelli tra i quali l’oppidum Montiscalvi. La sua presenza è anche testimoniata nei dipinti parietali e sui soffitti delle residenze marchionali, come a Casale, dove si trovano affreschi di cervi accosciati, con balzana di Monferrato al collo e racchiusi in recinto. Il cervo è una delle figure animali più riprodotte nelle opere d’arte quattrocentesche, dai disegni del Pisanello a quelli di Giovannino De’ Grassi. Nel Duomo di Casale Monferrato si trova un interessante bassorilievo raffigurante un cervo, che diventa anche oggetto di decorazione di reliquari, pissidi, acquasantiere e porta ceri.
La figura del cervo è usata dai Marchesi di Monferrato quale simbolo di potenza nelle monete, nei gioielli e in qualsivoglia insegna di sovranità. Anche nelle sempre più elaborate feste di corte, il cervo dei Monferrato è esaltato dai teatranti che personificano l’animale, ma anche dai signori che indossano particolari maschere per rendere omaggio al nobile amico, che si crede si lasci sedurre dal suono di una bella voce o dall'armonia di uno strumento musicale.
BORGO DON BOSCO
La duchessa Maria di Clèves, signora di Asti
Maria di Clèves, terza moglie di Carlo, duca d'Orléans, figlia di Adolfo primo duca di Clèves e di Maria di Borgogna, e nipote di Giovanni senza Paura, il 6 novembre 1440 sposò a 14 anni Carlo d'Orleans (quasi cinquantenne) che, caduto prigioniero degli Inglesi nel 1415 nella battaglia di Agincourt, poté pagare il riscatto dalla prigionia (200.000 scudi d'oro) proprio grazie alla dote di Maria. Il matrimonio, avvenuto a Saint-Omer, è raffigurato in un arazzo del XV secolo conservato a Bruxelles. La sposa incoraggiò la propensione letteraria del marito e la loro corte di Blois fu animata da artisti, poeti ed eruditi che formarono una sorta di accademia letteraria. Nel 1470 molti dei componimenti poetici di Regnaud le Queux e Robert du Herlin, composti in onore della duchessa, furono riuniti in una raccolta andata perduta. Anche la duchessa compose alcune poesie e due rondeaux, che sono giunti fino a noi ("L'abit le moin ne fait pas" e "En la forest de longue actente"). Alla corte di Maria e Carlo erano presenti molte illustri casate astesi, quali i Ricci e i Malabaila, nonché i nobili Benoit Damien (Benedetto Damiano), coppiere e consigliere di Carlo, ed il poeta Antonio Astesano, che in seguito diventerà comandante del castello di Monterainero in Asti, quando il duca riprenderà possesso dell’Astigiano. La morte di Carlo, il 5 gennaio 1465, lasciò Maria di Clèves con due figlie e l'erede al trono, Luigi, di soli tre anni. Divenne quindi reggente del ducato di Orléans, di Valois, della contea di Blois, di Pavia, Beaumont, Signora di Asti e di Coucy oltre che pretendente al ducato di Milano. Nel 1483 lasciò pieni poteri al figlio Luigi XII, il "padre del popolo" che fu re di Francia dal 1498 al 1° gennaio 1515.
Il corteo giallo blu del borgo Don Bosco rievoca la corte orleanese, animata da poeti ed artisti, e la figura di Maria di Clèves sotto il cui governo Asti conobbe un periodo di pace, prosperità e di sviluppo culturale.