Continua, dopo la presentazione dei primi sei temi che apriranno il Corteo storico del Palio del prossimo settembre, la carrellata sulle rappresentazioni storiche che animeranno la prossima sfilata. Oggi andiamo a scoprire i temi del Rione San Martino San Rocco, del Rione Santa Caterina e del Borgo San Marzanotto.
Ricordiamo poi che tutti i temi, dopo essere stati presentati, vengono inseriti nell'apposita sezione della pagina del menù "Verso il Palio...2017", così da restare sempre consultabili e a portata di click in qualunque momento.
Giochi e passatempi nell'Asti medievale
Giovan Giorgio Alione definiva Asti, sua città, come una "terra de solacz", ossia di divertimenti: infatti, oltre alle feste annuali della corsa del Palio e della processione del Corpus Domini, gli Astigiani coglievano ogni occasione di svago.
Tra i tanti passatempi praticati, con dadi, pedine o carte, un ruolo importante aveva il gioco d’azzardo, più o meno tollerato nel corso dei secoli, ma sempre approvato se svolto nella "baratteria" (casa da gioco), i cui proventi affluivano nelle casse del Comune: ad Asti, infatti, la reva ludi taxillorum (gabella sul gioco dei dadi) nel 1462-1463 fruttava al Duca d’Orleans una delle entrate maggiori. Vista l'impossibilità di controllare o reprimere la tendenza al gioco, esso veniva in genere considerato lecito se praticato in un contesto morigerato e controllato: non si condannava dunque l'azzardo in sé, ma le modalità con cui esso si svolgeva. Il gioco si praticava ovunque: sotto le logge e i portici, ai crocevia delle strade e soprattutto sulle piazze dei mercati, essendo proibito nelle case private, nelle botteghe e nei luoghi semichiusi. Si faceva eccezione per la casa del podestà, in cui, solo in occasione delle festività natalizie, dipendenti e amici potevano giocare ai dadi, alle tavole e agli scacchi, così come riportano gli Statuti astigiani. Secondo il giuramento dei tavernieri, non era permesso giocare nelle locande: i trasgressori venivano puniti con una sanzione di 3 lire astesi e il giocatore doveva pagare un supplemento di 20 soldi. Uno dei giochi più amati, seppur pericoloso per la quiete e la morale pubblica, era quello dei dadi, spesso fonte di liti e disordini. Molto diffusa era la "Zara" (o "Azar"), che consisteva nell'indovinare il punteggio dei tre dadi prima del lancio. I giochi con le tavole venivano considerati, insieme agli scacchi, il tipico divertimento della nobiltà: l'arithmomachia, o ludus philosophorum, consisteva nel creare proporzioni matematiche tra pedine numerate ed era il passatempo privilegiato dalle persone colte. Dadi e tavole non erano gli unici giochi: i bambini e le fanciulle si dilettavano all'aperto con il cerchio e rincorrendosi a "mosca cieca", mentre era riservato agli uomini l'utile e nobile esercizio del tiro alla balestra, di cui si organizzavano frequenti tornei. Vivamente osteggiato era invece il ludus pugillorum (il pugilato dell’epoca), praticato prevalentemente tra le classi popolari.
Il corallo “fiore di sangue” principio di virtù
Il corallo è simbolo di vita nei miti di molte culture, è ornamento ma anche talismano potente per disperdere il male e le disgrazie. Il cristianesimo ha raccolto e assimilato l’eredità di diverse credenze ed ha esaltato il corallo nell’iconografia, trasformando i rossi rami che il mito voleva nati dal sangue della Medusa in prezioso simbolo del sangue di Cristo.
Il colore del corallo ha un significato magico: il rosso si riteneva maschio, il bianco femmina così che, trasformato in “pietra da latte”, reso polvere e disciolto in acqua, veniva ingerito dalle partorienti. Invece quello macchiato era detto “ubriaco” e non aveva proprietà.
I coralli rappresentavano il dono per eccellenza dato alle giovani spose e ai neonati. Era infatti consuetudine far indossare ai neonati pendenti formati da rametti di corallo, ma anche somministrare come medicinale la polvere da esso ricavata per la prevenzione e la cura delle crisi epilettiche, degli incubi e dei dolori della dentizione.
Inoltre si riteneva proteggesse contro i fulmini e il pericolo di morte improvvisa degli infanti; polverizzato e disciolto in acqua serviva per combattere febbri e coliche, per accelerare le doglie oppure per scongiurare l’aborto, diventando così il simbolo della forza rigeneratrice e della fecondità femminile. Mescolato al vino favoriva il sonno, unito ai colliri disinfiammava. Per la sua somiglianza con la forma e il colore dei vasi sanguigni e la sua capacità di solidificarsi, la leggenda vuole che esso sia nato dal contatto di alcune alghe con la testa recisa di Medusa, che avrebbe trasmesso le proprietà del suo sguardo nel corallo stesso; per questa peculiare origine era considerato utile nella cura per le emorragie e le anomalie del ciclo mestruale e come coagulante per ferite, ulcere e cicatrici.
Il corallo pescato in Liguria giungeva ad Asti e da qui era smerciato nel resto d’Europa. Gli orafi, argentieri e “corallari”, lavorandolo realizzavano dei piccoli capolavori molto richiesti, che consentivano ampi margini di guadagno.
Grani rossi di corallo erano utilizzati per realizzare le corone del Rosario. In alcune pale di altare oggetti in corallo – fili di perle o di rametti di notevoli dimensioni – decoravano troni o baldacchini che accolgono Maria e Gesù Bambino.
Il corallo è presente nelle raffigurazioni del Bambino del XIV e XV secolo, quale ad esempio la bella tela della Madonna con Bambino o Madonna delle ciliegie presso l’altare laterale della chiesa di Viatosto.
BORGO SAN MARZANOTTO
Gli Asinari
Gli Asinari sono una delle famiglie più antiche del patriziato medievale astigiano, tra le più influenti e attive nel commercio e in seguito nell'attività di prestito su pegno. Le prime notizie certe sulla famiglia Asinari risalgono alla fine del XII secolo, quando iniziarono ad aprire e gestire attività commerciali nell'astigiano e nel genovese. Lo stemma della famiglia, su uno scudo blu con il bordo rosso e argento, porta al centro una torre d'oro, il cimiero raffigura un asino nascente, il motto, riportato alla base dello stemma, recita "tutto al fin vola". La famiglia, a capo di vaste ed importanti attività finanziarie all'estero, si suddivise in diversi rami: gli Asinari di San Marzano, attivi prevalentemente in Borgogna, gli Asinari di Camerano che scelsero come area d'azione i Paesi Bassi e la Svizzera, i rami di Casasco, di Dusino e di Costigliole. Il feudo di Camerano ebbe come capostipite Tommaso, mentre Guglielmo del ramo di Casasco, forse il più facoltoso, fu attivo prevalentemente in Renania. Gli Asinari seppero creare una fitta età di interessi commerciali che li legavano ad altre numerose famiglie astigiane operanti all'estero. Del ramo di San Marzano, che in Borgogna dalla fine del Duecento godeva dei diritti sulle raffinerie di sale di Salins, Giorgio Asinari con altri soci, aprì banchi in Svizzera, Francia (Orléans) e a Colonia nel quattordicesimo secolo. Il capostipite degli Asinari di San Marzano fu Bonifacio che lasciò tutte le sue ricchezze ai figli Bonifacio e Tommaso.
Dagli Asinari di San Marzano derivarono gli Asinari di Costigliole con capostipite Alessandro e successivamente il fratello Bonifacio, ma questo ramo della famiglia si estinse ben presto a causa della mancanza di eredi maschi.