Foto di Francesco Sciutto - www.francescosciutto.com |
Da oggi, e per tutta la settimana, "Il Canapo" presenterà ogni giorno, a gruppi di tre e seguendo quello che sarà poi a settembre l'ordine di sfilata, i ventuno temi del corteo storico del Palio 2019.
Tutti i temi, poi, verranno inseriti nell'apposita sezione della pagina del menù "Verso il Palio...2019", così da restare sempre consultabili e a portata di click in qualunque momento.
COMUNE DI CASTELL'ALFERO
Valentina Visconti porta in dote la terra di Castell'Alfero
Valentina Visconti, figlia di Gian duca di Milano e dal 1379 signore di Asti, giunse nella nostra città durante il viaggio che doveva portarla in Francia, a Melun, ove avrebbe sposato Luigi di Turenne, conte di Valois e di Beaumont.
Il 25 giugno del 1389 Valentina giunge ad Asti, accompagnata dal cugino Amedeo VII di Savoia, il Conte Rosso; era partita da Milano con la scorta di trecento cavalieri a tutela sua e dell’ingente corredo che portava in dote: un anticipo di 200mila fiorini sulla dote convenuta di 450mila; stoffe pregiate; vasellame ed oggetti artistici in oro, argento, avorio, ambra, corallo, cristallo; preziosi libri miniati; abiti eleganti; rari e pregiati testi; diamanti; smeraldi; zaffiri; rubini, perle.
Nel bagaglio privato, era custodito un mazzo di Tarocchi: un innocente passatempo che in seguito i suoi detrattori presso la corte di Parigi avrebbero strumentalmente utilizzato a supporto dell’accusa di pratiche magiche, di cui la giovane sarà oggetto.
Valentina inoltre ricevette dal padre la Contea di Virtù in Francia, la stessa che ventisette anni prima la madre Isabella aveva portato in dote a Gian Galeazzo, e in Italia la città di Asti con l'intero contado.
L’atto dotale cita tutte le località che erano ricomprese nel territorio di Asti: tra queste anche Castell'Alfero, che viene definita terra ben popolata e chiusa da mura.
Il Comune bianco, azzurro e oro ricostruisce il corteo che accompagna Valentina e la sua sontuosa dote: personaggi di alto lignaggio sfilano indossando abiti e mantelli con strascico, di velluto e seta, arricchiti da ricche passamanerie d'oro e d'argento e da molte pietre preziose. Alcuni recano simboli di abbondanza e fertilità: una ciotola piena di sale, simbolo di saggezza, le uova ad augurare fertilità, una ciotola di farina, metafora della ricchezza, decorate con petali di fiori e chicchi di grano.
Valentina Visconti, figlia di Gian duca di Milano e dal 1379 signore di Asti, giunse nella nostra città durante il viaggio che doveva portarla in Francia, a Melun, ove avrebbe sposato Luigi di Turenne, conte di Valois e di Beaumont.
Il 25 giugno del 1389 Valentina giunge ad Asti, accompagnata dal cugino Amedeo VII di Savoia, il Conte Rosso; era partita da Milano con la scorta di trecento cavalieri a tutela sua e dell’ingente corredo che portava in dote: un anticipo di 200mila fiorini sulla dote convenuta di 450mila; stoffe pregiate; vasellame ed oggetti artistici in oro, argento, avorio, ambra, corallo, cristallo; preziosi libri miniati; abiti eleganti; rari e pregiati testi; diamanti; smeraldi; zaffiri; rubini, perle.
Nel bagaglio privato, era custodito un mazzo di Tarocchi: un innocente passatempo che in seguito i suoi detrattori presso la corte di Parigi avrebbero strumentalmente utilizzato a supporto dell’accusa di pratiche magiche, di cui la giovane sarà oggetto.
Valentina inoltre ricevette dal padre la Contea di Virtù in Francia, la stessa che ventisette anni prima la madre Isabella aveva portato in dote a Gian Galeazzo, e in Italia la città di Asti con l'intero contado.
L’atto dotale cita tutte le località che erano ricomprese nel territorio di Asti: tra queste anche Castell'Alfero, che viene definita terra ben popolata e chiusa da mura.
Il Comune bianco, azzurro e oro ricostruisce il corteo che accompagna Valentina e la sua sontuosa dote: personaggi di alto lignaggio sfilano indossando abiti e mantelli con strascico, di velluto e seta, arricchiti da ricche passamanerie d'oro e d'argento e da molte pietre preziose. Alcuni recano simboli di abbondanza e fertilità: una ciotola piena di sale, simbolo di saggezza, le uova ad augurare fertilità, una ciotola di farina, metafora della ricchezza, decorate con petali di fiori e chicchi di grano.
BORGO VIATOSTO
Ipazia e’ Santa Caterina d’Alessandria?
Il corteo del Borgo Viatosto prende spunto da alcuni studi storici che identificano Santa Caterina di Alessandria d’Egitto con Ipazia, la scienziata egiziana martirizzata nel 415 d.C. Ipazia, matematica, astronoma e filosofa, fu donna di scienza e filosofia, esempio di libertà, della volontà di aprire le menti e di non soggiacere a nessun dogma. Si deve forse ai templari la “cristianizzazione” della figura di Ipazia, martire del “libero pensiero” di cui ammiravano gli studi e le scoperte. Santa Caterina di Alessandria d’Egitto, oggetto di grande devozione nei secoli trascorsi, è rappresentata in un affresco all’interno della chiesa di Viatosto. Aprono il corteo le figure di Ipazia e di Santa Caterina
di Alessandria d’Egitto, legate tra loro per rappresentare il legame di due donne che hanno contribuito con la scienza e l’esempio di vita devota alla definizione di un nuovo ruolo della donna. Una ragazza porta fra le mani una fiaccola, emblema del Faro di Alessandria, una delle 7 meraviglie del mondo antico. Ipazia compare circondata da giovani con rotoli di papiro, simboleggianti i molti volumi della celebre biblioteca di Alessandria ; una dama porta fra le mani un astrolabio - invenzione che consacrò alla storia la studiosa – e alcune damigelle rappresentano le costellazioni.
Giungono quindi le Scienze che tentano di strappare il velo che ricopre il volto dell’Ignoranza. A seguire i resti del corpo di Ipazia rievocano l'orribile fine della studiosa trafitta con pugnali fatti di conchiglie affilate da carnefici forse assoldati dell’ambigua figura del vescovo Cirillo. La seconda parte del corteo è aperta da un cavaliere templare con una grande croce e dalla figura di Caterina d’Alessandria d’Egitto. La Santa, attorniata da ragazze che recano rami di palma, indossa una corona che sottolinea le sue nobili origini. Nel corteo compare poi una parte della ruota dentata, strumento del martirio, che secondo la leggenda si sarebbe rotta uccidendo gli aguzzini. Il quadro è completato da un boia con una spada fra le mani, l’arma con cui venne alla fine decapitata la Santa. Chiude il corteo la riproduzione dell’affresco presente nella chiesa di Viatosto, da sempre fulcro della vita del borgo, raffigurante la Santa nell’atto di presentare una giovinetta all’intercessione della Vergine.
BORGO TORRETTA
Vergini , vedove e donne sposate
Tra la fine del secolo XIII e l’inizio del XIV, anche nella florida Asti, ricca di attività commerciali e bancarie, le donne vengono classificate anche tenendo conto del criterio spirituale della castità, lasciando in secondo piano classificazioni di tipo sociale. Entro il variegato universo femminile, suddiviso in fanciulle, madri di famiglia, donne anziane, regine, contadine, badesse, novizie, ancelle, dame, emergono tre categorie di donne in cui tutte queste figure trovano una propria collocazione come attirate da una forza ordinatrice. Si tratta di tre categorie antiche ed autorevoli, incessantemente evocate dagli scritti di uomini santi e sapienti: le vergini, le vedove e le donne sposate.
Sono tutte donne caste: per scelta di rinuncia, per un evento fortuito o per adempiere virtuosamente al debito coniugale. La vergine è tale non tanto e non solo per l’integrità del suo corpo ma soprattutto per la purezza dei suoi pensieri, lontani da ogni concupiscenza, grazie alla scelta meditata che ha saputo fare e mantenere; un corpo da sempre incontaminato consente alle vergini di incarnare nel modo più completo e perfetto i valori morali che tutte le donne devono perseguire nei limiti e nelle forme consentite dalle loro condizioni. Con la morte del coniuge lo status di una donna poteva rimanere fortemente compromesso; le vedove che avevano un buon patrimonio potevano assicurarsi un posto presso le esigenti comunità delle benedettine, delle cistercensi e in seguito delle domenicane
oppure, se godevano di proprietà e rispetto sociale, avevano ottime possibilità di risposarsi. Ciò non valeva senz’altro per le giovani vedove senza mezzi e per tutte le donne sole e bisognose, in città e in campagna, che potevano al massimo aspirare a entrare nella comunità delle donne di servizio. Le donne sposate dedicano tutte loro stesse alla famiglia come mogli e come madri. L’unità di marito e moglie è anche complementarietà economica : infatti oltre a filare e tessere, occuparsi degli animali domestici, curare e pulire l’abitazione, la donna amministra e conserva quanto il marito produce, guadagna e accumula. Le vergini, le vedove e le donne sposate sono donne caste in quanto la castità ha la sua sede nell’anima pur avendo nel corpo la sua natura.