Foto di Francesco Sciutto - www.francescosciutto.com |
Continua oggi, e proseguirà per tutta la settimana, la presentazione, a gruppi di tre, dei ventuno temi del corteo storico del Palio 2019.
Tutti i temi, poi, verranno inseriti nell'apposita sezione della pagina del menù "Verso il Palio...2019", così da restare sempre consultabili e a portata di click in qualunque momento.
RIONE SAN MARTINO SAN ROCCO
Asti accoglie il suo Signore, Carlo Duca d'Orléans
Il duca Carlo d'Orléans, al termine della lunga prigionia che lo vide trattenuto dagli Inglesi per venticinque anni, reclamò presso il re di Francia la restituzione della contea di Asti, ereditata dalla madre Valentina Visconti.
La contea astese, infatti, godeva di una posizione militarmente strategica e costituiva un importante avamposto per una possibile espansione francese verso i territori lombardi.
Partiti da Parigi, Carlo d'Orléans e la moglie Maria duchessa di Clèves, dopo aver percorso la via Francigena e aver oltrepassato il colle del Moncenisio, le città di Susa e di Torino, fecero finalmente il loro solenne ingresso ad Asti il 26 ottobre 1447, attraverso la porta di San Martino, accompagnati dal proprio seguito, di cui facevano parte gli scrittori astigiani Antonio e Nicolò Astesano.
Il Duca fu accolto trionfalmente dal governatore di Asti, Rinaldo di Dresney, dal Consiglio Generale, dalle principali autorità militari e cittadine, tra cui il marchese Garetti di Ceva, il dottore in legge Antonio di Romagnano, il conte Francesco Roero di Revigliasco, e da molte nobili dame francesi ed astigiane accompagnate dalle loro ancelle.
I duchi d'Orléans sfilarono per le vie di Asti sotto un ricco baldacchino trasportato dai nobili "de ospitio" Bartolomeo Scarampi, Manuele Malabaila, Guglielmo Asinari e dai nobili "de populo" Secondino Natta, Benentino Damiano e Giovanni di Curia. I personaggi deputati a codesta alta funzione furono scelti dal Consiglio Generale, il quale stabilì che costoro, riccamente vestiti, indossassero copricapi e guanti bianchi – pagati di tasca propria – in segno di grande letizia e deferenza per l'arrivo del Duca in città.
Gli astigiani, da sempre devoti alla famiglia d'Orléans, poterono apprezzare e godere del mite e buon governo del Duca, il quale, amando Asti come seconda patria, soggiornò a lungo in città prima di far ritorno in Francia.
RIONE SANTA CATERINA
Le fonti miracolose nella cappella sotterranea della Torre Rossa, luogo di prigionia di San Secondo
Stefano Incisa, cronista e storico astigiano, nelle pagine del “Giornale di Asti”, nonché nell’appendice “Asti nelle sue chiese e iscrizioni”, racconta che nel 1782, in seguito a lavori di ristrutturazione della cappella sotterranea della Torre Rossa - luogo nel quale, secondo la tradizione, venne incarcerato San Secondo - furono ritrovati due pozzetti circolari attorno all’altare, luogo in cui, secondo una tradizione risalente al Medioevo, due piccole sorgenti stillavano l’una acqua salata e l‘altra olio.
Sempre secondo la leggenda, si trattava di liquidi miracolosi e pertanto impiegati per la cura di acciacchi e malanni: pare venissero distribuiti gratuitamente ai malati poveri, che giungevano in questo luogo con la speranza di ottenere sollievo per i loro problemi di salute grazie ad una profonda fede.
Tra il 1250 e il 1300 però i frati del complesso conventuale nel quale sorgeva la Torre Rossa, i Padri Serviti, spinti dalla cupidigia, avrebbero iniziato a far pagare questi liquidi miracolosi.
Gli ammalati poveri che si recavano ad acquistare ciò che le fonti dispensavano pagavano con gli scarsi beni di cui disponevano: prodotti della terra, piccoli animali e cibo sottratto alle loro mense; i nobili invece ostentavano la propria ricchezza e acquistavano l’acqua e l’olio miracolosi pagandoli con gioielli, pellicce e oggetti preziosi.
La leggenda narra che le due fonti, a causa di questo iniquo commercio, si inaridirono per sempre.
Il corteo rosso-celeste ricorda questa tradizione, che celebra la presenza del Santo Patrono all’interno del monumento simbolo del Rione.
BORGO SAN LAZZARO
Angeli e colombe messaggeri di Dio nella storia di conversione e martirio di San Secondo d’Asti
Si narra nella Vita del Glorioso martire s. Secondo (Pila, 1823) : “Raccontano gli Acta Sanctorum che una colomba si posò sul capo a Secondo e che nel passare i due fiumi Tanaro e Bormida Secondo udì la voce d’un angelo che gli facea coraggio a credere in Cristo”.
Nell’anniversario del martirio del Santo, il Borgo San Lazzaro rievoca nel corteo storico la simbologia della conversione al Cristianesimo del soldato romano Secondo.
Angeli e colombe come messaggeri divini sono presenti in molte opere del medioevo astigiano, quali l’ “Angelo annunciante” del 1320 nella casa parrocchiale di Calliano, gli affreschi dell’“Annunciazione” e della “Madonna con il Bambino” del quattrocentesco Maestro di Viatosto o l’“Angelo annunciante” e la “Vergine Annunciata”, conservati in Cattedrale e attribuiti allo stesso autore.
Nell’arte trecentesca e quattrocentesca San Secondo è sempre rappresentato come un giovane cavaliere con la Città di Asti in una mano ed una spada nell’altra, secondo un’impostazione ispirata ai modelli cortesi lombardi: così è raffigurato nell’opera del Maestro della Madonna di San Secondo presente in Collegiata o nel capitello in terracotta che originariamente sosteneva la pala con l’Incoronazione della Vergine nella chiesa parrocchiale di Viatosto, insieme agli angeli ed alla colomba con San Francesco.
Nelle sacre scritture la colomba, simbolo di purezza, è rappresentata con il ramo d’ulivo, messaggera di pace e speranza, ma anche simbolo dello Spirito Santo, come nella leggenda della conversione del Santo Martire Secondo.
Nel corteo si distinguono due figure principali: quella di San Secondo e quella di una dama con un abito che riproduce fedelmente un dipinto del Pisanello. L’abito, nella parte posteriore e nella coda, presenta ali minuziosamente create su modello di quelle di una colomba, simbolo della conversione.
Bianche figure di angeli e dame con raffigurazioni sacre e oggetti liturgici seguono la mistica colomba, mentre il Santo viene simbolicamente scortato dalle allegorie di Tanaro e Bormida in memoria del luogo della conversione e dai nobili astesi, fedeli al Patrono.