Foto di Francesco Sciutto - www.francescosciutto.com |
Continua oggi, e proseguirà per tutta la settimana, la presentazione, a gruppo di tre, dei ventuno temi del corteo storico del Palio 2019.
Tutti i temi, poi, verranno inseriti nell'apposita sezione della pagina del menù "Verso il Palio...2019", così da restare sempre consultabili e a portata di click in qualunque momento.
BORGO TANARO TRINCERE TORRAZZO
San Secondo, la Bretagna ed il “Palladio” cittadino
Il tesoro della Collegiata di San Secondo conserva un antico, bellissimo busto reliquiario in argento con l’effige del
Patrono, che viene esposto ogni anno in occasione dei festeggiamenti a lui dedicati. Oltre ad essere uno splendido
esempio di arte orafa, il busto è anche un’importante testimonianza materiale della nostra storia. Fu infatti donato
alla Città di Asti nel 1485 da Francesco II, ultimo duca di Bretagna. Personaggio cruciale nelle vicende francesi della
seconda metà del XV secolo, il duca era stato uno dei maggiori oppositori del progetto assolutista di re Luigi XI. Dopo
la morte del sovrano, appoggiò Luigi duca d’Orléans e signore dello stato astese nella rivolta militare contro la
reggente Anna di Beaujeu, offrendogli aiuto, protezione e spesso rifugio durante le altalenanti fasi del conflitto. Sono
ignote le ragioni che mossero il duca brétone al munifico dono; ma proprio nel 1485 Luigi d’Orléans elesse
governatore di Asti Francesco conte di Dunois e sire di Longueville, uno dei principali condottieri dell’esercito ribelle.
Si può quindi immaginare che il busto d’argento costituisse una sorta di prezioso viatico affidato al nuovo
governatore per assicurare al ducato di Bretagna la protezione di un santo aristocratico e guerriero come San
Secondo. In ogni caso l’arrivo del busto colpì ed emozionò profondamente gli Astesi, che ne fecero fin da subito una
sorta di palladio civico, cioè di simulacro-talismano dai forti valori simbolici e rituali. Per onorarlo degnamente fu
istituita la solenne processione da svolgersi la Domenica precedente il giorno della festa patronale e del Palio, alla
quale, accanto alle autorità religiose, partecipavano tutte le istituzioni laiche della Città, dal Consiglio Comunale alle
rappresentanze dei borghi, delle contrade, delle arti e dei mestieri. Il busto, issato su una portantina, con un
lunghissimo itinerario percorreva le principali vie cittadine per garantire all’intera comunità la benedizione del Santo
in cui essa si identificava.
COMUNE DI SAN DAMIANO
La simbologia del teschio tra misteri e credenze medievali
Ogni epoca abbonda di simboli legati all’idea della morte come inevitabile destino, ma nel basso medioevo fra tutti
ne spicca uno: il teschio, emblema della vanitas, che ricorreva nelle raffigurazioni di quel periodo storico, simulacro
che ammonisce sulla vanità di ogni cosa terrena e costringe a riflettere sui fini ultimi dell’esistenza. Scavi archeologici
restituiscono talvolta corpi privi del capo: crani venivano prelevati dalle tombe per diventare oggetto di culto da parte
di discendenti del defunto, i quali ritenevano che in questo modo l’antenato li avrebbe protetti Particolare devozione
legava i templari a San Giovanni Battista, decapitato per volontà di Erode Antipa e rappresentato nell’iconografia con
la testa mozzata. E l’etimo latino del termine testa nel significato originale di vaso trova riscontro nelle litanie alla
Vergine vas insigne devotionis. Anche frammenti di ossa asportati dal cranio venivano sepolti a parte o usati come
ornamenti personali o amuleti: se riconducibili a santi, profeti o sovrani si riteneva che avessero poteri magici. Ad Asti
nella Collegiata di San Secondo riposano le reliquie del Patrono della città, secondo la tradizione martirizzato 1900
anni or sono. Il suo corpo con il teschio era conservato nell'antica cripta, ma le incursioni barbariche dei secoli IX e X
ne consigliarono il trasferimento nel Duomo, più sicuro perché collocato all'interno della cinta muraria. Di tale
traslazione non esistono documenti certi, ma in epoca medievale la fabbrica appare intitolata a "Santa Maria e a San
Secondo", il che suggerirebbe la presenza delle reliquie in tale edificio. Secondo il cronista e storico Stefano Giuseppe
Incisa (1742-1819), la traslazione definitiva sarebbe avvenuta sotto l'episcopato di Bruningo il quale, prima di
riportare nuovamente le reliquie del Santo nella collegiata, avrebbe fatto ristrutturare ed ampliare la chiesa,
testimonianza dell'antica devozione al Santo da parte del popolo astese.
RIONE SAN SILVESTRO
I “Mastri Pictori Artifices” della divulgazione dell’immagne del Palio e delle feste astesi
Nelle Feste in onore di San Secondo d’Asti, la corsa dei cavalli è momento unico ed intenso che esalta lo spirito civico
ed il legame con il Santo, simboleggiato dal bravium, il palio dato in premio al vincitore. Nella documentazione
relativa alla dominazione orléanese, viene tramandato per la prima volta il nome di un pittore astigiano collegato
alla realizzazione del bravium, Giovanni Imperiato. Pittore di buona maturità ben remunerato, per aver dipinto le
insegne araldiche del Duca d’Orléans, del Podestà e del Comune sui Palii del 1388 e del 1389 ottiene dal Tesoriere
Ducale Giovanni Tinelli il pagamento di ventiquattro soldi astesi. In seguito, un documento del 20 aprile 1401 attesta
come Giovanni De Fontaines, Governatore di Asti, a nome di Luigi I d’Orléans, ordini a Giovanni Roero, Tesoriere
Ducale, di pagare le spese per la fornitura dei due Palii di quell’anno: il pittore è Mastro Roleto. Anche in questo caso
si riporta nota del pagamento di “sei scudi araldici inseriti in detti Palii dipinti con le insegne del Signore nostro, del
Podestà e del Comune di Asti” e viene così confermato uno schema che rimarrà costante negli anni successivi. Lo
stesso pittore opera nel 1406, quando si ha la prima precisa testimonianza della spesa, sostenuta per la Corsa,
relativa a due pezze di panno “….pro duabus bravibus quorum unum oblatum exitit ecclesia Sancti Secundi de
mercato Astensi, et alium datum ad currendum equo velocior et melius currenti, in Festa Sancti Secundi, protectoris
et patroni civitatis Astensis” (…per due Palii, dei quali uno sarà offerto alla chiesa di San Secondo del mercato Astese,
e l’altro dato al cavallo più veloce nella corsa e miglior corridore nella Festa di Santo Secondo, protettore e patrono
della città astese). Si evidenzia un preciso legame istituzionale fra Palio e Santo Martire. E’ importante rilevare inoltre
che l’inserimento dello stemma del Governatore accanto allo stemma del Podestà segnala la crescente importanza
della città nella diplomazia francese ed europea. L’opera del pittore si ravviva grazie all’esperienza del tardo gotico
internazionale di origine milanese, che giunge con la bottega di Giovannino de Grassi, attivo presso la corte viscontea
ed architetto del Duomo di Milano. Per tradizione e secondo le consuetudini diffuse in molte città, le botteghe dei
Mastri Pinctori di drappi, pezze e insegne vengono localizzatein zone strategiche: in San Silvestro alle falde di
Castelvecchio, presso la via degli Spadari e dell’antica Zecca, accanto alla Chiesa di San Michele e San Maurizio. Il
Rione oro-argento ricostruisce l’attività pittorica agli inizi del Quattrocento, quando gli Artifices (Artisti) creano opere
su commissione, con “tempera magra” o “tempera grassa”, con pigmenti e leganti, con amidi ed emulsioni e
propongono oggetti di elevato livello, apprezzati in tutta Europa. Una splendida vetrina per tali capolavori sono le
feste patronali e quelle del Palio, quando i ricchi artigiani astesi espongono le loro opere in occasione dei cortei legati
ai vari eventi.