giovedì 21 marzo 2013

Gli Stati Generali del Palio: laboratorio di idee o occasione mancata?


Buona partecipazione, ieri sera, in Sala Pastrone per gli Stati Generali del Palio, che hanno visto una trentina di interventi da parte dei vertici del Palio, delle associazioni di categoria, e di tanti paliofili.

Dopo una serata passata ad ascoltare messaggi di diverso tipo, la percezione che si ha nell'aria però è ancora, purtroppo, che il concetto di Palio non sia ancora così diffuso negli strati economici e sociali della città.

Ieri, più che in altre occasioni, risultava netta la distinzione: da una parte il mondo dei Comitati, di chi il Palio lo crea e lo rende possibile grazie a moltissimi sforzi tutto l'anno; dall'altra, i quadri economici e sociali della città legati, a mio modesto parere, ancora troppo all'idea del Palio come semplice "manifestazione" e "rievocazione storica".

Ha detto bene lo storico del Palio Gianluigi Bera nel dire che pensare che il Palio sia una risorsa è già un consistente passo in avanti: di questi tempi, in effetti, non è poco avere la consapevolezza di poter puntare su una specificità tale come il Palio.

Ma il Palio, per essere compreso e vissuto fino in fondo, dai turisti in primis e da tutti quegli astigiani che non hanno imparato la "vita di Palio" girando tavoli o spellandosi le mani con una bandiera, necessita qualcosa di più. Ora, capisco sia troppo facile avere un giornale e utilizzarlo come cassa di risonanza per le proprie opinioni già espresse, tra l'altro ieri sera e che potrete vedere nel video con tutte le altre.

Ma il sentimento più forte, condiviso da molti,, dopo la serata di ieri, è stato proprio quello: prima di "vendere" il Palio, bisogna capirlo. E su questo, gran parte della città che fino ad ora ha visto la sua più importante manifestazione cittadina ( e lo è, se non ci credete andate a spulciarvi i capitoli di bilancio del Comune) con un misto di indifferenza e snobbismo, ha ancora fallito l'appuntamento.

Ora, le contingenze economiche attuali, seppur drammatiche, paradossalmente lasciano intravedere un maggiorinteressamento della città al Palio: se non altro perchè di piani industriali per la città non se ne parla, e dobbiamo accontentarci di quello che abbiamo. Ma quello che abbiamo, quello che ci è stato tramandato nella tradizione, non è poco. Non dobbiamo accontentarci del "palio di plastica" da nessuno nominato in maniera evidente ma da molti sussurrato e intimamente caldeggiato. Il Palio è qualcosa di autentico, di vero e originale per Asti.

E nessun piano di marketing, promozione e comunicazione serio può prescindere da questo: dalla conoscenza intima dell'ontologia del Palio.

In questa ottica, secondo me auspicabile, ben vengano occasioni come quelle di ieri: Palio e ciità sono mondi paralleli a volte vicinissimi, ma che non hanno mai avuto il coraggio di dialogare fino in fondo.

Ieri, spero, che si sia rotto il ghiaccio; si continui così anche in futuro: Palio e città, nel confronto e nell'arricchimento reciproco. Perchè finche il Palio non sara della città, Asti non potrà essere la citta del Palio.


Alessandro Franco