venerdì 12 settembre 2014

Aspettando il Palio 21) Tanaro ... tre domande a Marco Dal Rovere



Per il Comune di Tanaro, il rettore Maurizio Rasero ha scelto Marco Dal Rovere.



Marco,  racconta come sono stati i tuoi inizi nel mondo del Palio e nel tuo comitato?

Sono entrato nel palio da tamburino. Mi sono battezzato nel 1981 e poi pian piano, dal gruppo sbandieratori sono entrato nel comitato. A Tanaro ho svolto qualsiasi carica, da quei giorni ad oggi, l'unico ambito in cui son rimasto fuori è la sfilata.

Cosa rappresenta per te la tua appartenenza a Tanaro?

Tanaro è un paese nel città: si condividono momenti belli e momenti tristi. I lutti, l'alluvione del 1994, tutte le vicissitudini della vita servono a creare un legame tra di noi. Un legame che inizia sui banchi di scuola, continua nelle squadre dove hai militato da giovane, e si ritrova tutti gli anni, in occasione del Palio. E' un modo per ritrovarsi, per stare insieme, e anche per vedere vecchi amici che non vedi da tanto tempo.

Vincere il Palio: cosa significa questa emozione?

Il ricordo più bello l'ho avuto forse nel 1990: allora facevo il tamburino,  e vidi in mio padre un'euforia che non pensavo potesse esistere. E la gente tantissima, che ci aspettava là dove ora c'è la rotonda di corso Savona: ci aspettava a Tanaro, sul nostro territorio. Vincere il Palio è portare a casa il drappo, tenerlo nella nostra chiesa, sentirlo a casa nostra. E poi il ricordo del 2010, quando un nostro amico scomparve qualche tempo prima: sapere che nel Palio c'è un filo ininterrotto tra passato, presente e futuro.

LA CORSA

Arriva Bruschelli, e già questo mette in pole position i fluviali. Che Tanaro poi voglia correre per vincere quest'anno, si è capito già da parecchi mesi. I cavalli al vaglio sono un paio, entrambi competitivi.

Si fa sul serio      


IL CORTEO





La vita sul fiume: dagli affari alle punizioni. La nascita della Società del Moleggio

Travagliata da continue guerre e lotte civili, l’economia astigiana nella seconda metà del XIV secolo era pesantemente compromessa. Luigi d’Orleans, signore di Asti dal 1387, decise di stimolare la ripresa economica con un’iniziativa imprenditoriale di grande rilievo. “…Si aqua fluminis Trevezie in civitatem nostram prolictam duceretur…..propter molendine, batanderia, parateria ut recas et alia artificia ibidem costruenda et edificanda…”: così si legge nelle Lettere Patenti del 23 ottobre 1397, documento mediante il quale il Signore d’Orleans sancì la nascita della Società del Moleggio, cui assegnava il monopolio sulla macinazione cerealicola nell’astigiano. La somma di 10.560 genoini, pari a 46.464 lire astesi dell’epoca, venne investita metà da sedici famiglie nobili astigiane e metà dallo stesso Luigi d’Orleans per la realizzazione delle bealere e la costruzione di nove mulini, di cui quattro molini natanti sul fiume Tanaro. Tra le famiglie nobili astigiane associate all’iniziativa comparivano i Curia, i Solaro, i Laiolo, gli Asinari, i Riccio ed altri ancora. Questa impresa doveva ripristinare l’attività molitoria, allora in crisi, ma al contempo creare nuovi mulini, battitoi, paratoi e segherie per ridare prosperità e benessere alla città e incrementare il commercio sul fiume.
Grazie a questo investimento il Tanaro assumeva una centralità nuova nella vita economica e commerciale della città. Gli approdi fluviali tornarono ad essere luoghi di commercio, ove cercare stoffe, spezie e prodotti alimentari, vi trovarono spazio il mercato del pesce, l’attività delle lavandaie e i frutti della fatica dei contadini.
Ma il fiume poteva essere anche teatro dell’amministrazione della giustizia: negli ordinati comunali di fine XIV secolo si legge che la pena per i bestemmiatori consisteva nell’essere calati con una corda dal ponte del Tanaro nelle acque del fiume sino a che non ne venivano completamente sommersi.