venerdì 21 settembre 2012

...ma il Palio diverte ancora

...ma il Palio diverte ancora

Se il Palio ha obbiettivamente un merito, è quello di non lasciare indifferenti. O si ama o si odia. O si sopporta con malcelata pazienza, o quando escono i cavalli in piazza lo stomaco si chiude e il cuore batte più forte.


Da anni, troppi, ogni lunedì assisto al solito rosario di polemiche e di lamentele: Palio troppo lungo, la diretta Rai, la gente stufa, lo spettacolo mancato...

Io con tutta franchezza posso dire invece è stato un gran spettacolo ( e permettetemi, è sempre uno spettacolo quando vince chi ha digiunato per troppi anni) e mi sono divertito. Di più: se la mossa fosse durata ancora un quarto d'ora, mi sarei divertito ancora un quarto d'ora ad ammirare un cinquantenne che dava lezioni di Palio a molti.

Ora bisogna mettersi d'accordo: o si fa il Palio in funzione dei turisti che perdono il treno, della diretta Rai, degli ospitoni in tribuna.. oppure si fa il Palio per gli astigiani, per quelli che il Palio lo vivono sulla loro pelle tutti i giorni e per la città, che "e pluribus unum", tanto per citare un famoso motto, nella divisione della Festa trova il suo l'apice più alto della coesione.

La mossa dura 62 minuti? E' il Palio, bellezza. Ci sono Palii brevi e Palii lunghi (come questo), Palii tutto sommato tranquilli e Palii tesi ( vi ricordate di cosa si discuteva un anno fa in questi giorni?). Questo è nell'ordine delle cose, ma anche nel DNA stesso di una Festa che non è un'attrazione turistica o una rievocazione storica, ma è un pezzo vivo e attuale della città. Non ci si veste in costume per farsi scattare un po' di foto da dei turisti giapponesi o per riconoscersi su Facebook. Il Palio è la Festa, con la F maiuscola perché è la Festa di un'intera città.

A chi viene da fuori, si dovrebbe far capire, si dovrebbe comunicargli ( ma qui è davvero colpa nostra, non ci siamo mai riusciti) che se il Palio va per le lunghe non è perché li si vuole annoiare a tutti i costi, ma perché il Palio è strategia è fortuna, è terra e sudore, è un gioco dove tutto è calcolato ma lasciato ai capricci del caso.

Dispiace semmai che illustri colleghi giornalisti, molti paliofili e addirittura alcuni rettori non abbiano, dopo tanti anni, capito cos'è il Palio. Perché, a costo di sembrare sfrontato, se si pensa che la mossa è stata lunga per colpa del mossiere, allora non si è capito davvero cos'è il Palio.

E trovo parimenti sconfortante farselo spiegare dal mossiere.

Nemo propheta in patria: so che non raccoglierò molti elogi ma piuttosto mugugni; ma trovo sconfortante e soprattutto noioso riesumare le stesse litanie quando al Palio scatta l'ora dell'aperitivo.

Sento per Asti proposte che definirei, per usare un eufemismo, oscene: mettere la mossa "a tempo", oppure assimilare le false partenze alle gare di atletica. Mi spiace ma non voglio un Palio ad orologeria: voglio un Palio dove entro in piazza e non so cosa capiterà prima di sera, dove tutto può succedere, anche di correr alla luce dei lampioni. E' un Palio che in quanto ad incertezza non ha eguali: per favore non roviniamo almeno questo. Non posso stare dalla parte di chi vorrebbe programmare anche l'emozione, anche l'imponderabile.

Sto dalla parte di chi, come nel caso dei vincitori di quest'anno, ha speso anni di vita per impegnarsi e vedere vincere il proprio rione, di chi ha sempre sognato di tuffarsi in pista per scendere il Palio.

Questo è quanto credo si meriti la Festa: ma se invece, tanto per parafrasare Qualcuno, fossimo riusciti a risultare antipatici, credete non s'è fatto apposta.


Alessandro Franco