mercoledì 21 settembre 2011

Rasero: "rivalità accesa, serve un codice di comportamento"

Il popolo di Tanaro si stringe attorno al suo rettore dopo la terza batteria
 Alcune domande a Maurizio Rasero, rettore di Tanaro, riguardo a quello che è successo domenica in piazza Alfieri e fuori dal catino.
Maurizio, hai proposto un'amnistia quest'anno per tutte le squalifiche che arriveranno ai fantini?
Sì, perché visto il comportamento del mossiere, i fantini erano in uno stato di stress psicologico ed emotivo tale che non riuscivano più a tenere a freno i loro cavalli. Purtroppo si è arrivati a questa situazione perché si è portato ad Asti un mossiere incompetente che ha danneggiato le partenze di molti e la  Festa in generale.
Il rettore della Torretta, Spandonaro, ha detto che il consigliere delegato al Palio, Bertolino, dovrebbe tirare le somme di questa sua gestione del Palio 2011.
Noi siamo stati i primi, in consiglio del Palio, a dire che Corbelli non era il mossiere che faceva per Asti. Ora mi spiace vedere tanti rioni e tanti borghi che quella sera andarono a ruota di San Secondo rimanere fregati anch'essi nella gestione della mossa. Il consigliere ha sbagliato, quella sera, a non annullare il suo voto. Gli era stato chiesto da parte nostra di far vedere pubblicamente la sua scheda invece così non è stato. E Corbelli passò per 14 a 13, quindi con il suo voto determinante.
Un commento sulla vostra corsa.
Siamo per il secondo anno di fila il borgo migliore della città. E nonostante tutte le vicissitudini che sono successe tra venerdì e sabato. Abbiamo dimostrato che anche con scelte dell'ultimo minuto, se non dell'ultimo secondo, lavoriamo bene. Tanaro domenica c'era e ha fatto paura a tanti. Così non si può dire dei nostri rivali, che hanno finito il Palio alle cinque, e non sapevano come impegnare il resto del pomeriggio.
A questo proposito, Maurizio, affrontiamo un altro argomento. Io sostengo che la rivalità faccia bene, anzi sia essenziale al Palio, e abbia portato benefici sia a voi che al rione del Santo. Ma la scene con la polizia a dividervi con caschi e manganelli non dovrebbero fare parte del Palio. Bisognerebbe mettere delle regole comuni nelle rivalità paliesche?
Premetto due cose. La provocazione è nata da San Secondo. Il loro Palio era già finito da un pezzo, quando qualcuno, che si crede più furbo degli altri, ci ha aggredito subito dopo la finale. Senza motivo.
Dopo, noi volevamo andare a San Secondo per tirare giù tutto quello che c'era da tirare giù. E lì siamo passati dalla parte del torto, avendo prima ragione, lo ammetto. Purtroppo io sono stato richiamato indietro dal questore, trovandomi già in via Cavour, per venire a calmare gli animi e  placare i più esagitati. Ho detto ai miei che non bisognava passare da piazza San Secondo, se non quando si vince il Palio,come è successo l'anno scorso, quando volevamo fare lo stesso percorso del 2002, attraversando via Cavour e arrivando poi in corso Savona. Purtroppo tra la nostra gente c'era ancora il ricordo del torto subito l'anno scorso, e questo ha esasperato gli animi. La polizia era necessaria, perché purtroppo domenica sera c'era l'intento di fare male. Anzi ringrazio ufficialmente il questore che ha avuto un comportamento ineccepibile e professionale, mettendosi in mezzo personalmente e accompagnandoci poi lui stesso in corso Savona.  Quindi, per rispondere alla domanda, sì serve un codice, un regolamento delle rivalità tra noi e San Secondo. Un'ultima chiosa: negli scontri dopo la finale, abbiamo conquistato il vessillo ufficiale di San Secondo, che ora è nella nostra sede ornato di tanti bei fazzoletti tanarini. Si sa, ce lo dice la storia militare, che quando la bandiera cade in mano nemica, cessa di esistere ogni compagine. Potevamo distruggerlo, e chiedere così lo scioglimento dell'insignificante rione del centro. Invece non gli abbiamo fatto alcun male, lo restituiremo integro e ben protetto alla dirigenza di San Secondo inseme al galletto della sede che nel frattempo abbiamo ritrovato. Senza San Secondo al Palio non ci sarebbe più divertimento per noi.