giovedì 11 settembre 2014

Aspettando il Palio 20) Nizza Monferrato ... tre domande a Luciano Verri



Per il Comune di Nizza, il rettore PierPaolo Verri ha scelto Luciano Verri, figura storica del Comitato.



Luciano,  racconta come sono stati i tuoi inizi nel mondo del Palio e nel tuo comitato?

Nel 1970, quando si incominciò a correre il Palio, fui tra i fondatori del comitato Palio. C'erano con me Beppe Forno, Liliana Frumento, il dottor Filippone e il geometra Mandelli. Da allora ho fatto parte di Nizza fino ad oggi, occupandomi prevalentemente della commissione cavalli.

Cosa rappresenta per te la tua appartenenza a Nizza?

Nizza è il mio paese, e 43 anni nel mondo del Palio sono davvero tanti. Sono uno dei pochi rimasti della "vecchia guardia": non ho mai aspirato a cariche importanti ma ho sempre cercato di dare il mio contributo importante per Nizza al Palio

Vincere il Palio: cosa significa questa emozione?

Nel 1986 fu una vittoria che ci colse un po' di sorpresa: non pensavamo che Canapino, sebbene fosse uno dei fantini migliori della piazza, ci sorprendesse vincendo il Palio. E infatti non avevamo pensato a nessun tipo di festeggiamento. Anche quando la notizia si seppe a Nizza, nessuno all'inizio voleva crederci. Ma l'euforia è contagiosa e dopo, anche i nicesi organizzarono una grandiosa festa per questa grande affermazione dei colori giallo e rossi.

LA CORSA

Nizza quest'anno scende in pista con ottime chance: c'è il fantino, Giovanni Atzeni detto Tittia, e c'è anche un ottimo cavallo, comprato in ottica legnanese. Chissà se la sorte arriderà al "Campanon" dopo 28 anni?

Con le carte in regola    


IL CORTEO





Kalenda Maya

“…non fragor d’armi ne esce, né gridar di contese; la guerra che ogni primavera torna a insanguinare… non trova eco nei versi di coloro che per primi poetarono nella nostra lingua materna”: così canta Raimbaud de Vacqueiras, nato in Provenza attorno al 1165, figlio di un cavaliere spiantato e stravagante. Giovanissimo apprende l’arte dei trovatori e diventa joglar (giullare, menestrello) alla corte di Guglielmo di Baus, Principe d’Orange. Accanto all’arte del comporre e raccontare in musica, affina l’arte delle armi, nella quale si afferma al pari del canto. Ma a seguito delle violenze che sconvolgono la Provenza Raimbaud, come altri joglar, abbandona la sua terra e percorre le strade del Nord Italia fino a stabilirsi alla corte del Marchese Bonifacio del Monferrato (1192). Al suo fianco combatte contro la Città di Asti, nella campagna di Sicilia e nella Quarta Crociata. Durante il suo soggiorno alla corte del Monferrato si innamora di Beatrice, figlia naturale del Marchese, poi sposa di Enrico del Carretto: per la donna amata, che Raimbaud chiama “Bel Cavaller”, compone le sue canzoni. Joglar, Trobadour, Minnesänger erano maestri di festa e di gioia presso le corti medievali e Raimbaud de Vacqueiras lo fu in modo assoluto ed innovativo alla corte di Bonifacio di Monferrato. Le sue composizioni poetiche hanno resistito all’usura dei secoli e sono note ancora oggi. Fra tutte eccelle il Kalenda Maya. Alla corte di Bonifacio la musica, il canto e la prosa allietavano il tempo libero e la festa: con la primavera si rinnovavano gioia, vitalità e amori dopo i rigori dell’inverno. I musici e le giovani; i cantori, le dame, i cavalieri intrecciavano i loro corpi in balli gioiosi fra i fiori dei giardini e le rose di maggio. La frutta più bella e la cacciagione. ….E l’amore che esplode tra i giovani a primavera. L’amor cortese è l’amor profano. Il trovatore canta per l’onore del Marchese e Signore delle terre che vanno dal mare fino a Casale, da Lanerio a Chivasso per tutta la pianura del Tanaro e del Po. E Nizza, non ancora città, ma terra di Lanerio, Belmonte e Quinciano si appresta a diventare monferrina.