lunedì 8 settembre 2014

Aspettando il Palio 17) San Damiano ... tre domande a Flavio Torchio




Per il Comune di San Damiano, il rettore Francesco Gai ha scelto Flavio Torchio




Flavio racconta come sono stati i tuoi inizi nel mondo del Palio e nel tuo comitato?


Sono entrato, come la maggior parte dei ragazzi della mia età, attraverso il gruppo sbandieratori. Da qui sono entrato a far parte del comitato e via via ho preso sempre maggiori responsabilità.

Cosa rappresenta per te la tua appartenenza a San Damiano?

E' il mio paese, e devo dire che cerco di fare di tutto perchè possa primeggiare al Palio. La cosa di cui vado più fiero assieme agli altri ragazzi è il fatto di essere riusciti a riportare la passione del Palio nel paese. Quando siamo entrati, infatti, c'era molto da costruire: ora posso dire che siamo un gruppo solido e ben organizzato, con tanta gente che ci segue all'interno di San Damiano

Vincere il Palio: cosa significa questa emozione?

Il ricordo più bello fu quando Massimo Coghe, si affaccio dal balcone del Palazzo Comunale, su piazza Libertà. La piazza non era mai stata così gremita. E' un emozione che non dimenticherò per il resto dei miei giorni.

LA CORSA

San Damiano si affida a Caria, una garanzia dal momento che ha già difeso molte volte i colori del Comune. Buone novità sul versante del cavallo, con un soggetto già visto all'opera al Palio di Legnano e che ha ben impressionato.

Con le carte in regola   


IL CORTEO




I “Questi Lombardi cani”: gli usurai astesi e la dinastia Scarampi

Lo sviluppo economico del basso medioevo modificò il commercio del denaro, attività condannata dalla Chiesa e pertanto a lungo demandata agli Ebrei. Il prestito era però indispensabile per sostenere lo sviluppo economico e riprese vigore dapprima grazie all’attività dei Templari, che raccoglievano e gestivano denaro per conto del papa per finanziare le crociate e in seguito innovarono la pratica bancaria in Occidente. Accanto ai monaci guerrieri il prestito era praticato da altre categorie di operatori, tra questi i “lombardi”, prestatori originari dell’Italia centro-settentrionale. Gli Astigiani furono tra i più attivi rappresentati di questa categoria, che talora era oggetto dello stigma sociale, come ben illustra la novella del Decamerone nella quale sono definiti ‘Lombardi cani’.
Ogerio Alfieri nella sua cronaca scrive che gli Astigiani incominciarono ad esercitare su vasta scala il commercio del denaro nel 1226: si trattava di un’evoluzione rispetto all’attività di cambiatori che praticavano da tempo nelle grandi fiere e nei mercati europei.
Gli Astigiani acquistavano a Genova le merci provenienti dall’Oriente destinate alle fiere dell’Europa centro-settentrionale: la documentazione dei notai genovesi, infatti, a partire dal 1190 attesta la presenza dei mercanti astesi alle fiere di Champagne, ove vendevano pepe, spezie, allume, sete, argenterie e gioielli e acquistavano, per rivenderli al di qua delle Alpi, lane e panni di Douai, Tournay, Arras, stanforti d’Inghilterra, Fiandra e Artois.
Come si è ricordato, l’intenso movimento di denaro e la capacità di gestire le pratiche di cambio favorirono la trasformazione dei mercanti/cambiavalute in prestatori su pegno, dapprima individualmente, ma ben presto in forma associata nelle cosiddette casane.
Il commercio del denaro rese Asti una delle città più ricche del nord Italia: le famiglie più abbienti acquistarono feudi e castelli, fecero proprio uno stile di vita simile a quello della nobiltà, strinsero potenti amicizie; in città sorsero chiese, torri e palazzi sontuosamente arredati, il lusso venne ostentato. Come tramandano i cronisti, le donne del patriziato astese sfoggiavano lussuose vesti adorne di decorazioni in oro e argento, con pellicce e preziosi gioielli ornati di perle e pietre preziose.
Tra le famiglie nobili astesi, la dinastia degli Scarampi praticò il prestito su pegno in vari mercati europei, prestando denari a principi, re, nobili e alti prelati; furono però accusati di usura e vennero espulsi da molte città e regni, al punto che nelle Fiandre era da ritenersi una grave ingiuria definire qualcuno “Scarampi”, denominazione intesa come sinonimo di usuraio.
Il corteo rosso blu rievoca l’attività di uno degli esponenti della dinastia astese Daniele Scarampi, morto nel 1446 e sepolto nella chiesa della Maddalena di Asti. Ancor oggi la sua lastra tombale, custodita a San Damiano, è testimonianza dell’antico legame della nobile famiglia con questo territorio.