Per lo più sono sardi e toscani, ma alcuni sono originari del Lazio, dell’Emilia-Romagna, della Sicilia; ci sono gli stranieri (il più famoso è probabilmente Martin Ballesteros) e c’è anche chi, invece, all’estero ci è nato, pur essendo italiano al cento per cento, come nel caso di Giovanni Atzeni detto “Tittia”, che ha avuto i propri natali in una città della Germania meridionale.
Dal 1967 ad oggi, gli unici fantini a scarseggiare al Palio di Asti, rari come mosche bianche, sono proprio quelli astigiani, spesso relegati al ruolo di semplici riserve o outsiders perché non ritenuti all’altezza dei più titolati “prodotti” della scuola senese o isolana.
Il presente, invece, ha il nome di Donato Calvaccio, ventinovenne astigiano doc che a settembre proverà a tenere alta la bandiera dei fantini nostrani; nato e cresciuto a Santa Caterina, di cui è stato per molti anni tamburino, Calvaccio ha già collezionato tre presenze al Palio di Asti. Nel 2007 fu proprio il Comitato della Torre Rossa a dargli fiducia, facendolo esordire in sella alla cavalla Aurora, con la quale si classificò quinto in batteria; con i colori rosso e celeste corse anche il Palio 2008 (cadde e non ebbe accesso alla finale), mentre l’anno successivo un serio infortunio alla gamba gli impedì di partecipare alla corsa per la terza volta consecutiva. Il terzo gettone di presenza al Palio astigiano Calvaccio lo ha conquistato cinque mesi fa, subentrando all’ultimo momento ad Antonio “Sgaibarre” Villella e montando per Canelli, ottenendo un quinto posto tutto sommato positivo nella seconda batteria.
E ora, il Comitato Palio Santa Caterina ha nuovamente deciso di puntare sul fantino-borghigiano per l’edizione 2011. Per conoscere meglio Donato Calvaccio, che verrà presto presentato ufficialmente dai Gigliati, gli abbiamo rivolto alcune domande.
Dal 1967 ad oggi, gli unici fantini a scarseggiare al Palio di Asti, rari come mosche bianche, sono proprio quelli astigiani, spesso relegati al ruolo di semplici riserve o outsiders perché non ritenuti all’altezza dei più titolati “prodotti” della scuola senese o isolana.
Il presente, invece, ha il nome di Donato Calvaccio, ventinovenne astigiano doc che a settembre proverà a tenere alta la bandiera dei fantini nostrani; nato e cresciuto a Santa Caterina, di cui è stato per molti anni tamburino, Calvaccio ha già collezionato tre presenze al Palio di Asti. Nel 2007 fu proprio il Comitato della Torre Rossa a dargli fiducia, facendolo esordire in sella alla cavalla Aurora, con la quale si classificò quinto in batteria; con i colori rosso e celeste corse anche il Palio 2008 (cadde e non ebbe accesso alla finale), mentre l’anno successivo un serio infortunio alla gamba gli impedì di partecipare alla corsa per la terza volta consecutiva. Il terzo gettone di presenza al Palio astigiano Calvaccio lo ha conquistato cinque mesi fa, subentrando all’ultimo momento ad Antonio “Sgaibarre” Villella e montando per Canelli, ottenendo un quinto posto tutto sommato positivo nella seconda batteria.
E ora, il Comitato Palio Santa Caterina ha nuovamente deciso di puntare sul fantino-borghigiano per l’edizione 2011. Per conoscere meglio Donato Calvaccio, che verrà presto presentato ufficialmente dai Gigliati, gli abbiamo rivolto alcune domande.
Donato, com’è nata la passione per i cavalli?
In realtà è una passione che ho sempre avuto, ma essendo uno sport molto costoso da piccolo non ho potuto praticarlo perché i miei non se lo sarebbero potuto permettere. Poi, a 17 anni, sono andato a lavorare in una scuderia di Baldichieri, dove mi sono avvicinato ai cavalli e ho imparato a cavalcare, e nel 2005, finalmente, ho cominciato a fare le prime corse ad Asti.
Santa Caterina è il rione dove sei cresciuto ed è anche quello che, finora, ti ha dato più fiducia. Cosa significa per te correre per questi colori?
Senza dubbio è una grande emozione poiché personalmente la vivi in modo diverso, vuoi fare bene a tutti i costi e dare il massimo, perché sono i colori del tuo rione. In ogni caso, cerco sempre di offrire la stessa professionalità e lo stesso impegno per chiunque e tutte le volte che scendo in pista.
Qual è il fantino a cui ti ispiri?
Qual è il fantino a cui ti ispiri?
Ammiro molto Massimo Coghe, per il suo carattere, per la determinazione che ci mette e per lo splendido rapporto che ha con i cavalli. Si vede che è uno che fa questo lavoro principalmente per passione, e non solo per i soldi.
http://www.gazzettadasti.it/content/2011-02-24/tre-domande-donato-calvaccio