martedì 24 gennaio 2017

Chiesa Santa Maria Nuova: la posizione ufficiale del Comitato rosa-azzurro


E' notizia di questi giorni la decisione della Diocesi di Asti di concedere la chiesa di Santa Maria Nuova alla comunità dei cristiani ortodossi. Entro pochi mesi, quindi, salvo alcune eccezioni, la chiesa sita in Piazza Santa Maria Nuova sarà concessa alla comunità dei romeni ortodossi. Tra queste eccezioni emergono le celebrazioni legate al Palio, per le quali il Comitato rosa-azzurro potrà continuare ad utilizzare la chiesa. Proprio il Comitato Palio Santa Maria Nuova ha emanato pochi minuti fa il seguente comunicato ufficiale, per chiarire la propria posizione in merito alla questione:


QUALE IL FUTURO PER IL NOSTRO BORGO?

Quello che negli ultimi mesi avevamo temuto si è puntualmente verificato: tra alcuni mesi la chiesa di Santa Maria Nuova sarà data in gestione esclusiva per dieci anni alla comunità cristiana ortodossa.
Le autorità religiose cattoliche, però, ci tengono a rilevare che tramite un accordo preventivo saranno permesse (bontà loro) tutte le funzioni dell’anno legate al Palio.
Premettiamo che il Comitato Palio non ha nulla contro la presenza della comunità ortodossa nel Borgo o nella Chiesa e crede che quest’avvicinamento possa integrare all’organizzazione sociale della città persone che sono astigiane a tutti gli effetti.
Crediamo fermamente, però che una decisione così importante per la vita della nostra comunità, non dovesse essere presa unilateralmente senza comunque sondare i principali elementi che durante l’anno usufruiscono e si riconoscono nella chiesa di Santa Maria Nuova.

Il declino della nostra chiesa era stato da noi già evidenziato da quando la nostra parrocchia aveva perso la propria autonomia diventando subordinata a quella di San Secondo. Da lì in poi la situazione era degenerata con la scarsa sensibilità e collaborazione ricevuta dalla Curia in occasione di alcune nostre iniziative celebrative, ma la “mazzata” vera è propria ci era arrivata alcuni anni fa quando ci siamo sentiti dire che la tradizionale messa della vigilia di Natale non si sarebbe celebrata per motivi organizzativi/economici.

Ora però, la situazione si fa preoccupante, tra qualche mese, verrà a mancare un altro importante punto di aggregazione cittadina, continuando l’opera di desertificazione del nostro Borgo già iniziata con la chiusura del vecchio ospedale, dello stabile in Corso Alfieri che conteneva un centro commerciale (ex UPIM) e dell’area della palazzina principale della caserma Colli di Felizzano.
Tutto questo a 100 mt dal centro cittadino.

Molti del nostro Comitato sono stati battezzati o hanno ricevuto i sacramenti in questa chiesa, hanno frequentato l’oratorio, si sono trovati a condividere momenti difficili o gioiosi all’ombra del nostro millenario campanile, hanno così imparato ad amare il borgo e a conoscere la sua storia.
Che ne è stato del Quartiere che in antichità era stato definito il Borgo per eccellenza, che il poeta Gian Giorgio Alione definiva “La Svizzera” e che negli anni ’60 e ’70 è stato un motore per l’economia di questa città (Banca d’Italia, Caserma Colli di Felizzano, UPIM, Ospedale)?
Ora viene a mancare anche il suo centro spirituale.

Chissà cosa avrebbe detto di questa situazione Stefano Robino (1867-1956), arciprete di Santa Maria Nuova e fautore della nascita dell’oratorio Don Bosco, convinto dell’aggregazione giovanile, cui contribuì notevolmente alla sua costruzione donando al comune, fabbricati e terreno in corso alla Vittoria. Lui che per tramandare e fortificare l’amore del borgo scrisse con orgoglio “Rievocazioni ed attualità di Santa Maria Nuova”, rappresentava per la comunità quello che ha rappresentato don D’Aquino alla Cattedrale, don Mignatta a San Secondo, padre Burroni a Santa Caterina o don Rampone a San Pietro. Sacerdoti fortemente legati alle loro comunità con uno sviscerato amore per la loro terra e le sue tradizioni.
Sacerdoti che purtroppo non ci sono più.

Se non avremo giovani borghigiani che non si coagulano intorno alla nostra chiesa, verranno a mancare anche l’affezione degli abitanti per il territorio e le nostre tradizioni, volente o nolente, anche se molti di noi non sono assidui frequentatori della chiesa e della parrocchia, Santa Maria Nuova è ormai entrata nel nostro DNA facendo parte della storia della nostra vita. Molti avvenimenti si sono radicati e legati alla nostra chiesa in modo indissolubile ai sacerdoti che si sono succeduti in questi cinquant’anni di Palio: ricordiamo la caparbietà e gli “scontri bonari” con don Angelo, l’austerità di don Binello, la dolcezza di don Romano, il sarcasmo di don Mino, la pragmaticità di don Paolo che tanto hanno fatto per la comunità.

Una comunità che senza chiesa è come una nave senza faro o senza porto d’attracco, costretta ben presto a naufragare nei periodi di tempesta.
Forse sarebbe stata possibile una gestione congiunta della chiesa lasciando comunque alla comunità ortodossa i locali adibiti per la canonica.
Il comunicato della Curia conclude dicendo: “… Da lì è partito un complesso iter nel quale tutti gli organismi ecclesiali hanno approvato all’unanimità la richiesta, dimostrando così di voler sostenere il dialogo ecumenico non solo attraverso legami di amicizia e collaborazione già consolidati, ma anche nel concreto…”.

Probabilmente anche questo è un segno dei tempi che noi in questo momento abbiamo difficoltà a capire. Siamo, comunque, disponibili ad un confronto.