mercoledì 4 ottobre 2017

Bircolotti: "Ad Asti devo tanto. Con impegno proverò a mantenere quanto costruito negli anni."

Foto tratta da www.lastampa.it
Una voce circolata nell'immediato post Palio e tramutata prima in indiscrezione e poi in notizia ufficiale nelle scorse ore: Renato Bircolotti sarà il Mossiere del Palio di Asti 2018. 
Chiamato dal Sindaco Rasero già nello scorso giugno con la speranza di poterlo avere in Piazza Alfieri nel Palio 2017, Bircolotti aveva dovuto rifiutare l'invito a causa di impegni lavorativi già in agenda, ma aveva dato la propria disponibilità in vista di un'eventuale chiamata per l'anno prossimo. Chiamata prontamente arrivata ed incarico accettato, con Bircolotti che, nel prossimo settembre, tornerà ad Asti per la quattordicesima volta, pronto a dar seguito ad una storia iniziata nel lontano 2001 ed interrotta solamente, oltre che negli ultimi due anni, nelle edizioni del Palio 2006 e 2011.  Uno stop, quello post Palio 2015, annunciato dal Mossiere di Castiglion Fiorentino nei mesi precedenti alla corsa e diventato ancor più difficile da accettare per gli addetti ai lavori, astigiani e non, dopo la perfetta mossa data proprio nella finale di quel Palio. Uno stop che, come detto, si interromperà nel 2018, con Bircolotti che farà il suo ritorno sul verrocchio di Piazza Alfieri. 

E proprio in vista del suo ritorno, Bircolotti ha concesso a "Il Canapo" la seguente intervista, in una chiacchierata tra quanto successo in questi due anni e quanto potrà accadere nel prossimo settembre.

Due anni di lontananza non solo da Asti ma dal mondo delle corse a pelo. Cosa ha fatto Renato Bircolotti in questi 24 mesi e quanto gli sono mancate le mosse dei vari Palii italiani che lo avevano visto protagonista per diversi anni?
Per me la lontananza c'è stata solo dal mondo del Palio, in quanto vivo l'ippica quotidianamente essendo Commissario Starter per il Ministero. La lontananza dai Palii è esistita perché mi sono fermato per riposarmi, avendo avuto la fortuna, fino ad oggi, di poter decidere quando fermarmi e quando no. Ritengo che questo sia un grandissimo regalo dal mondo del Palio, che ti dà l'opportunità di scegliere, in quanto si vede che le cose vanno bene. In questi due anni, quindi, ho corso tra un ippodromo e l'altro e quando non ero lì sono stato a casa con la mia famiglia o a coltivare i miei hobby.

Come mai hai scelto di tornare e per quale motivo hai accettato di ripartire proprio da Asti?
Io sono libero di scegliere solo se mi chiamano, sono il PR di me stesso. Speravo che il mio riposo fosse più lungo, ma purtroppo non ci sono state new entry tra i mossieri, non c'è una continuità, c'è qualcosa che non va perché il mondo dei mossieri è rimasto fermo a diversi anni fa e non ci sono persone nuove che si sono accreditate le simpatie professionali nel Palio. Per questo motivo il mio riposo si è fermato anche stavolta dopo due anni. Riparto da Asti che è il Palio che mi ha battezzato e a cui devo tanto, se non tutto.

Ci sono delle possibilità di vederti anche in altri Palii nel 2018?
Visto che avevo detto che sarei ripartito compatibilmente con gli impegni di ippodromo, esserci è una cosa difficile. Per adesso non so dove riuscirei a essere presente e, al momento, non ho parlato con nessuno. Per ora, quindi, c'è solo Asti e se dovesse rimanere solo l'impegno ad Asti andrebbe comunque benissimo perché non sto rincorrendo nuovi impegni.

Vista la tua esperienza non solo nei Palii ma nel mondo dell'ippica, qual è il tuo punto di vista sulla questione purosangue/mezzosangue?
Le direttive attuali del Ministero vogliono far correre i purosangue negli ippodromi o in piste con quelle caratteristiche e le direttive sono queste. Per chi organizza un Palio, quindi, io guarderai a questo: hai un tracciato cittadino e la bellezza di un Palio è veder correre i cavali dove possono sorpassarsi, dove possono arrivare in una curva e superare perché l'altro sbaglia la traiettoria o perché un cavallo gira più largo rispetto ad un altro. Non bisogna perdere questa tradizione. Asti ha spostato il suo Palio tanti anni fa e l'ha portato in una piazza che coreograficamente è molto più bella per correre un Palio, in una pista con caratteristiche adatte per correre un Palio. Se si decidesse di tornare nella Piazza sotto si correrebbe con i purosangue, ma si andrebbe in un tracciato che di avvincente e di spettacolare non avrebbe più nulla. E chissà quanto possa piacere alla gente vedere una corsa lineare che, oltre alla partenza, non avrebbe più nulla di entusiasmante. Io dico che, seppur con una tempistica della corsa differente, come c'erano i "super" purosangue ci sono i "super" mezzosangue, e in un contesto in cui i "puri" corrono con i "puri" ed i "mezzi" corrono con i "mezzi" non c'è, secondo me, una grossa differenza.

A tal proposito, come hai visto i mezzosangue sul tracciato di Asti? Che impressioni hai avuto dall'esterno?
Non ho potuto seguire il Palio in quanto impegnato a San Siro a fare i Gran Premi. Ho però visto correre dei cavalli e avrei voluto domandare a chi si è messo seduto senza sapere del passaggio dai "puri" ai "mezzi" se si sono resi conto o no di questo cambiamento. Ho visto, poi, che come tempi non c'è stata una grande differenza. Secondo me il Palio è stato il Palio, dove ha vinto il cavallo più forte, un cavallo che si è dimostrato forte non solo ad Asti. È stato come veder correre i purosangue, con un cavallo più forte che, alla fine, è andato a vincere.

Sempre guardando al Palio 2017, come pensi avresti gestito le situazioni che si sono presentate nelle batterie e nella finale? Ritieni corretto lasciare qualche partecipante al canapo se questo tende a non ascoltare le tue indicazioni?
Non voglio fare confronti o paragoni con un'altra persona. Ogni persona che sale a dare la mossa, come ogni arbitro che arbitra o come un calciatore che entra in campo, dà una sua impronta. L'impronta è sempre quella di cercare di fare il meglio possibile con il proprio sistema, la propria strategia e il proprio modo di porsi con gli altri. Poi ci sono le giornate sì e le giornate no. La mia tecnica e il mio modo di fare è differente da quello che è stato visto negli ultimi due anni, e giusto o sbagliato che sia io ho il mio sistema. Alla fine ognuno agisce di propria volontà e raccoglie quello che ha seminato.

Cosa pensi di aver imparato in questi due anni di pausa?
Questi due anni a star fuori dal Palio mi hanno fatto bene perché ho seguito i comportamenti dei fantini e dei cavalli e in questo modo ho visto chi eccede ed esce dai parametri. In questo modo, forse, ho trovato un antidoto a questo sistema che a volte i fantini, giocando con la mia pazienza e la mia benevolenza, hanno messo in atto, e questo, probabilmente, non glielo permetterò mai più.

Dopo due anni senza di te, Asti ti riabbraccia e ha accolto con piacere la tua nomina. Dopo aver dato la "mossa perfetta" nel Palio del 2015, con quale spirito tornerai in Piazza Alfieri e cosa vuoi dire agli astigiani?
Questa è una domanda che racchiude tanto. Dopo due anni senza di me il Palio di Asti è andato avanti come era andato avanti con me, con mosse che negli anni possono essere state più o meno belle. La mossa del 2015 non riuscirò mai più a darla, è stata un esempio quasi della perfezione e questo lo devo ai fantini. Ricordo che la Cattedrale, nona al canapo con Silvano Mulas, prese un tempo di mossa eccezionale, io fui lesto a sganciare e ne venne una mossa bellissima. La cosa che già mi pesa, ad ancora un anno dal Palio, è mantenere quello che ho fatto in tanti anni ad Asti e questo è il carico più grosso che posso sentirmi addosso. Posso dire che mi accontenterei di uscire con un 6, e se poi vengono voti più belli ovviamente sono ben accetti. È difficile ripresentarmi e ritornare con le persone e con il mondo del Palio che si aspettano tanto. Il mio impegno, ovviamente, sarà quello di sempre.