Da oggi il Canapo sospende le proprie pubblicazioni. Troppo gravoso l'impegno giornaliero sulle spalle di una sola persona, e i più accorti tra i lettori già si erano domandati da tempo perché la quantità e la qualità dell'informazione si fosse così abbassata negli ultimi tempi. Motivi personali e professionali mi spingono verso nuovi obiettivi e mai come in questo ultimo mese mi sono allontanato dagli standard qualitativi che mi ero prefissato per una testata che voleva essere il punto di riferimento per il Palio. Come diceva Kurt Cobain è meglio bruciare in fretta che spegnersi lentamente (sul mondo di internet le fiamme ardono molto meno) e questa decisione, se pur presa con un po' di malinconia, è assolutamente serena e meditata.
Da parte mia va il mio più caloroso ringraziamento agli sponsor che mi hanno sostenuto in questi anni, quegli amici che hanno creduto in un progetto che, iniziato per gioco e per passione, è diventato nel tempo una attività che occupava una parte sostanziale del mio tempo.
A tutti i miei lettori vorrei dare un caloroso abbraccio: grazie a voi, amici, con i cuori di diversi colori, ma tutti parte di un'unica famiglia. Ho scritto sempre ed esclusivamente per voi, paradossalmente per quella esperienza che si chiama Palio e che si può solo vivere, non raccontare. C'è una foto che mi ritrae nell'atto di esplodere in un urlo di gioia represso per 22 anni: ho scritto per quelle lacrime e quei sorrisi, per la gioia e per la rabbia, per i vostri cuori sospesi in una galoppata al di fuori del tempo e dello spazio e per quegli occhi che valgono più di ogni intervista.
Da parte mia c'è l'orgoglio e la consapevolezza e, permettetemi, anche un po' di presunzione, di aver dato al Palio e a voi tutti uno strumento quotidiano, amico, da consultare e al quale appassionarsi.
Ora il panorama dell'informazione on line sul Palio è più ricco rispetto al 2011: sono felice di essere stato un pioniere e a tutti i colleghi e non che gestiscono testate e blog sul Palio faccio i miei più sinceri auguri.
Ovviamente non smetterò di scrivere (che è parte della mia professione), né di amare e di impegnarmi nel Palio (che è parte della mia vita).
Ed è al Palio che voglio lasciare l'ultimo pensiero del Canapo.
Palio che non è mio ne vostro, ma è vero, unico bene comune. E' patrimonio della città solo ed inimitabile, e non è una corsa di cavalli, una sfilata, una bandiera che vola, una bancarella. Il Palio è la Festa per antonomasia, dove ognuno porta in piazza un pezzo della propria storia e del proprio vissuto, per creare, in termini assoluti ed elevanti, persone, rioni e infine una città.
Questo è il Palio: che se ne frega del perbenismo moralizzante vera piaga dei nostri tempi, ma che mette a nudo le nostre anime tra la polvere e gli zoccoli, tra la gioia della vita e il dolore della morte.
Perché il Palio è vita autentica che contempla il senso del magnifico e del tragico, che ne dicano le dirette televisive parlando di rievocazione storica. Si rievoca solo ciò che è già successo, fermo ed immutabile, e che tristezza vedere quei figuranti utilizzati come quinta che sembrano comparse di un film in costume di quart'ordine. Il Palio non è una rappresentazione di sé: è vita vera che scorre e passa via veloce come la corsa di un cavallo. Farlo capire agli astigiani sarebbe già un grande passo.
Certo il Palio sta passando momenti non facili (ma credo che nessun momento del Palio sia stato facile): ma tutte le questioni tecniche, etiche e regolamentari credo possano riassumersi in un feroce, assoluto e perentorio scontro della modernità contro il medioevo. Medioevo fatto da feroci assassini, sadici, perversi e torturatori di quadrupedi. Modernità, invece, che si fa portavoce di tutti quegli "-isti" fanatizzati dal pensiero a senso unico di purgare il mondo da tutti i suoi peccati originali. Gli animali sono solo una piccola parte del ragionamento di chi crede di piegare il mondo alle sue magnifiche sorti e progressive. Là dove non tuona l'antispecismo, che nel caso di specie vuol dire l'abolizione della corsa senza se e senza ma, riecheggia l' l'anti- omofobia, l'anti razzismo o l'anti sessismo (perché non un bella crociata contro il Palio, dal momento che presenta evidenti segni di maschilismo imperante?).
Insomma, contro il pensiero unico dominante il Palio, nel suo piccolo, non può che opporre l'uomo di Chesterton, "il vecchio uomo combattivo, debole, dissoluto e rispettabile che beve birra e inventa credi".
Io nel mio piccolo, con le mie modeste forze, difenderò sempre il Palio, tutti i Palii, "usque ad sanguinem", come si dice per i cardinali di Santa Romana Chiesa. Non solo perché ami il Palio, ma perché credo che un mondo con il Palio sia più bello.
Grazie, infine a tutti coloro che ho incontrato in questi 5 anni di attività. Ho condiviso con voi tante emozioni e gratificazioni personali. Dopo tutto credo che il Palio possa essere un abbraccio. Ed è questo che vi lascio.
Alessandro Franco