giovedì 28 luglio 2011

Tanaro, squadra che vince non si cambia

Squadra che vince non si cambia: il borgo fluviale, vincitore lo scorso anno del Palio con il cavallo Chamtuck e il fantino Gianluca Fais, detto "Vittorio" cercherà anche a settembre di bissare il successo ottenuto con lo stesso fantino dell'anno scorso. Certo, non si può dire che il borgo guidato dal rettore Maurizio Rasero abbia vissuto una stagione paliesca all'insegna della tranquillità: dimostrazione è l'arroventata polemica dei mesi scorsi nei confronti del consigliere delegato al Palio Maurizio Bertolino per presunte complicità nella nomina del mossiere 2011, Enrico Corbelli, da molti visto troppo vicino a San Secondo, da sempre acerrimo rivale dei bianco azzurri.

Ecco la scheda del borgo e il tema della sfilata 2011:

Colori: Bianco e azzurro

Motto: Numquam Tanagri Recubat Unda

Rettore: Maurizio Rasero


Tema corteo storico: “…Nous sommes yssuz de la forest obscure”. Trionfi italiani e trionfi astigiani.

La grande fioritura culturale del Rinascimento è strettamente legata all’eccezionale diffusione delle rappresentazioni festive, sia sacre sia profane. Organizzati con grande dispiego di mezzi artistici e celebrati con il massimo sfarzo, i Trionfi del XV secolo sono l’aggiornamento delle antiche processioni rituali e delle rappresentazioni sacre dei Misteri, in cui le tradizionali tematiche religiose vengono disinvoltamente accostate ai miti classici e pagani riscoperti e rilanciati dalla cultura dell’epoca. Il Trionfo, allestito per celebrazioni dinastiche, per il ricevimento dei principi o per solennizzare fauste ricorrenze, è in sostanza una fastosa processione di personaggi in costume, a piedi o su carri magnifici, che interpretano allegorie esaltanti il personaggio o l’evento da celebrare. Come in tutta Italia, anche Asti vi fece più volte ricorso, soprattutto quando allo scorcio del Quattrocento si trovò a ricoprire il ruolo di avamposto francese sullo scacchiere italiano. Non sono noti i festeggiamenti celebrati nella nostra città per l’accoglienza di Carlo VIII re di Francia, che pure dovettero essere fastosi, se si pensa che durarono molti giorni e che vi presero parte Ludovico il Moro, la moglie Beatrice d’Este ed Ercole I duca di Ferrara con un foltissimo stuolo delle più belle dame milanesi; ma si può pensare che competessero con i fasti trionfali dedicatigli pochi giorni prima a Torino, con allegorie dei Patriarchi biblici, del ciclo arturiano e delle storie di Atene. Conosciamo invece il trionfo dedicato nello stesso periodo a Luigi d’Orléans signore di Asti e futuro re di Francia, culminato con la parata di ben quattrocento “hommes sauvaiges” armati di alberi e guidati da “ung grant geant”, che si disponevano alla lotta per il sovrano invocando Marte e Nettuno. Questi “uomini selvatici”, irsute creature soprannaturali, incarnazioni delle forze primordiali della Natura, caratterizzavano da tempo il folklore europeo, e le loro rappresentazioni avevano animato solo tre anni prima proprio le nozze milanesi di Ludovico il Moro e Beatrice d’Este. Tanaro celebra la vittoria del Palio riproponendo alcune celebri allegorie di Trionfi italiani, e in omaggio alla storia cittadina un gruppo di quegli “hommes sauvaiges”, che secondo la canzone scritta dall’Allione per la circostanza, erano “…yssuz de la forest obscure” a combattere per la “glorieuse emprinse” del loro duca e della loro piccola patria.