venerdì 8 giugno 2012

"Ad Asti, come a Ferrara, i Rioni e i Borghi devono essere una risorsa sociale per la città"

Riceviamo e pubblichiamo un intervento di Fabio Lano.

"Quanto possono essere utili i Rioni e i Borghi al di fuori della Corsa del Palio? Questa è una domanda che si sente da molti, ma a cui conseguono nella maggior parte dei casi poche risposte concrete e costruttive.
Un’idea è possibile per tutti farsela (senza guardare per una volta in terra toscana) leggendo i giornali, siti internet e social network su quanto sta accadendo in questi giorni nell’Emilia colpita dal sisma.
Due eventi in particolare possono far riflettere e chiarire questo aspetto.
Il 27 Maggio doveva svolgersi la Corsa del Palio di Ferrara, in Piazza Ariostea, rinviato giustamente per la calamità naturale al prossimo 17 giugno.
Nello stesso giorno le Contrade di Ferrara, con la collaborazione dell’Ente Palio e della Croce Rossa Italiana che gestisce il campo di Sant’Agostino, hanno svolto una giornata di animazione con un’esibizione di sbandieratori e musici e con giochi per i bambini: per una volta, hanno svestito i panni della rivalità e si sono uniti sotto la bandiera del volontariato per strappare un sorriso a tutte quelle persone, in particolare i bambini, che stanno vivendo da settimane nella paura.
I ragazzi di tutte le contrade, giovani tra i 15 ed i 30 anni, si sono attivati fin dopo la prima scossa in modo spontaneo, per poter essere utili in qualsiasi modo la Protezione Civile o la Croce Rossa avessero ritenuto opportuno.
Questo profondo senso civico, oltre ad essere parte dell’animo emiliano, è il frutto dell’insegnamento che le Contrade danno ai loro ragazzi, motore culturale e sociale che molto spesso viene sottovalutato.
Il secondo esempio è quello dato delle sedi delle Contrade, che sono diventate nel momento del bisogno un punto di raccolta di generi di prima necessità da mandare nei campi di accoglienza, oltre che ritrovo per i contradaioli nel momento della paura dopo le prime scosse. Queste strutture, nel caso dei Rioni ferraresi, sono spesso ospitate nei locali di antichi chiostri, con spazi al coperto ed al chiuso fruibili tanto dai contradaioli quanto dai cittadini, senza preclusioni di sorta: è qui che avviene quel processo che può formare i giovani a diventare cittadini rispettosi della propria storia e della propria città, e volontari pronti a mettersi a disposizione nel momento del bisogno, proprio perché vivono la sede della Contrada a 360 gradi, non solo come magazzino in cui sono ricoverate “le cose del Palio”.
Quello che molto spesso la nostra Città si dimentica, o forse non ha mai davvero saputo di poter sviluppare, è la dimensione sociale che i Rioni e i Borghi possono avere nel tessuto urbano: se adeguatamente dotati di spazi, in cui, oltre ad essere un mero polo logistico, sia possibile far giocare i bambini, ospitare piccole manifestazioni, ed avere la possibilità di offrire qualche servizio ai cittadini, Asti potrebbe avere dei centri di aggregazione importantissimi ed unici, in cui i giovani possono ritrovarsi e passare le giornate, sviluppare la conoscenza della Città e della sua storia ed imparare ad essere cittadini dal profondo senso civico.
In questa direzione molto stanno già facendo le dirigenze dei confratelli, un piccolo miracolo di volontariato e di amore verso la Città e verso la nostra Festa, attuato soprattutto attraverso i gruppi sbandieratori e musici che tanto arrecano fastidio con il loro suono ed i loro lanci perché, purtroppo, non sono visti come una fonte di aggregazione e di sviluppo delle capacità dei nostri ragazzi. Oltre a queste sono molte altre le iniziative rivolte soprattutto ai giovani, diverse da Rione a Borgo.
E’ ora di crescere e di provare ad offrire alla Città qualcosa di più: solo così potremmo sperare di abbattere quell’immobilismo e senso di rifiuto di buona parte dei cittadini che ad oggi esiste verso i Rioni ed i Borghi.
Al di là della semplice corsa del Palio, motivo della loro esistenza, Rioni e Borghi sono una risorsa preziosa e vitale per il tessuto sociale di Asti.
Bisogna ripartire da qui, da quel bagaglio culturale e sociale inespresso che dobbiamo necessariamente tirare fuori".

Fabio Lano