VERSO IL PALIO 2023 - COMUNE DI CASTELL'ALFERO

 

Ammesso alla corsa per la prima volta nel 1989, Castell’Alfero, situato a 12 km da Asti in posizione collinare, è rinomato per la produzione vinicola e per il castello dalle linee settecentesche già appartenuto ai Conti Amico, ora sede del Comune.
Nota ai più la frazione Callianetto che, secondo la tradizione, avrebbe dato i natali alla popolare maschera piemontese “Gianduia”.

COLORI: azzurro, bianco e oro

RETTORE: Fabrizio D’Agostino

VITTORIE: 2

1997 - Claudio Bandini "Leone" su Pierino - Rettore: Piero Berrino

1998 - Claudio Bandini "Leone" su Pierino "Pierino bis" - Rettore: Piero Berrino

TEMA DELLA SFILATA: "A capo coperto, storie di donne e di veli"

Capo d’abbigliamento dalle molteplici funzioni, il velo nel Medioevo si caratterizza come elemento identitario della donna da un punto di vista religioso e sociale, sottolineandone la condizione. Il velo è sostanzialmente un indumento solo femminile. Il velo simboleggiava anche il passaggio della donna dallo stato di nubile alla condizione di coniugata: era dunque un segno di sottomissione al marito. Per le donne maritate che il destino rendeva vedove il velo diventava nero; mentre una donna morta non poteva essere portata in sepoltura “cum facie discoperta”, vale a dire a volto scoperto: il velo offriva un modo per coprire la salma senza nasconderla del tutto. Nell’ambito ecclesiastico cattolico, le fanciulle che facevano voto di verginità portavano due segni distinti: un abito scuro di forma semplice e il velo che si trasformava in un copricapo di tessuto leggero. A partire da questi dati storici e di costume, il Comune di Castell’Alfero nella sua rievocazione storica vuole rappresentare scenicamente i significati che il velo aveva per le donne medievali.

TEMA DEL CORTEO STORICO DEI BAMBINI: "La donna nel Medioevo, dall’infanzia a promessa sposa"

Fin dal suo ingresso nel mondo, la donna del Medioevo appariva svantaggiata. Tra l’altro la nascita di una bambina provocava nel padre preoccupazioni per la dote che le avrebbe dovuto fornire. L’educazione femminile era quasi totalmente trascurata e le ragazze vivevano per lo più nell’ambiente famigliare, fatta eccezione per i momenti in cui accompagnavano la madre alle funzioni religiose Si cercava di non lasciare tempo libero alle ragazze, poiché l’ozio era ritenuto un cattivo consigliere. Una stanza del castello, la “stanza delle dame”, era riservata alla donna nobile: lì ricamava, chiacchierava e scambiava segreti con le sue dame di compagnia. Le donne ricche, oltre a pensare all’abbigliamento ed alla propria bellezza, potevano anche imparare a leggere e a scrivere, ma in genere non approfondivano gli studi: l’istruzione superiore era riservata pressoché solo agli uomini. Le bambine erano promesse in sposa dai genitori con un regolare contratto nel quale si stabilivano i beni. Le bambole sono quasi un anticipo del destino. Sono pochissime le immagini medioevali che illustrano le bambine mentre giocano: le piccole ritratte con in mano una bambola appartengono alle classi sociali più elevate. In questo caso però, l’oggetto, più che un divertimento, serve probabilmente ad anticipare il futuro che le aspetta: spose e madri in alternativa alla diffusa tendenza alla monacazione.

FANTINO: Alessio Migheli "Girolamo" - Palii corsi: 11; Finali disputate: 4; Palii vinti: 0

LA SETTIMANA: