Rione Santa Caterina: "Festeggiamenti in Asti in occasione del passaggio di Arrigo VII tra le mura cittadine"


Correva l’anno 1310 e Asti ghibellina, come ci racconta il cronista Guglielmo Ventura, accoglieva festante l’imperatore Enrico VII, l’ ”alto Arrigo” ricordato da Dante, che nel corso del suo viaggio diretto a Roma per ottenere l’incoronazione toccò i principali centri dell’Italia centro settentrionale.
La sua presenza aveva lo scopo di restaurare l’autorità imperiale nell’Italia del nord pacificandola dopo un periodo di forti tensioni.
Egli ridimensionò la preminenza guelfa, ordinò che fossero riammesse nelle città le famiglie ghibelline esiliate e affidò il governo a propri vicari affinché governassero e amministrassero la giustizia conferendo pace e stabilità.
La famiglia dei nobili Roero, schierata politicamente con i ghibellini e per questo motivo esiliata dalla città dalle forze guelfe, con l’intenzione di esprimere all’Imperatore la sua gratitudine per la fine dell’esilio e il tanto desiderato rientro tra le mura cittadine, decise di organizzare grandi festeggiamenti in suo onore.
I festeggiamenti prevedevano ricchi banchetti e svaghi di ogni tipo per tutti i partecipanti.
In epoca medievale infatti, il banchetto ricopriva molteplici significati. Con esso si ricambiavano favori  politici ricevuti, si ristabilivano alleanze e dominazioni, si ostentavano ricchezze e si onoravano ospiti importanti.
L’abbondanza del cibo offerto rispecchiava la ricchezza della famiglia nobile che lo aveva allestito: sulle ricche tavole imbandite vi erano arrosti, selvaggina condita con spezie ricercate e costose, pesci, minestre, miele e salse dai sapori più diversi. Completavano il clima di festa musiche e danze, saltimbanchi, cantastorie, giocolieri del fuoco con le loro divertenti esibizioni.