Rione San Secondo: "Coboldi, folli, uomini-albero e uomini-cane: folklore medievale nei capitelli della collegiata di San Secondo ad Asti"


I capitelli della collegiata di San Secondo, realizzati alla fine del Trecento, tra volute vegetali e scudi araldici delle famiglie committenti ospitano una strana ed inquietante popolazione. Vi compaiono i “folli” dall’espressione enigmatica e in abito da giullare, protagonisti delle trasgressioni carnevalesche e sovvertitori dell’ordine costituito. Si alternano ai misteriosi uomini-albero dal volto fatto di foglie, semi-divinità precristiane non sempre benevole, custodi dei boschi e delle foreste.
Timidi coboldi dalle lunghe orecchie e dalle membra rachitiche, spiritelli domestici e capricciosi, sorreggono il peso del tiburio e vanno identificati con gli sfuggenti “sarvàn” delle farse astigiane di Gian Giorgio Allione alla fine del Quattrocento. E altri strani ibridi, cani e pantere dai tratti umani, reminiscenze forse di antichi rituali longobardi. Se in epoca romanica i mostri e le creature fantastiche che popolavano le chiese sono incasellati in una loro razionale zoologia e interpretano ruoli precisi nella narrazione della storia della Salvezza, in quella tardo-gotica rappresentano il folklore magico e rituale dell’epoca, originato da culti arcaici a lungo repressi, che si prende la rivincita e invade il luogo sacro della religione che aveva decretato l’ostracismo contro tali tradizioni.
Nei “folli”, ad esempio, riemergono le feste romane dei “Saturnalia”; gli uomini-albero, per contro, vanno collegati ai culti del dio silvano Kerumnus, praticati dalle popolazioni europee celtiche e liguri.
I timidi coboldi appartengono alle saghe norrene, introdotte nell’Italia dell’alto Medioevo dai popoli germanici. Cinocefali, uomini cane e uomini pantera da una parte si ricollegano alle feste romane dei Lupercalia, durante le quali i celebranti indossavano spoglie e pelli di animali feroci, dall’altra alla reminiscenza di antiche sette di guerrieri longobardi, i cui adepti combattevano indossando terrorizzanti maschere di lupo, di mastino o di grandi felini. La rappresentazione del folklore magico e popolare è molto frequente nelle chiese tardo-gotiche del nord Europa; in Italia, per contro, i capitelli astigiani della collegiata di San Secondo costituiscono, se non un unicum, certamente un esempio molto raro per qualità, varietà e completezza.