Rione Cattedrale: "Fuit confessus…Banchieri, usura e salvezza dell'anima"


Tra il XIV e il XV secolo, grazie alla attività di prestigiose famiglie di banchieri e mercanti, Asti si collocava all’ottavo posto tra le città più ricche della penisola. Grandissime quantità di denaro, alimentate soprattutto dai traffici commerciali, circolavano tra le sue mura e venivano ridistribuite da nord a sud in tutta Europa sotto forma di prestiti su pegno che i banchieri astigiani - conosciuti come Lombardi - concedevano attraverso le numerose casane situate anche al di là delle Alpi. Una ricchezza che però attirava spesso gravi accuse, prima tra tutte quella di essere usurai.
Considerata dalla Chiesa un peccato gravissimo, l’usura prevedeva una terribile pena eterna, ben rappresentata da Dante nel suo Inferno: il poeta colloca gli usurai tra i violenti contro Dio, natura e arte, costretti eternamente a sedere nudi su un deserto di sabbia infuocata portando al collo una tasca col blasone della propria famiglia. Una prospettiva terrificante, visivamente rappresentata nei codici danteschi del XIV e del XV secolo, che doveva fungere da deterrente contro questa pratica proibita.
La Chiesa, madre generosa, era tuttavia pronta ad accogliere i rei confessi che, pentiti e pronti al risarcimento delle ricchezze indebitamente percepite, a lei si rivolgevano per salvare la propria anima dalla dannazione eterna. Il Capitolo della Cattedrale, il  più importante centro notarile  ecclesiastico della città, diventa quindi il luogo di raccolta di queste ammissioni di colpa: numerosi sono infatti i documenti in cui banchieri di famiglie come Solaro e Pelletta, sul finire della propria vita, affermavano di aver praticato l’usura e percepito male ablata - il sequestro di beni a risarcimento di un prestito -, confessioni che i notai diligentemente trascrivevano indicando l’ammontare delle ammende, destinate a usi pii e al sostegno dei poveri. La buona o cattiva gestione del denaro, soprattutto in  ambiente  di forte circolazione  di ricchezze, era costante oggetto  di attenzione da parte dell’istituzione ecclesiastica, massima autorità civile e morale: vizi come l’Avarizia e la Prodigalità erano duramente condannati mentre la Liberalità era esaltata quale importante virtù del buon banchiere. Il Rione Cattedrale intende far rivivere momenti di pubblica penitenza in cui le nobili famiglie si confessano davanti al Capitolo, ben consapevoli della eterna pena che li attende in caso di morte impenitente.